Il quotidiano on line di tecnologia rivela in anteprima i 15 hotspot già attivi per le strade di Torino
La rilevazione di un "captive portal" e la segnalazione di alcuni hotspot per le vie di Torino hanno offerto lo spunto per la scoperta di una rete WiFi pubblica che vede il capoluogo piemontese protagonista di un progetto di tutto interesse. Secondo quanto svelato da Webnews.it (http://www.webnews.it/news/leggi/9253/torino-e-pronta-per-il-wifi-pubblico/), la società AEMnet sta infatti implementando una piattaforma di rete a banda larga per le telecomunicazioni e 15 hotspot sarebbero già operativi.
Non solo: un bando è in via di definizione per la ricerca di un operatore che controlli la navigazione tramite tali hotspot, mentre l'accesso ai siti istituzionali rimarrà aperto e libero. In collaborazione con i poli universitari cittadini, infine, si avrà una base unica per gli account, così che uno studente possa collegarsi agli hotspot con gli stessi nomi e password utilizzati nelle reti degli atenei.
Simona Falasca
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VERGOGNA.Torino sta regalando consenso per una iniziativa che potrebbe dare danni alla salute.
RispondiEliminaE' possibile avere sia il Wi Fi sia la tutela della salute ma ci deve essere la volontà, che ora, non si coglie a Torino.
Per gli interessati aggiungo: Il Parlamento Europeo chiede che non si inquini più di 0,6 volt metro.
Torino ha già con un inquinamento, medio, di circa 3 volt metro e,, dai dati ARPA, sta aumentando in modo esponenziale.
Pertanto, Torino si deve risanare. Non vi pare?
E' vero che la legge chiede 6 volt metro o anche 20 (se si soggiorna meno di quattro ore)
ma è una legge vecchia yanto che, di recente, anche il parlamento Europeo si è espresso, indicando valori di molto inferiori.
La trasmissione Report ha ben illustrato che il WI FI può far male.
L' O.M.S: ha già indicato che è doverosa la massima minimizzazione possibile quindi, non sono di tutela i valori italiani e torinesi.
Riporto da un articolo la posizione del dr. di Mutagenesi Ambientale prof. Angelo Gino Levis di Padova
per meglio illustrare:
Stando a Levis, il problema del Wi-Fi, come quello dei cellulari, non consiste nello strumento in sé, ma nell’ utilizzo che se ne fa. Una persona che lavora al computer vicino a un hot-spot correrebbe meno rischi di quanto ne corrano più persone collegate a un solo hot-spot lontano dal punto di utilizzo (come avviene nei parchi, nelle biblioteche e nelle scuole).
“ Si è visto che quando il portatile è lontano dall’antennina, emette un campo elettrico di elevata intensità”, aggiunge Levis:
“ Il limite cautelativo ufficiale è 6 volt su metro - anche se per la scienza indipendente sarebbe 0,6 su metro - con il Wi Fi si arriva a 20-30 volt su metro”.
Mari
TORINO DEVE CAMBIARE SE NON ORA QUANDO? ORA!