Abbiamo lasciato Angelica prigioniera del sultano, la sua permanenza fu alleviata dal gran lusso dell’harem, dai meravigliosi giardini di Meknés (oggi diventati un Grand Hotel e un campo da golf!) e da numerose tazzine di caffè che si faceva portare tutti i giorni.
Fuggita dal palazzo e rientrata in terra cristiana, più volte avrà occasione di esporre le sue vicissitudini davanti ad una tazza dell’amara bevanda. Cercando una nave per rifugiarsi in America, Angelica esce di notte dalla città minacciata dalle repressioni dei soldati del Re Sole, vaga lungo la spiaggia, sotto la pioggia gelata, trova una nave di pirati in una caletta isolata e pensa di implorare un passaggio oltreoceano. Arrivata alla nave, zuppa di pioggia e gelata fino al midollo, il capitano pirata le offre una bevanda calda. Il suo servitore moro, con una specie di servizio da caffè portatile, la servirà in tazzine di porcellana sostenute da un supporto d’oro. E, davanti ad un buon caffè bollente, discuteranno del viaggio.
Solo molto più tardi Angelica scoprirà che il pirata è il suo primo marito, creduto morto da quindici anni...
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