Sono più di 5.000 gli infermieri che si sono iscritti a un master di primo livello dal 2002 al 2006. La fanno da padroni tra tutti i master della facoltà di Medicina e Chirurgia. Su un totale di 420 master, più del 40% riguarda gli infermieri, con un totale di 170 corsi attivati. Il rilevante fenomeno coinvolge soprattutto il Centro (circa il 60% degli iscritti), seguito dal Nord con circa il 24%; in coda il Sud con un 16,7%. Le donne rimangono le "regine" della professione: su ogni 4 iscrizioni a un master infermieristico, ben 3 riguardano il sesso femminile.
Secondo i dati del rapporto dell'IPASVI il numero dei master di interesse infermieristico è in costante crescita: in particolare, tra il 2004-2005 e il 2005-2006 l'incremento è stato del 22,2%. Anche i tassi di crescita delle immatricolazioni ai master di ambito infermieristico appaiono notevoli, intorno al 30% annuo. In particolare è stata del 28,3% la crescita media dal 2004 al 2005 e del 34,6% dal 2005 al 2006.
"Il dato rilevato dal rapporto è molto significativo – commenta la presidente della Federazione Ipasvi Annalisa Silvestro – soprattutto se si considera che i primi master per infermieri sono partiti solo nell'anno accademico 2001-2002. Da quel momento, e per tutto il quinquennio analizzato, il trend è stato in continua e costante crescita sia in termini di offerta formativa da parte delle Università, sia per quanto riguarda il numero degli iscritti. Questo successo si spiega per il convergere della richiesta di un'assistenza sempre più specifica e qualificata con la spinta degli infermieri a investire sullo sviluppo delle proprie competenze anche attraverso la formazione accademica."
"Più del 50% degli infermieri ha scelto di frequentare un master in Management – precisa il vicepresidente Ipasvi Gennaro Rocco – non solo perché il titolo è già spendibile nelle realtà lavorative in termini di carriera e di riconoscimento professionale, ma anche perché rappresenta la naturale evoluzione di un percorso formativo già appartenuto alla tradizione infermieristica, quello del "caposala", oggi coordinatore infermieristico."
Loredana Sasso, del Comitato centrale Ipasvi, sottolinea la novità della formazione specialistica in ambito 'clinico/assistenziale': "il nuovo 'infermiere 'esperto clinico' – precisa – costituisce una risposta efficace alla crescente necessità di disporre di infermieri che, oltre ad essere preparati per coordinare e organizzare, siano anche in grado di fornire prestazioni di alta qualità assistenziale in specifiche aree: pensiamo alla pediatria, alla geriatria, alla sanità pubblica, alla psichiatria e all'area critica. In quest'ultima area, infatti, si è attualmente concentrata la maggiore offerta formativa, raccogliendo oltre il 43% dei master che sono stati attivati fino ad oggi".
In Area critica i percorsi più scelti dagli infermieri (oltre il 50%) sono quelli orientati all'Assistenza in Chirurgia generale e specialistica e all'ambito oncologico e delle cure palliative.
Emergente è l'appeal esercitato dai percorsi di master finalizzati alla Didattica e alla Formazione (circa il 6% di tutti gli iscritti), che testimonia l'esigenza di approfondire ed arricchire la funzione svolta dai formatori e dai tutor dei corsi in Infermieristica.
Una domanda più contenuta, anche se altamente significativa, si registra nei confronti dei percorsi finalizzati all'assistenza nell'area geriatrica, nell'area pediatrica e nell'area della salute mentale/psichiatria. La domanda di formazione si esprime nonostante continui ad essere diffusa (al di là delle dichiarazioni di buona volontà) l'idea della centralità dell'assistenza ospedaliera rispetto a quella territoriale.
Durante i 5 anni analizzati dal rapporto dell'IPASVI risulta che i maschi iscritti ai master, sono circa ¼ del totale, in sintonia con il rapporto per genere che si riscontra nell'intero gruppo professionale. L'unica, ma significativa eccezione è costituita dai percorsi in ambito pediatrico, della ricerca e geriatrico, in cui la presenza degli uomini risulta significativamente inferiore (rispettivamente 13,2%, 15,4% e 17,6%). Nel dettaglio dell'Area critica spicca l'alta concentrazione di maschi nelle sottoaree Terapia intensiva (40%) ed Emergenza sanitaria (35%).
In relazione alla distribuzione territoriale dei corsi, il picco registrato dal Centro (47,1% del totale dei corsi attivati) si potrebbe spiegare sia con il richiamo esercitato da alcune Università nei confronti di iscritti che provengono dal Sud d'Italia, sia per la carenza di un'offerta formativa sufficiente da parte degli Atenei meridionali.
Il rapporto che la Federazione Ipasvi presenta è uno strumento utile alla conoscenza del fenomeno ed è funzionale alla riflessione su:
- come migliorare l'offerta formativa in termini di distribuzione territoriale e di programmazione didattica dei master rivolti al gruppo professionale infermieristico;
- come riorientare l'organizzazione ed i servizi sanitari, stante l'approfondimento e la diversificazione delle competenze di una parte sempre più significativa di infermieri, che oggi rappresentano il maggior numero di professionisti sanitari impegnati nelle strutture ospedaliere e territoriali del SSN.
"Infermieri che hanno ridelineato e approfondito la propria cultura sanitaria e loro competenze professionali – conclude la presidente Silvestro – non sono solo una risorsa che permette al sistema salute di funzionare al meglio, ma possono costituire anche un elemento in grado di sostenere l'innovazione futura e l'ammodernamento di un sistema sanitario che deve stare al passo con l'evoluzione della scienza e della società".
per maggiori informazioni: Capo Ufficio stampa e comunicazione Federazione IPASVI: Emma Martellotti
Ufficio Stampa Adnkronos Comunicazione – Raffaella Marino – 06/5708567
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