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domenica 22 settembre 2019

L'altra metà dell'Alzheimer. Ricerca sui caregiver

l'altra metà dell'alzheimer

600.000 mila le persone colpite dalla malattia in Italia. E molto spesso sono i familiari a occuparsi in prima persona dell'assistenza.

Sono loro, i caregiver, l'altro "volto" del fenomeno.

Un'attività gravosa la loro, che per un italiano su tre (30%) ha l'impatto maggiore sul piano psicologico ed emotivo.


Torino, settembre 2019 – In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all'impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici.

Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell'assistenza al loro parente. Un'attività spesso svolta in maniera informale, che per ben un italiano su tre
(30%) ha il suo impatto più forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva.

Lo rileva l'ultima ricerca dell'Osservatorio di Reale Mutua sul welfare1 che, in occasione del mese dell'Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come gli italiani percepiscano l'assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

Oltre agli impatti psicologici, per un italiano su quattro (23%) preoccupano le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato i costi diretti dell'assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver.

L'aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (31%), seguito dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (20%) e dalla sua regressione psichica (18%), che può portare a comportamenti come, tra i più tipici, la frequente tendenza a reiterare domande e gesti (11%) e a stati di agitazione e insonnia (8%).

Ma quali sono, nella percezione degli italiani, i campanelli d'allarme del manifestarsi della malattia? Il più caratteristico è la dimenticanza dei nomi dei familiari (24%), così come l'incapacità di svolgere azioni abituali (23%) e il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (21%). Altro segnale è l'incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (17%) o la data del giorno (7%).

Quali sono le realtà e i soggetti che gli italiani, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell'Alzheimer? In primo luogo, le strutture e le cliniche private (27%), seguite dalle associazioni nazionali o territoriali (24%), mentre solo in terza posizione troviamo le prestazioni e i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (20%), cui seguono quelli messi a disposizione dal Comune e dalla Regione (12%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all'assistenza ai malati di Alzheimer, più di due italiani su tre (67%) affermano di non conoscere alcun progetto a riguardo.

Per sostenere l'attività dei caregiver, oltre la metà degli italiani opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (52%), magari integrati da attività presso centri diurni (44%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (24%). Più di un italiano su quattro vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (28%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l'attività lavorativa, senza dovervi rinunciare.

Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, due italiani su tre si rivolgerebbero infine a uno psicologo o psicoterapeuta (70%), magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un 15% andrebbe dal medico di base mentre un 10% cercherebbe sostegno non da uno specialista ma in famiglia.

"L'Alzheimer ha un forte impatto sulle famiglie in termini di costi, oneri di assistenza e cura e anche, come confermato dal nostro Osservatorio, carichi psicologici ed emotivi." - commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo – "Se guardiamo ai trend demografici, i dati ci dicono che in Italia ci sono 13,8 milioni di ultra 65enni, il 23% della popolazione, ed è in corso un continuo fenomeno di invecchiamento. È quindi importante affiancare le famiglie, che in gran parte fanno fronte da sé ai compiti di assistenza, con soluzioni di welfare dedicate. Noi di Reale Mutua mettiamo a disposizione strumenti specifici che offrono un supporto concreto per gestire le diverse necessità e urgenze che possono verificarsi nella vita quotidiana: a partire dai prodotti Long Term Care che proteggono dal rischio di non autosufficienza, passando per i servizi di tutoring medico personalizzato per fornire informazioni e consigli utili, al supporto psicoterapeutico, alle sedute di orientamento e counseling, fino a servizi pratici come la consegna della spesa a domicilio e alle diverse prestazioni di assistenza domiciliare, che possono sostenere e affiancare l'operato del caregiver."

1 Indagine CAWI condotta dall'istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d'età, sesso ed area geografica.


Fondata a Torino nel 1828, la Società Reale Mutua di Assicurazioni è la più importante Compagnia di assicurazioni italiana in forma di mutua. È capofila di Reale Group, un Gruppo internazionale nel quale operano oltre 3.700 dipendenti per tutelare circa 5 milioni di Clienti. Reale Mutua offre una gamma molto ampia di prodotti, sia nei rami Danni sia nei rami Vita. I suoi Soci/assicurati sono quasi 1,4 milioni, facenti capo a 355 agenzie presenti su tutto il territorio italiano. La Società evidenzia un'elevata solidità, testimoniata da un indice di solvibilità (Solvency II), calcolato con il Modello interno Parziale, che si attesta al 370,7% (Year End 2018).


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