di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
I dati sono ufficiali! Non si lavora più su delle stime o delle proiezioni, che per loro natura non sono precise e si offrono a qualsiasi interpretazione. L'economia è entrata poco nelle discussioni della passata campagna elettorale, ed ancora oggi, che tutto si è concluso, con la riconferma della maggioranza, non si riesce ad ascoltare una vera discussione in merito al futuro economico e sociale del nostro paese. A chi scrive, resta la soddisfazione di aver previsto esattamente la quantità e la qualità dei nostri conti pubblici *, che pure erano stati oggetto di interessate manipolazioni, utili a dimostrare che l'affermazione ripetuta fino alla noia dai massimi esponenti della maggioranza, fosse credibile. "L'Italia sta rispondendo alla crisi meglio di ogni altro paese!" Questo è quello che ci è stato ripetuto fino alla noia, fino ad essere accettato come vero da gran parte degli italiani. Ma esaminiamo i dati definitivi forniti dal Ministero dell'Economia, elaborati dall'ISTAT e resi noti dall'Unione Europea: Nel 2009, in Italia il P.I.L. è stato di 1723,55 miliardi di euro, facendo segnare rispetto al 2008, una perdita di 92,62 mld., pari al 5,1%, Una recessione tanto grave non si registrava dal lontano periodo del 1992 93, quando la lira fu costretta ad uscire dal "Serpente Monetario" e subì una svalutazione del 30%. Il nostro debito pubblico è arrivato alla incredibile cifra di 1820 mld di euro, con un aumento di 46 mld. di euro, pari al 2,55% in più dell'ammo precedente. In virtù di questi dati, il rapporto tra PIL e debito pubblico è salito al 5,3%, superiore di ben il 2,5% dell'anno precedente e sforando il parametro previsto per la permanenza nell'euro del 2,3%. Per questi motivi, entro il 2011, in riferimento alla tenuta dell'euro, l'Italia dovrà rientrare di 8 miliardi di euro, mentre dovranno essere attuate manovre di rientro del debito pubblico per diminuire la "forbice" che si è determinata tra la ricchezza prodotta dal nostro paese ed il debito accumulato dallo Stato. Nel 2008, la perdita del P.I.L. era stata del 1%, pari a 18,2 mld. Di euro. In soli due anni, la crisi ha prodotto una perdita di ricchezza complessiva di 109,5 miliardi di euro, pari al 5,95% di quanto avevamo prodotto nel 2007. I dati quantitativi, consentono di comprendere la reale condizione del nostro sviluppo economico, che segna un pesante ritardo. Come si vede, quando la politica è sostenuta con dati e riferimenti certi, non è più possibile fare, quello che a Napoli, si chiama: "Il gioco delle tre carte." Non si può giocare con le parole, vanno date giustificazioni credibili ai gravi fenomeni che si stanno verificando nella struttura economica e sociale del nostro paese. Quello che non troveremo nelle statistiche e negli studi degli economisti è quanto hanno perduto mediamente le famiglie degli italiani nel corso dell'anno passato. Facendo un semplice calcolo, risulta la cifra di 2144 euro, in un anno pari a 178,5 euro al mese. Questo calcolo,considerato per una famiglia di 4 persone, pur essendo frutto di una media, può rappresentare l'attuale difficoltà del nostro vivere quotidiano. Infatti, se questa perdita economica, viene assorbita nell'ambito di un reddito familiare in cui ci sono due o tre redditi da lavoro, la percentuale di incidenza è veramente residuale. Se invece, i 180 euro al mese vanno scalati da un solo stipendio, la perdita media diventa consistente; nei casi di preesistenti difficoltà, quali debiti contratti prima della crisi, bassi redditi, pensioni al minimo, invalidi ed ammalati gravi da assistere, la perdita economica di una famiglia, diventa consistente e modifica, in maniera significativa il vivere quotidiano. In una parola molti sono diventati più poveri. Dietro le affermazioni di Tremonti, si nasconde un cinismo incredibile. Che milioni di persone soffrono per la crisi economica, è un problema relativo, perché il nostro paese, in termini percentuali perde meno di altri. Al nostro Ministro non interessa la reale situazione economica delle nostre famiglie, che incide sulla costante diminuzione della ricchezza complessiva dell'Italia; quello che interessa a lui ed alla maggioranza è l'immagine virtuale che viene fornita della nostra attuale condizione economica. Per ritornare alla realtà, ci sono alcune considerazioni finali che bisogna fare al termine di questo articolo. La prima e più importante è quella che riguarda l'aumento del debito pubblico di oltre 46 miliardi di euro. Come è stato possibile accumulare un passivo tanto grave? Il Governo non aveva provveduto a tagli drastici nella scuola, per i servizi sociali, per l'assistenza ai disabili, per la riduzione della spesa sanitaria eper tutti gli interventi necessari a sostenere il lavoro stabile? Come è possibile che sia aumentata di tanto la spesa pubblica? Certamente non è possibile che sia stato solo l'aumento esponenziale delle ore di cassa integrazione pagate dall'INPS. Questo aumento, per decisione del Governo è stato sostenuto dal .F.A.S.S., il fondo per le artee del sud in ritardo di sviluppo, cofinanziato dall'Unione Europea. Per che cosa sono stati usati i miliardi della spesa pubblica che hanno fatto lievitare il nostro debito? Il sospetto che questi soldi siano serviti a coprire i debiti di molti enti locali gestiti dal centro destra, che hanno accumulato milioni di debito con l'utilizzo dei famosi "derivati", gli investimenti trappola, in cui molti sindaci sono caduti. Catania è un caso conosciuto e denunciato, mentre si sospetta di Milano e di tante altre città, compresa Napoli, naturalmente. Solo che gli amici sono stati coperti, mentre i nemici additati al pubblico ludibrio. Il secondo grande flusso di denaro che è uscito dalle casse romane dello Stato, sono i finanziamenti per le opere pubbliche, che hanno supportato le aziende in crisi dei settori edili e siderurgici.Il caso degli imprenditori arrestati nell'inchiesta che ha coinvolto anche Bertolaso, sono un piccolo esempio di quanto stia succedendo nel nostro paese. Infine, il debito pubblico è aumentato per l'aiuto indiretto che lo Stato ha dato alle banche,. Sia risolvendo con finanziamenti pubblici, crisi industriali di enorme portata, il caso Alitalia ed Aeroporti Milanesi è un esempio significativo di questo intervento. Sia non intervenendo sui continui ed ingiustificati aumenti delle assicurazioni auto, sulla speculazione della benzina, sull'aumento di tutti i costi dei servizi sul piano locale. Le banche si sono riprese in questo modo quello che avevano perso nella speculazione finanziaria degli anni passati.Tremonti non è Robin Hood, come dice. Purtroppo persegue una politica di destra, che vive alla giornata, preferisce non intervenire nei confronti delle emergenze sociali, per consentire al capitale finanziario di riprendersi dopo la batosta della crisi. Per questo tutti gli italiani stanno pagando. In questa crisi, c'è chi si arricchisce e chi diventa più povero. Purtroppo la maggioranza degli italiani non è stata colpita i maniera significativa, quelli che soffrono sono ancora in minoranza. Speriamo, per tutti noi, di non svegliarci come in Grecia, nel pieno di un dramma economico e sociale, tanto grave da rischiare la bancarotta.
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