Periodicamente escono studi, ricerche o sondaggi di illustri istituti di ricerca che mi sembrano a dir poco campati in aria.
In un'epoca in cui l'evoluzione tecnologica ci mette sempre più spesso di fronte a scelte etiche e morali, soprattutto in settori come la scienza e la medicina, può capitare di chiedersi che fine faccia la morale quando si ha a che fare con quegli strumenti che più di tutti gli altri si evolvono a velocità straordinaria: Internet e l'informatica in generale.
Se lo sono chiesti alcunin euroscienziati del Brain and Creativity Institute della University of Southern California, monitorando l'attività cerebrale di 13 volontari per capire se la velocità sia nemica del senso morale, che ha bisogno per sua natura di un certo tempo minimo di "maturazione": in poche parole, sottoposti ad eventi in grado si suscitare emozioni come la paura, il dolore, l'ammirazione ecc, per decidere cosa provare ci impieghiamo poco meno di 10 secondi.
Questa conclusione porta gli studiosi a sostenere che sistemi di microblogging come Twitter arrivano a danneggiare la nostra capacità di giudicare gli eventi perché non ci lasciano il tempo di ragionare con oggettività e che "Il costo emotivo della tempesta di informazioni che subiamo, specie in un cervello ancora in formazione, è troppo alto nell'era dei Social Network".
Ma la nostra moralità può dipendere davvero dal mezzo attraverso il quale ci vengono sottoposti gli eventi?
In questi giorni in cui le notizie terribili sul terremoto ci hanno raggiunti attraverso blog, Facebook e Twitter, qualcuno può sostenere che Porta a Porta di Vespa avrebbe suscitato in noi un maggiore senso morale?
Pamela Ferrara
www.pamelaferrara.com
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