UNA CRISI DI GOVERNO NASCOSTA DIETRO LE MACERIE.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Berlusconi è tornato anche ieri all'Aquila. L'occasione è stata l'inaugurazione di una tenda, attrezzata con banchetti e lavagna, dove potranno riprendere a studiare i bambini della scuola elementare di uno dei tanti piccoli paesi della provincia, distrutto dal sisma.
Il Premier veniva direttamente da Palazzo Grazioli, dove la sera prima aveva avuto un difficile vertice con Bossi ed i suoi colonnelli sulle date del voto dei referendum.
La maggioranza di Governo, di fronte alla opinione pubblica continua a rppresentare il suo interessamento per le drammatiche condizioni dell'Abruzzo, mentre dentro le stanze del potere, veniva affrontata una crisi tanto grave da rappresentare un rischio serio per il Governo.
Cerchiamo di ricostruire gli eventi che hanno determinato questa particolare situazione.
Sono passate solo due settimane dal congresso di fondazione del partito delle Libertà, dove il trionfalismo è stato utilizzato senza risparmio ed il leader è stato santificato dalla grande platea dei delegati. Alla Lega non è molto piaciuta la volontà di quel nuovo partito di fare da solo per il futuro, di tendere a rappresentare tutti i movimenti politici e sociali che si muovono nel centro destra italiano. Alla Lega non piace il richiamo al voto utile. Non è un segreto che Berlusconi auspica che l'intero centro destra possa essere ricondotto dentro il grande contenitore che ha immaginato, come ricorderete, sul predellino di una auto.
Gli effetti che sono seguiti a quel Congresso, hanno confermato le preoccupazioni del gruppo dirigente della Lega: al primo voto della Camera senza il ricorso alla fiducia, l'aula ha bocciato le ronde e gli arresti per sei mesi dei clandestini immigrati.
Questi due provvedimenti, sono il frutto di una politica demagogica della Lega, osteggiati perfino dalla Curia Romana.
L'altro problema è stata la proposta fatta dagli organizzatori del Referendum per abolire alcune parti della legge elettorale in vigore, poco qualificanti e molto restrittive delle prerogative democratiche dei cittadini.
Il tentativo di far accorpare elezioni europee e referendum è sembrato alla Lega un attacco diretto alle proprie posizioni politiche. La legge in questione è quella che porta il nome del Ministro leghista Calderoli, fu approvata al termine della legislatura in cui il Governo Berlusconi aveva Governato per 5 anni. La legge rispondeva a due esigenze, cercare di ridurre al minimo le possibilità di Governo in caso di vittoria da parte di Romano Prodi ed al tempo stesso garantire alla lega una maggiore rappresentanza. Infatti se si fosse votato nel 2006 come per le precedenti elezioni, la maggioranza in Parlamento di Prodi sarebbe stata ampia, anche con la uscita di Mastella il Governo sarebbe andato avanti per tutta la legislatura. Inoltre, nella legge attuale il premio di maggioranza non scatta più sul piano nazionale ma su quello regionale. Per questi motivi, per un partito regionale come la Lega, che ottiene voti solo in Lombardia e nel Nord, quella legge, che lo stesso Calderoli definì uno sconcio, non può essere cambiata. Infatti con quel sistema elettorale, Bossi può contare in Parlamento di una rappresentanza di eletti che gli permettono di condizionare Berlusconi e il suo Partito.
Per questo, quando il Comitato organizzatore del Referendum per l'abolizione proprio di quella legge elettorale, ha chiesto l'accorpamento del referendum con le elezioni europee, la Lega si è sentita in pericolo ed ha minacciato subito la crisi. Il primo ed unico pensiero della Lega è stato quello di difendere il suo potere a tutti i costi.
Adesso alla Lega non interessa più risparmiare i soldi dei contribuenti, l'importante e non rischiare che il referendum prenda i voti necessari per abolire quella legge che consente ad un partito regionale, xenofobo, razzista e fascista di governare questo Paese.
La lega è presente ormai, da venti anni sulla scena politica del paese, dei suoi obiettivi, come il federalismo, se ne parla senza costrutto.
L'unico vero obbiettivo politico che quel piccolo partito porta avanti è il Governo degli Enti Locali, che governano da 15 anni con scarsi risultati. Questo sistema garantisce ad un partito xenofobo e fascista come la Lega di continuare ad avere consensi inimmaginabili in un paese civile come il nostro. Di fronte alla propria sopravvivenza qualsiasi partito politico si muove per se stesso e non per il Paese.
Per cui, mentre l'Abruzzo franava sotto i colpi inesorabili e tremendi del terremoto, mentre si scavavano ancora le vittime e si attrezzavano i primi aiuti; la Lega impegnava il Governo ed il suo leader in un chiarimento politico sul voto referendario.
Berlusconi ha ammesso chiaramente all 'Aquila, che se non avesse ceduto la Lega avrebbe attivato la crisi di governo. Anche la più imponente delle maggioranze è a rischio. Pensate, dal voto dello scorso anno sono passati solo 9 mesi.
Mentre scriviamo, la Lega non commenta le parole di Berlusconi, ma si avverte l'imbarazzo ed il disagio per le parole del premier. Come se non bastasse, Fini ha rincarato la dose con una sua dichiarazione a favore dei referendum, che devono tenersi nello stesso giorno delle elezioni europee. Eravamo facili profeti, quando ci aspettavamo le crisi per Berlusconi. Penso che siamo solo all'inizio delle contraddizioni, se perfino la Marcegaglia protesta perché non c'è l'accorpamento delle elezioni e dei referendum.
Il futuro ci racconterà le prossime puntate di questa telenovella.
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