Un parterre di produttori e intenditori alla presentazione del libro "101 vini da bere almeno una volta nella vita", scritto da Luciano Pignataro, presentato nel megastore Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli. Un viaggio nei territori rurali più belli del paese e nelle diverse varietà di vitigni che ne costituiscono un patrimonio prezioso e inestimabile, la premessa dell'autore, introdotto dalla giornalista Monica Piscitelli.
101 vini da bere pubblicato da Newton Compton, 288 pag. 14,90 euro, è la prima guida italiana nella storia dell'editoria enologica in cui Nord, Centro e Sud comprese le isole sono equamente distribuiti nelle presenze. Dalla Val d'Aosta alla Sicilia 101 etichette da scegliere, nessuna delle quali supera i 10 euro franco cantina, tranne poche e rare eccezioni da segnalare per l'incredibile valore del rapporto qualità e prezzo. Rossi, rosati e bianchi, spumanti e qualche dolce: una cantina completa che chiunque si può permettere. Tutti i sapori e i profumi della penisola in un bicchiere. Parafrasando il film di S.Herek la "carica" dei Centouno, vini tipici prodotti solo da viticoltura sana e controllata.
Hanno preso parte alla conversazione Alfonso Arpino produttore del Tintore, il rosso delle viti giganti di Tramonti; Giuseppe Fortunato, Piedirosso del sibillino dei Campi Flegrei; Vito Verde, Biancolella del respiro del tufo verde di Ischia; la delegata nazionale Fisar Maria Teresa Lanza che hanno contribuito con le loro esperienze a raccontare la difficile arte di ritrovare il sapore dei vini di una volta.
Luciano Pignataro, vicepresidente dell'Arga, l'Associazione dei giornalisti esperti in enogastronomia, eletto miglior giornalista italiano nel 2008 con il premio Veronelli, curatore della guida dei Vini d'Italia di Slow Food di prossima pubblicazione, redattore del Mattino e collaboratore della Guida ristoranti dell'Espresso, intervistato dal collega Fabrizio Carrera di Cronache di Gusto, in occasione della presentazione della guida a Palermo, ha dichiarato: "I produttori devono capire che non si possono produrre vini che possono piacere a tutti. Questo lo può fare chi produce milioni di bottiglie. Le piccole e medie cantine devono invece andare nella direzione opposta. Bisogna fare vini in modo artigianale che hanno carattere, perché di questi la gente si ricorda". "Il vino - ha continuato Pignataro non è un prodotto seriale, oggi solo i russi in Versilia arrivano a buttare duemila euro per una bottiglia, ma lo fanno perché sono gli ultimi arrivati al tavolo del capitalismo. Per fortuna, nel resto d'Europa e in altri Paesi ciò non avviene più e si cerca di andare oltre, di capire la bontà della bottiglia e cosa c'è dietro.
Certosina la ricerca dell'autore nei territori di maggior produzione, come
mario carillo - napoli-news.net
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