Roma, 26 aprile 2017 – In Italia sono 46.755 gli enti beneficiari del 5x1000 per il 2105: 39.168 operano nel settore del volontariato, 7.060 sono le associazioni sportive dilettantistiche, 421 gli enti impegnati nella ricerca scientifica, 106 quelli che operano nel settore della sanità. E poi ci sono 8.088 Comuni.
I dati sulle preferenze e gli importi ad essi attribuiti, consultabili sul sito dell'Agenzia delle Entrate ci dicono che diminuiscono rispetto all'anno prima le preferenze complessive, passando dalle 16.604.008 del 2014 alle 16.297.009 del 2015, mentre gli enti che si iscrivono alle liste per avere il contributo aumentano.
Erano 53.461 nel 2014 e nel 2015 sono stati 54.843. Per la prima volta si registra una flessione anche nel settore del volontariato, sia per quanto riguarda i sottoscrittori, sia per l'importo totale. Un trend negativo che non ha risparmiato le grandi organizzazioni: per loro le scelte sono diminuite di quasi 140mila unità.
Insomma nell'anno in cui si è parlato moltissimo dell'importanza del Terzo Settore, diventato solo a livello retorico il Primo, e in cui si è affermata ormai l'importanza delle donazioni per il futuro del Welfare il 5 per mille subisce una flessione. Come mai?
Questa flessione è la logica conseguenza della mancanza di una seria politica sul fundraising. Gli importi raccolti attraverso il 5x1000 sono consegnati alle associazioni con ben due anni di ritardo, il che rende inefficaci i progetti che si dovrebbero sostenere e toglie credibilità allo strumento stesso a tal punto che i contribuenti non sono invogliati a utilizzarlo.
Non si può creare un rapporto con i donatori perchè le organizzazioni non possono ricevere i dati per informarli, coinvolgerli, rendicontare loro l'utilizzo dei fondi. Inoltre i fondi si disperdono tra le migliaia di organizzazioni che raccolgono meno di 1000 euro, che vuol dire soldi buttati al vento.
Manca quindi un criterio qualitativo e non meramente formale per selezionare i partecipanti al 5 per mille.
Infine, pur essendo il 5 per 1000 uno strumento nato per rafforzare la sovranità popolare, non è stato fatto nulla per promuoverlo verso i cittadini.
Sono ancora moltissimi coloro che non destinano il 5 per mille. A tutto questo si aggiunga che le organizzazioni comunicano poco e male il 5 per mille attraverso campagne fotocopia e senza avere una strategia di relazione con i loro pubblici.
"Sono 2 anni che diciamo che così non può andare- afferma Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Roma Fund-raising .it -a dicembre del 2015 abbiamo consegnato al Governo e al non profit il Manifesto per un Nuovo Fundraising contenente circa 80 suggerimenti di provvedimenti a costo zero necessari per far crescere, tra gli altri strumenti, anche il 5 per mille. L'onorevole Bobba ha risposto che ne avrebbe tenuto conto per la scrittura dei decreti attuativi della Riforma del III Settore. Adesso la riforma c'è ma non c'è la revisione di alcuni punti essenziali che da tempo, molto tempo, chiediamo a gran voce e che sono essenziali".
Vale la pena ricordare questi punti:
- Pubblicazione dei risultati in tempo reale e versamento dei contributi raccolti contestualmente alla pubblicazione dei dati, come nel caso del 2 per mille ai partiti.
- Possibilità per i contribuenti di autorizzare il passaggio dei propri dati anagrafici alle organizzazioni beneficiarie, affinché possano essere informati sull'uso dei loro soldi come succede in altri paesi che hanno adottato le leggi X per mille.
- Eliminazione del tetto, in genere 500 mln di euro, posto ai contributi erogati.
- Realizzazione di campagne di comunicazione istituzionale atte a sensibilizzare gli italiani sull'uso del 5 per mille quale strumento di sussidiarietà. Molti contribuenti infatti non sanno dell'esistenza del 5x1000.
- Istituzione di criteri di controllo qualitativo e non solo formale delle organizzazioni beneficiarie sull'effettivo utilizzo dei fondi raccolti e soprattutto su i benefici e gli impatti prodotti, anche per creare una competizione qualitativa tra le organizzazioni basata sulla loro efficacia nell'azione sociale, culturale e di altro genere.
"Non dare seguito a queste richieste vuol dire fare un torto non solo alle organizzazioni- continua Coen Cagli- e alle altre realtà che potrebbero accedere al 5 per mille ma, soprattutto, ai contribuenti perché il 5 per mille è un loro diritto anche se è "limitato" dallo Stato. Ed è fare un torto anche all'intelligenza e al buon senso che dovrebbero spingere i politici a realizzare cambiamenti concreti in un tempo ragionevole. E 4 anni di mobilitazioni, richieste, interlocuzioni, petizioni, articoli sui giornali, promesse, dibattiti e convegni non sono un tempo ragionevole".
Conclude Coen Cagli: "La responsabilità non è solo dello Stato. Personalmente non ho mai visto una seria azione di pressione democratica da parte delle organizzazioni di secondo livello ad esempio Forum, CSV, Alleanza cooperative, ecc… nonostante noi fundraiser l'avessimo richiesta più volte. Senza un secondo livello forte e realmente rappresentativo rischiamo che non solo il 5 per mille ma tutte le questioni che attengono le politiche sul fundraising siano guidate dal pressapochismo e dall'ignoranza o peggio da interessi particolari – per quanto legittimi – piuttosto che da interessi generali".
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