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venerdì 19 gennaio 2007

Coordinamento Dirigenti PA: DIRIGENTI SI A VALUTAZIONE, MA CON AUTONOMIA RESPONSABILE



        Coordinamento Associazioni Dirigenti Pubblici

Convegno «2007 - Riforma della P.A. - Riflessioni e proposte della
dirigenza pubblica»


Comunicato stampa


Porre al centro le esigenze di cittadini ed imprese

P.A.: DIRIGENTI, SÌ A VALUTAZIONE, MA CON AUTONOMIA RESPONSABILE

Il convegno aperto dal Presidente del Senato, Franco Marini

Costituito il Coordinamento delle Associazioni dei Dirigenti Pubblici





Roma, 18 genn. '07 - I dirigenti pubblici accettano la sfida della
valutazione e rilanciano chiedendo - come ha fatto oggi il neo-costituito
Coordinamento delle Associazioni dei Dirigenti delle P.A., nella sua prima
iniziativa pubblica - di attuare una vera riforma della Pubblica
amministrazione.

Mentre si discute sulla possibilità di licenziare i dipendenti pubblici
scarsamente produttivi e di fare ricorso ad una nuova autorità di
valutazione, i dirigenti della P.A. (sono oltre 21 mila) chiedono alla
politica strumenti per rendere effettiva l'autonomia gestionale, sancita
sulla carta sin dal 1993. È la richiesta saliente del Coordinamento, che
ha presentato un pacchetto di 5 proposte, illustrate ai rappresentanti del
Governo, delle istituzioni e della politica in un convegno svoltosi con il
patrocinio di entrambe le Camere, aperto dal presidente del Senato, Franco
Marini, cui sono intervenuti Renzo Lusetti per il presidente Fausto
Bertinotti, il ministro Clemente Mastella, il sottosegretario Gian Piero
Scanu, i parlamentari Tiziano Treu e Maurizio Sacconi.

Sulla giornata di studio è riecheggiato spesso il problema dell'eccessivo
ricorso allo spoil's-system, per il quale si è posta la necessità di
evitare che «l'alternanza del Governo non deve creare discontinuità nella
P.A. perché essa è al servizio della collettività, le riorganizzazione
permanenti, invece, determinano costi finanziari notevoli, perdite di
funzionalità, dispersione del know how individuale e collettivo della
dirigenza».

Per questo i dirigenti pubblici- con la relazione di Carlo D'Orta e gli
interventi di Italo Guarente, Pompeo Savarino, Marco Piredda, Vincenzo Di
Carlo e Biagio D'Ambrosio - hanno sottolineato, con la prima proposta, che
«per essere reale la distinzione tra politica e amministrazione, ossia tra
indirizzo e gestione, deve esserci una separazione strutturale: da un
lato, quindi, un centro snello di elaborazione delle politiche e,
dall'altro, centri separati per la gestione, dotate di adeguata autonomia
operativa».

Anzi, è la seconda proposta, «lo spoil's system deve essere riportato alla
ratio originaria, limitandolo solo alle posizioni di segretario generale,
con un meccanismo che restituisca stabilità a tutte le posizioni
dirigenziali, con una mobilità limitata (salvo valutazione negativa) solo
a parità di livello funzionale e retributivo. Ma, soprattutto, con un
massiccio piano di formazione dei dirigenti».

La terza proposta riguarda l'autonomia gestionale. I dirigenti hanno
lamentato che la prassi ha vanificato i principi della distinzione tra
politica e amministrazione e dell'autonomia gestionale della dirigenza,
contenuti nella riforma 1992/93. Per questo, «occorre recuperare lo
spirito di tale riforma e porre in essere azioni come l'adozione di
politiche di spesa selettive, anziché tagli lineari; restituire
discrezionalità gestionale al management; snellire il sistema dei
controlli evitando sovrapposizioni e ridondanze; escludere responsabilità
formali e procedurali a fronte di risultati gestionali positivi».

La quarta proposta pone come essenziale la cultura della «misurazione» e
«valutazione» nelle PA per avere più efficienza e servizi di qualità, con
l'adozione di strumenti di misurazione e valutazione dell'attività, dei
risultati della gestione e delle prestazioni del personale. Prima di tutto
bisogna, però, puntare a «ciò che interessa ai cittadini e alle imprese»,
ossia misurazioni e valutazioni riferite ai servizi resi e alle
performance della singola PA e dei singoli uffici. Insomma, condizionare
effettivamente premi e incentivi al personale e agli uffici che conseguono
gli obiettivi predeterminati, come avviene nelle aziende.

Non ultima, la quinta proposta affronta il problema di un'effettiva
semplificazione di regole e procedure. «La persistente ipertrofia del
sistema normativo», è stato sottolineato, «è ostacolo di fondo a qualsiasi
semplificazione ed al miglioramento dell'efficienza e qualità della PA».
Per questo bisogna semplificare l'ordinamento, eliminare le norme che nel
tempo hanno conferito protezione giuridica ad interessi minori e la cui
cura può essere restituita ai privati o lasciata alla discrezionalità
dell'amministrazione.

Ma anche semplificare l'organizzazione, con l'eliminazione dei livelli
organizzativi non indispensabili; semplificare le procedure, abolire tutti
gli atti di assenso non indispensabili (autorizzazioni, approvazioni,
licenze, ecc.) e ridurre drasticamente gli obblighi di parere e concerto
con altri organismi pubblici. Infine, fare maggior ricorso all'uso delle
nuove tecnologie dell'informazione e comunicazione (ICT) per riprogettare
la PA in funzione delle esigenze di cittadini ed imprese (PA digitale ed
e-Government), piuttosto che informatizzare l'esistente.

Il Coordinamento ha auspicato nel corso del convegno il coinvolgimento
delle organizzazioni sindacali dei dipendenti pubblici sottolineando la
grande importanza della contrattazione quale strumento per migliorare
l'organizzazione dell'attività amministrativa e le politiche premiali. -


___________________

*       Per informazioni :

Dott. Italo Guarente - tel.: 06.3876.3492 - cell.: 329.6311.922

Fax: 06.3876.3583 e-mail: italo.guarente@corteconti.it

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