
Un compito delicato di indirizzo, che a volte può sorprendere. Erano camerlenghi, ad esempio, Gioacchino Pecci, poi Leone XIII (1878-1903) ed Eugenio Pacelli, divenuto Pio XII (1939-1958). L'impressione su Bertone è sempre buona. La collaborazione è molto facile se si è leali, disponibili, disposti anche ad accogliere i lampi di fantasia che certamente il cardinal Bertone ha. Rispetto alle iniziative tradizionali ha anche una genialità - non so se salesiana o meno. Con lui è davvero una collaborazione spontanea, ha detto di lui Gianni Ambrosio, assistente spirituale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ed ex collaboratore del cardinale ai tempi in cui era arcivescovo di Vercelli.
E lo ricorda: la politica di Bertone è quella che usa le vie del convincimento, del cuore, spirituali che vengano ad essere esaltate, contrariamente a quelle diplomatiche. Non solo. Questa nomina è, per Bertone, una conferma della fiducia che Joseph Ratzinger ripone in lui ed un messaggio verso quei settori della Curia che hanno criticato il cardinale all'inizio della sua carriera Oltretevere. Non essendo infatti un diplomatico, Bertone ha fatto storcere la bocca a chi era abituato alle finezze di Angelo Sodano, suo predecessore e per anni Nunzio (cioè ambasciatore) nel Cile di Augusto Pinochet.
Ma l'idea del Papa è chiara: c'è bisogno di pastori per una Chiesa più spirituale, anche nel disbrigo degli affari di questo mondo. Bertone, cordiale, capace di ricordare insieme a Prodi e Andreotti i suoi trascorsi da seminarista curvaiolo negli anni '60, è l'uomo giusto. Con buona pace di chi, in Vaticano, ha distorto la sigla SdB (Società don Bosco, cui appartiene il cardinale) in "Sono di Bertone". Amen.
Inviato da. Antonino D'Anna



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