Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo
Centro Nazionale di Fotografia
In occasione di Padova AprileFotografia
Conferenza
TOBIA RAVA’
Paesaggi trascendentali
con Virginia Baradel e Enrico Gusella
martedì 22 maggio ore 21.00
Padova, Sala Paladin di Palazzo Moroni (Via del Municipio 1)
Tobia Ravà, Foresta Improbabile, 2007
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Nell’ambito della rassegna Padova AprileFotografia 2007, l’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia presenta la conferenza “Tobia Ravà. Paesaggi trascendentali” che si terrà martedì 22 maggio alle ore 21.00, nella Sala Paladin di Palazzo Moroni (Via del Municipio 1).
L’incontro, al quale parteciperanno Virginia Baradel, storica e critica d’arte, Enrico Gusella, responsabile del Centro Nazionale di Fotografia e curatore di AprileFotografia e l’artista Tobia Ravà, intende presentare l’ultimo ciclo pittorico a tema naturalistico realizzato dall’artista padovano, alle cui origini vi è la ripresa fotografica.
Ogni sua opera è frutto di una meticolosa e ponderata ricerca artistica legata alla kabbalah e alla logica matematica: un labirinto del segno nei segni che percorre in ogni senso la superficie dipinta, un intreccio di simboli e numeri, una trama tenace su cui si alzano timbri tematici.
Tobia Ravà, dopo aver sperimentato molti percorsi creativi inerenti al rapporto arte e scienza, dal 1998 ha avviato una ricerca legata alle correnti mistiche dell’ebraismo: dalla kabbalah al chassidismo, proponendo un nuovo approccio simbolico attraverso le infinite possibilità combinatorie dei numeri. La logica letterale e matematica, che sottende le opere di Ravà, è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici che linguistici i quali costituiscono una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie “grandangolata” delle inquadrature.
Il pittore dà vita alle sue opere attraverso una scienza antica come la ghematrià (“gimatreya”, criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico), che consiste nell’utilizzare le corrispondenze numeriche delle lettere dell’alfabeto, ognuna delle quali ha un suo particolare valore numerico.
Ne risulta quindi che qualsiasi sequenza di lettere o di singole lettere dell’alfabeto è anche leggibile come un numero, ad esempio quello prodotto dalla somma delle lettere che compongono una parola.
Le sue opere riportano elementi archetipali della cultura ebraica e si sviluppano attraverso sequenze numeriche riferite ad un linguaggio cosmologico universale, poiché attraverso i concetti base della kabbalah (“tradizione” e anche “ricezione”, indica la tradizione mistica del pensiero ebraico) si può arrivare ad un percorso etico-filosofico.
Sia le composizioni architettoniche, che quelle a soggetto naturalistico, sono costituite per lo più da un punto di vista centrale o laterale, apparentemente costruito sull'impianto prospettico rinascimentale, come nella serie dei boschetti, formati dai filari di pioppi ordinati con la stessa logica dei dipinti a soggetto architettonico, ma le lunghe prospettive invece di formare profondi coni visivi danno luogo ad una visione allargata, “ad imbuto” per effetto del grandangolo.
Le sue opere raffigurano soggetti decontestualizzati da una fitta texture cromatico-segnica, mostrano sempre una spiritualità laica e un’umanità fatte di modelli ad un tempo concreti e astratti, di luci e colori che sono la negazione di ogni conflitto, di ogni costruzione ideologica, e rappresentano una sintesi di ciò che ha incontrato lungo il suo cammino, segno e simbolo di un’umanità riconciliata.
Biografia
Tobia Ravà (Padova, 1959) lavora a Venezia e a Mirano.
Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli.
Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino.
Espone dal 1977. E' presente in collezioni sia private che pubbliche, in Europa, Stati Uniti, America Latina e in Estremo Oriente. Nel 1983 è tra i fondatori del gruppo AlcArte, attivo all'Università di Bologna (DAMS), con l'intento di coniugare il fare arte all'epistemologia. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d'arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell'arte contemporanea.
Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici.
Centro Nazionale di Fotografia
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