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venerdì 29 maggio 2009

Ecco come cambia il processo civile

Nel conflitto continuato e continuativo tra politica e magistratura, per fortuna qualcosa di buono è uscito dal cilindro del Governo. Ieri il Senato ha approvato la riforma del processo civile che punta a ridurre drasticamente i tempi della giustizia con un denso il pacchetto di novità. A cominciare dal’aumento delle competenze dei giudici di pace portate sino a 5mila euro per le controversie su beni mobili, fino a 20mila euro (dagli attuali 15.493) per le cause di risarcimento danni da circolazione. Ai togati onorari va anche la competenza esclusiva sulle liti sui interessi o accessori da ritardati pagamenti di prestazioni previdenziali. Diventa legge anche il filtro ai ricorsi civili in Cassazione che prevede ora due soli elementi di inammissibilità: 1) quando il provvedimento impugnato è aderente sulle questioni di diritto all’orientamento della Cassazione e non ci sono ragioni per cambiarlo o confermarlo di nuovo; 2) quando è manifestamente infondata la presunta violazione dei principi del giusto processo. Altro asse portante del disegno di legge sono tutte le disposizioni pensate per dare maggiore celerità ai tempi processuali. Dalle sentenze in forma sintetica, alle testimonianze scritte, ad un procedimento sommario di cognizione che assicura tempi più rapidi e si conclude con un’ordinanza; fino a vere e proprie sanzioni in capo ad accusa e difesa. Quando cioè si è di fronte ad istanze di ricusazione inammissibili e infondate, o innanzi a una lite temeraria o a rifiuti immotivati di un tentativo di conciliazione. Bandite in pratica tattiche, cavilli e, in generale, pratiche difensive dilatorie che puntano solo a far slittare la sentenza dell’autorità giudiziaria. Da domani, nei processi civili le “eventuali” questioni di competenza, le impugnazioni dell’ultimo minuto e le domande di riassunzione del processo vanno sollevate tempestivamente.
Tutto questo per l’immediato, poi qualcosa di positivo (almeno negli intenti) si vedrà nel futuro. Si spera prossimo. Tra i punti dello “straordinario risultato raggiunto” (come presto si è affrettato a definire il disegno di legge il Guardasigilli Alfano dopo l’ok dell’Aula), il capitolo delle deleghe punta a una radicale riduzione delle forme processuali. Tolto di mezzo il processo societario, si lascia in vita solo il rito ordinario, quello sommario e pochi altri: quelli su famiglia, fallimento, proprietà industriale e lavoro. Senza contare il deciso intento di far decollare finalmente le procedure “alternative” al rito ordinario cioè la famosa conciliazione nel settore commerciale e civile che finora nel nostro Paese è rimasta al palo. Sarà l’inizio della realizzazione del sogno di completare tutti i gradi di giudizio in soli 5 anni? E’ presto per svegliarsi: prima dovrà venire l’accorpamento delle sedi giudiziarie più piccole e costose. Poi dovranno essere eliminati i tanti (troppi) sprechi della “macchina” ingolfata da vent’anni; poi bisognerà decidere con serietà su come fronteggiare le carenze di personale e risorse negli uffici e, soprattutto puntare veramente alla giustizia on line del processo telematico che, al di là dei ripetuti buoni intenti susseguitisi nel tempo, resta ancora una chimera. Persa com’è tra una delega e l’altra nel passaggio di “colore” da un Governo ad uno nuovo.
Daniele Memola

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