DIGITAL MEDIA - Universidad de Valencia (Spagna)
DIGITAL MEDIA
dal 17 Aprile al 10 Maggio 2008
Inaugurazione: 17 Aprile 2008
Artisti: Shankar Barua , Daniel Palacio , Carlo Bernardini , Monique Bastiaans , Vicente Llorca + Jesús Geira , John Baugh , Bernardo Rivavelarde , Nacho Ruiz , Ima Picó , Juan Torres , Xavier Monsasalvatje , Enriqueta Rocher , Stephana Schmidt , Lovebytes , Antuan el 8 , Antonio Montesinos , Laura Echevarría , Josué Ibáñez , Juan Rayos , Carlos Llavata , Luna Nera , William Artt , Juan Antonio Cerezuela , Michael Aschauer , Sara Malinarich , Graciela Taquín , Ananí Cáceres , Andrea Raciani , Seguro Goto , Corporación Baciló , Artwork , Igor Stromajer , Zev Robinson , Enriqueta Rocher , Ashnar Faroqui , Ashim Ghosh , Ranjit Makkuni , Monica Narula , Shuddhabrata Sengupta , Jeebesh Bakshi , Tadaaki Narita , Kenji Endo , Pablo Irrgang , Koke Vega , Id Mora , Pere Sousa , Kok Sie Wai , Beatriz Sánchez , Carlos Cid , Alex Francés , Tomy Ceballos , Robert Morgan , Filippos Tsitsopoulos , Giuseppe Stassi , Federico Lupo , Alessandro Lo Monaco , Pietro Mancini , Riccardo Benassi , Kristina Frei , Shilpa Gupta , Sergio Zavattieri , Michael Najjar , Springer I Parker , …
Più che una mostra, Digital Media si presenta come un grande intervento negli spazi dell'antica sede dell'università di Valencia, un intervento che intende puntualizzare sulle infinite connessioni tra l'arte e il mezzo digitale. Un banco di prova che prevede la partecipazione di artisti e organizzatori capaci di illustrare le differenti visioni della realtà contemporanea.
Intervento frutto, d'altro canto, delle molteplici prove di comunicazione concesse dalla rete e dall'interscambio di proposte ed idee, capaci quindi di creare infinite connessioni disegnando nuovi scenari nel tentativo di spostare la fruizione delle opere d'arte dalle piattaforme più tradizionali di distribuzione dell'opera d'arte - gallerie, istituzioni e musei - verso un accesso diretto
all'informazione e al fatto artistico.
Senza dubbio, ciò non lascia intendere che tutte le visioni utopiche e ottimiste sui mass media siano compiute, tutt'altro, sicuramente però sottolinea un intento di sconfinamento dell'arte in ambito globale grazie ai nuovi mezzi di comunicazione. Mezzi che come i contenuti da essi prodotti sono mossi dall'economia e quindi dal consumo, poteri dominanti della nostra società, incapaci di lasciare alcuna possibilità alla esclusiva virtualità.
Una virtualità che appare quanto mai insufficiente alla diffusione dell'atto artistico e che necessità di esser riaffermata per acquisire un valore effettivo. Il digitale non è sufficiente quindi a formulare una dichiarazione artistica, questa deve attraversare il filtro delle istanze, dei critici e degli spazi espositivi tradizionali, convergendo infine in spazi dove la sperimentazione, le novità e l'affare artistico contemporaneo si mostrano in tutte le possibilità.
Una delle definizioni di opera d'arte, come pienamente contemporanea, è quella che tende a relazionarla con l'aspirazione tecnologica della realtà e a quello che da essa si sviluppa, riflettendo con precisione le ambizioni, la conoscenza, le illusioni e perché no gli opposti e le fratture. I dialoghi con il passato e la relativa manipolazione del tempo, dei processi, la distorsione dello spazio reale e l'interattività in genere sono elementi inerenti a buona parte della tradizione artistica confermandosi come elementi importanti dell'arte del nostro secolo.
Fare i conti con i diversi spazi di un edificio tanto emblematico come l'università - il chiostro, le sale espositive e di proiezione, la Piazza del Patriarca - è un opportunità unica per plasmare una dialettica attuale nella quale l'arte si converta in informazioni capaci di cambiare supporto e registri, plasmando un'area dove si sviluppi il potenziale del significante e il valore comunicativo del fatto artistico.
Il nuovo ruolo dell'artista, si stabilisce a partire da molteplici connessioni con altre discipline scientifiche e umanistiche, allontanandosi quindi dal ruolo tradizionale, concedendosi connessioni in grado di dare spazio ad infiniti rimandi e simbologie in uno spazio evocativo come l'antica sede dell'università.
Se l'investigazione scientifica e la tecnologia creano strumenti dotati di particolari specifiche, l'artista ne estremizza gli usi, alterandoli e spingendo i mezzi a limiti insperati, convertendoli in ulteriori strumenti per un'indagine di tipo artistico.
L'artista vede quindi in questi nuovi sistemi la possibilità di creare quello che prima era soltanto un sogno, creando un'interazione esplicita con lo spettatore, attraversando così nuove formule espositive.
La determinazione di un opera d'arte si appoggia, in primo luogo alle sue relazioni esterne: Il luogo, decorazione-cornice e l'interazione del pubblico osservatore, ma l'opera ad oggi è un elemento aperto e non dotato di finitezza, che trasforma l'idea di contemplazione in attuazione e partecipazione, in grado in determinati casi di trasformare lo spettatore in"fruitore attivo".
Un'esperienza più vicina all'impulso che al piacere tranquillo della visione tradizionale, mostrando la specificità dei linguaggi tecnologici contenenti una diversità di formati che permette uno sviluppo della creatività e del potenziale di interazione comunicativa, dalle istallazioni multimediali, alla videoarte, alla sperimentazioni sonore elettro-acustiche, alla net art, alle performance multimediali.
In un evento di questo tipo non poteva mancare una sezione di conferenze in modo che artisti e pubblico possano usufruire di un contesto teorico, si parlerà della produzione artistica, delle reti di distribuzione e del contesto sociale, dei differenti cammini intrapresi e delle differenti teorie, così da dotare il concetto espositivo di un carattere pienamente autocritico e riflessivo.
Troppo spesso le modalità espositive sono state un riflesso delle ossessioni ed una difesa di idee di un determinato curatore, diventando legittimate da discorsi, da interpretazioni, e da riletture proprie. In questo caso la partecipazione ampia di organizzatori nello sviluppo del progetto diluisce, per quanto possibile, gli effetti uniformatori, fuggendo coscientemente dalla concezione postmoderna del curatore fattore e creatore.
Universidad de Valencia
DIGITAL MEDIA
LA NAU
Universidad de Valencia
Calle de la Universidad, 2
46003 Valencia
Spagna
Telefono: +34-96 . 3864620
www.uv.es/cultura/c/links/espaciosnave
Nessun commento:
Posta un commento