La svolta è possibile. Se ogni azione nel locale ha ripercussioni nel globale, allora anche le soluzioni che partono da qui possono diventare globali. È la filosofia alla base di Terra Futura, mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità, che si è aperta ieri a Fortezza da Basso, Firenze, e si concluderà domani, 30 maggio.
Entusiasmo, sostenibilità e responsabilità: un appuntamento che indica una via percorribile sana, segnata da numerosissime esperienze di sviluppo reali e sostenibili. È da qui che può nascere un progetto di società capace di farci uscire, diversi, dalla crisi. Perchè i buoni esempi già ci sono e sono tanti. A Terra Futura sono 5000 gli enti rappresentati.
Ma quali sono le buone pratiche già esistenti nel nostro Paese? Citiamo il “supermercato solidale” di una città toscana che permette alle famiglie in gravi difficoltà economica di fare la spesa gratis; le 250 famiglie di cinque città italiane impegnate a sperimentare stili di vita più responsabili, a partire dai consumi di energia e acqua, riducendo il loro impatto ambientale; i cittadini colpiti dal terremoto in Abruzzo che con le donazioni ricevute grazie al tam tam nel web hanno potuto costruire un ecovillaggio. E ancora le “buone alleanze” che hanno fatto nascere in carceri di massima sicurezza laboratori di produzione per favorire il reinserimento sociale di detenute e detenuti.
È il caso di Pausa Cafè, cooperativa sociale che favorisce processi di sviluppo sociale ed economico equo, sostenibile e partecipativo. Sia in America Latina, dove coinvolge le comunità indigene storicamente escluse dai benefici del proprio lavoro, sia in Italia, offrendo ai detenuti delle carceri di Torino e Saluzzo percorsi di reinserimento sociale e lavorativo. Nei laboratori artigianali di Pausa Caffè, birra, cacao e caffè. In particolare, il caffè “Huehuetenango”, caffè di montagna guatemalteco presidio Slow Food, e la miscela “Caffè Terre Alte”.
Nessun commento:
Posta un commento