Nella settimana Santa con il pellegrinaggio verso i sepolcri esposti in tutte le chiese napoletane, una visita particolare merita il crocefisso di legno di tiglio del '300 colpito con tre colpi di bombarda all'epoca dell'assedio aragonese ed esposto alla venerazione dei fedeli nella Basilica del Carmine Maggiore, solo il primo sabato di Quaresima e dal 26 dicembre al 2 gennaio di ogni anno.
La storia risale al 1439 quando Renato d'Angiò, signore di Napoli, ed Alfonso d'Aragona si contendono il possesso del regno e scendono in battaglia. Gli angioini avevano piazzate sul campanile della chiesa le loro artiglierie per intralciare l'ingresso delle truppe aragonesi. L'Infante Pietro di Castiglia diresse il fuoco delle sue bombarde contro il campanile e la chiesa e, un proiettile sfondando l'abside finì sul Crocefisso, venerato dal popolo napoletano. Una delle pallottole è conservata nel museo della Chiesa.
"Una palla di tre palmi di circonferenza raccontano gli storici - vola in direzione del campanile, ma, invece di raggiungerlo, fracassa il muro della chiesa e, penetrata nella casa di Dio, va diritta verso un'immagine di Nostro Signore Crocefisso situata, su un tavolato presso la porta maggiore della Chiesa.
Il Crocefisso dovrebbe ridursi in frantumi, ma ecco il miracolo. La sacra Immagine, che ha la faccia rivolta al cielo in atteggiamento di chi supplica, con le labbra ancora aperte alla preghiera, china miracolosamente il capo, chiude gli occhi e la bocca, mentre la lingua rimane all'esterno tra i denti; il ventre si ritira nella parte inferiore e, le gambe, ritte sino allora, si piegano sotto il peso del corpo che si abbatte: i capelli, sparsi alla nazarena sulle spalle, si rovesciano sul volto, cade la corona di spine, ma il collo che, essendo di legno, si dovrebbe spezzare si piega, invece, come quello di un uomo vivo e cosi al naturale, che ancora si vedono i nervi piegati.
Il sacro terrore che invase i presenti e più facile immaginarlo che descriverlo. Passati quei primi momenti di confusione, i religiosi del Carmine si recarono dai Cavalieri del Sedile di Portauova, deputati in quel tempo d'assedio alla custodia del Convento. I cavalieri decisero di togliere da quel sito il SS. Crocefisso ma, nuova meraviglia! Benché vi si adoperino ben dodici uomini, non è possibile trasferirlo altrove, perché divenuto improvvisamente pesantissimo.
Il libricino dei Padri carmelitani, distribuito ai fedeli che si recano in pellegrinaggio da quel 17 ottobre del 1439, aggiunge. "Né mancò la munificenza di vari Sommi Pontefici, i quali concessero Indulgenze a quelli che visitano la nostra Chiesa nel Venerdì Santo, per tutto l'Ottava di Pasqua e, nelle due feste dalla S. Croce. L'Angelico Pio IX nel febbraio del 1850 venne a prostrarsi davanti alla nostra Taumaturga " Madonna Bruna" ed al SS. Crocifisso. Nei tempi andati, il 26 dicembre, la città di Napoli si portava in forma ufficiale al Carmine per lo scoprimento del Crocifisso che avveniva, mentre tutte le campane di Napoli suonavano a festa, al rimbombo dei cannoni delle varie fortezze e, al fischio di tutte le sirene.
La Chiesa di Santa Maria del Carmine, in Piazza Mercato, nei pressi della Circumvesuviana che dopo quella di Piedigrotta e del Duomo, rappresenta il tempio più onorato dalla devozione popolare, conserva un bel soffitto, la cappellina con la Vergine Bruna, l'imponente organo di 50 registri musicali con circa 3500 canne sonore e un artistico presepe.
mario carillo - napoli-news.net
Nessun commento:
Posta un commento