Da 24 anni, Máxima Acuña Chaupe, 44 anni e meno di un metro e cinquanta di altezza, vive a Tragadero Grande, nei suoi 24,8 ettari farciti d’oro, e non intende andarsene.
Mentre le sue mani laboriose scorrono tra il coltello e la buccia delle patate che affetta fini per il minestrone, inizia a raccontare e le parole si mischiano allo scroscio della pioggia che si abbatte sul tetto di lamiera.
Ricorda il 9 agosto del 2011, quando Yanacocha, con le ruspe e il consenso della polizia, ha tentato di sgomberarla per conquistarsi a forza il pezzo mancante al suo piano.
Eppure Máxima ha ottenuto legittimamente il suo campo nel 1994. Così dicono i documenti.
Nelle zone alto-andine le terre sono proprietà delle comunità che le danno in concessione ai contadini. Si può vendere unicamente se i 2/3 della collettività firmano il consenso, insieme a chi detiene il possesso della singola parcella.
Se si tratta di un escamotage della multinazionale per accaparrarsi Tragadero Grande, verrà deciso dal giudice che nei prossimi mesi si pronuncerà sulla proprietà. Al momento l’accusa di usurpazione è decaduta. Dopo quasi 4 anni di processo penale, il 17 dicembre 2014 Máxima è stata riconosciuta innocente dal tribunale di Cajamarca.
La storia di Máxima Acuña Chaupe è stata raccontata da Simona Carnino in un video presentato il 7 ottobre al Festival Cinemabiente di Torino.
Qui di seguito il video.
Il reportage completo è disponibile sul sito www.aguasdeoro.org
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