Presentati a Sharitaly i risultati delle ricerche 2015 sulle piattaforme di sharing economy e di crowdfunding.
Milano,
17 novembre 2015 – La sharing economy in Italia è viva e in
crescita. È quanto emerge dalla mappatura
delle piattaforme collaborative e di crowdfunding
presentata la scorsa settimana a Sharitaly
(www.sharitaly.com), l’evento dedicato all’economia collaborativa svoltosi gli scorsi 9 e
10 novembre a Milano e organizzato da Collaboriamo, piattaforma di informazione
e consulenza sull’economia collaborativa,
e da TRAILab, laboratorio dell'Università
Cattolica che si occupa di ricerca-intervento sulle azioni trasformative.
Due le ricerche presentate, complementari
tra loro, che aggiornano i dati del 2014 con l’obiettivo di fornire un quadro
ampio e completo dell’economia collaborativa in Italia. La prima, “Sharing economy: la mappatura delle
piattaforme italiane 2015”, è stata curata da Collaboriamo.org, in partnership con Phd Italia, e coordinata da Marta Mainieri. La seconda, “Il crowdfunding in Italia. Report 2015: statistiche,
piattaforme e trend”, è stata realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Tim e
Starteed e coordinata da Ivana Pais,
docente di sociologia economica dell’Università
Cattolica.
187
il numero complessivo delle piattaforme italiane di economia collaborativa (comprese
quelle internazionali con sede in Italia), con un incremento del +35,5% rispetto allo scorso anno,
quando erano in totale 138. Di queste, 118
sono piattaforme di sharing, 21 in più del 2014 (97), dato che
corrisponde a una crescita del +21,6%. Le
piattaforme attive specializzate nel crowdfunding
risultano invece 69, 28 in più dello
scorso anno (41), con un incremento quindi del +68,2%.
Le piattaforme di sharing economy censite sono suddivise in 12 settori. Quelli in cui
si concentrano maggiormente le aziende dell’economia collaborativa italiana
rimangono, come l’anno scorso, i trasporti,
che rappresentano il 19% delle
piattaforme analizzate, lo scambio di
beni di consumo (15%), il turismo (15%), l’alimentare (9%), cui quest’anno si aggiunge la cultura (9%) che lo scorso anno non era presente. Marta Mainieri, ideatrice e curatrice
insieme a Ivana Pais di Sharitaly, mette in risalto come
«le piattaforme di sharing economy continuino a crescere in tutti i settori, a
dimostrazione che la sharing economy non sia un settore ma un modello di
servizio che si applica in tutti gli ambiti».
Nonostante l’incremento dell’offerta, la
domanda ha ancora molti margini di crescita. Il 51% delle piattaforme di sharing
ha un numero di utenti inferiore a 5mila.
In compenso l’11% ne registra però oltre 100mila, un numero che inizia a
permettere alle piattaforme di innescare circoli virtuosi. Lo stesso vale per
le piattaforme di crowdfunding: il 49% ha un numero di donatori inferiore a 500, e il 9% supera i 50mila. “D’altra parte, le
piattaforme di sharing italiane sono ancora molto giovani, la maggior parte ha
poco più di due anni di vita”, commenta Mainieri.
Il giro
d’affari generato dalle piattaforme di crowdfunding
è però in forte crescita: con i suoi 56,8
milioni di euro dall’inizio del 2015, registra un +85% rispetto ai 30,6 milioni di euro del 2014. Il 45% delle 69 piattaforme attive si basa
su ricompense, il 19% su donazioni, un altro 19%
è rappresentato da piattaforme equity
e il 4% si fonda sul debito. Il 13% del totale è rappresentato da piattaforme ibride; all’interno di queste, il modello più diffuso è quello
delle ricompense+donazioni (12%). «La crescita delle piattaforme di crowdfunding dipende da processi di differenziazione potenzialmente
virtuosi, non da semplice imitazione. Crescono i volumi raccolti anche se siamo
ancora lontani dai Paesi leader. E nel contesto di questa crescita si
conferma la natura sociale e civica
del crowdfunding italiano», aggiunge Pais.
Un ulteriore indice di maturità del
mercato, è dato dal 70% delle
piattaforme di sharing iscritte al registro delle imprese. Si tratta
prevalentemente di Srl (56%), cui si
aggiunge il 26% di start up innovative. Dati analoghi si
riscontrano nell’ambito del crowdfunding,
dove le Srl rappresentano il 52,5% delle piattaforme, e le start up innovative il 17,5%.
Interessante inoltre evidenziare che a frequentare
le piattaforme di sharing economy sono
quasi in ugual misura uomini (47,2%) e donne (52,8%), con un’età compresa prevalentemente tra i 25 e i 44 anni (60%). Sempre in relazione all’aspetto
demografico, emerge come gli imprenditori
delle piattaforme collaborative (sia di sharing che di crowdfunding) siano prevalentemente
uomini, sotto i 40 anni, laureati,
con una formazione in ambito economico o ingegneristico. Circa 2 su 3 sono
uomini, mentre le donne
rappresentano il 32% per il crowdfunding
e il 27% per la sharing.
Nel mercato Italiano iniziano a intravedersi
alcune piattaforme che crescono e si consolidano. Manca tuttavia un ecosistema
capace di far decollare questi servizi. L’81%
delle piattaforme di sharing e il 65% di quelle di crowdfunding dichiara di aver utilizzato prevalentemente risparmi personali per lanciare il servizio.
Ancora minime le percentuali riservate a forme di investimento più strutturate.
In generale, infatti, gli imprenditori della sharing economy per crescere chiedono più finanziamenti (73% sharing, 50% crowdfunding), più cultura (73% crowdfunding; 47%
sharing), partnership con aziende
(50% sharing, 58% crowdfunding), e solo il 16% delle piattaforme di sharing e
il 29% di quelle di crowdfunding chiede più norme.
Le
ricerche complete possono essere consultate ai seguenti link:
Sharing
Economy: http://www.collaboriamo.org/?p=11424
Crowdfunding: www.crowdfundingreport.it
Sharitaly
è stato realizzato con il contributo
del Comune
di Milano,
patrocinato dall’Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari,
e sponsorizzato da Leroy Merlin, Fondazione Unipolis, Gnammo, Great Place to
Work, Starteed e TimeRepublik.
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