Bisogna dirlo: il 2008 non è nato proprio sotto i migliori auspici.
Ci siamo svegliati dai bagordi di Capodanno con una città bellissima come Napoli sommersa dai rifiuti.
Il problema campano, che sembrava destinato ad essere relegato a bega politica regionale, è arrivato fino ai piani alti del governo italiano, e persino al Parlamento europeo.
Per non parlare delle immagini televisive che hanno fatto il giro del mondo creando profondo imbarazzo all'Italia.
I rifiuti "Made in Naples" sono diventati il paradigma di tutto ciò che non va nel nostro Paese, ed hanno fatto tremare dalle fondamenta le istituzioni italiane già abbondantemente provate.
Restano sul campo i problemi ormai endemici dell'Italia, di cui l'immondizia napoletana risulta essere solo l'evidente, quanto maleodorante, punta d'iceberg.
È un crisi profonda, forse irreversibile, che stavolta non potrà essere risolta con qualche rimpasto politico, ma nemmeno - a parer nostro - con nuove elezioni e un cambio di governo.
Riguarda uomini, culture, modi di fare e di pensare ormai connaturati non solo nella classe politica, ma in tutti gli italiani dai quali in questo momento sembra difficile aspettarsi un radicale cambiamento di rotta e di stile di vita.
Ma la speranza è l'ultima a morire. D'altronde anche negli altri Paesi non è tutto oro "quel che luce". Basti pensare alla Russia di Putin - a cui abbiamo dedicato la nostra cover story del mese - per vedere quanto profonda e grave sia la crisi di alcune neonate democrazie occidentali.
Quello che da tutti viene chiamato "L'ultimo Zar", si appresta sotto gli occhi sempre più scettici degli osservatori internazionali, a celebrare lo stanco rito di consultazione popolare con elezioni che appaiono dall'esito già scontato, in una democrazia asfittica piena di sospetti e ombre.
L'erba del vicino non sempre è più verde...
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