Integrazione sempre più stretta fra medici di medicina generale e
psichiatria, prevenzione dei suicidi, nuovi interventi nel campo delle
dipendenze: i progetti più innovativi del Dipartimento di Salute Mentale
dell'Ausl di Forlì
Integrazione sempre più stretta fra medici di medicina generale e
psichiatria, prevenzione dei suicidi, nuovi interventi nel campo delle
dipendenze, come le unità di strada, e percorsi specifici per particolari
problematiche neuropsichiatriche. Sono questi alcuni dei progetti più
innovativi che sta portando avanti il Dipartimento di Salute Mentale
dell'Ausl di Forlì, diretto dal dott. Claudio Ravani e composto dall'U.O. di
Psichiatria (Salute Mentale Adulti), dall'U.O. di Psicologia, dall'U.O. SPDC
(Area ricoveri Salute Mentale Adulti), dall'U.O. Neuropsichitria infantile,
e dall'U.O. Dipendenze Patologiche.
Nell'ultimo anno, nel campo della Salute Mentale Adulti, c'è stata una vera
e propria rivoluzione organizzativa, con l'abbinamento delle equipe
psichiatriche ai Nuclei di Cure Primarie, come previsto nel programma
Leggeri, diretto a facilitare il più possibile i rapporti fra medici di
medicina generale e area della salute mentale. «Siamo gli unici sia in
Emilia-Romagna sia in Italia a esserci strutturati in questo modo - dichiara
il dott. Ravani - di norma, l'assegnazione a un'equipe psichiatrica avviene
su base territoriale, mentre dal 2011, nella nostra Ausl, non dipende più
dalla residenza del paziente ma da qual è il suo medico di famiglia:
l'equipe psichiatrica diventa, cioè, l'equipe di un Nucleo di Cure Primarie
e il cittadino, nel momento stesso in cui sceglie il proprio medico,
determina già anche la propria equipe di riferimento». Al momento, le equipe
psichiatriche possono disporre di ambulatori comuni coi medici solo in
alcune sedi di nucleo; nel futuro, le Case della Salute diventeranno il
luogo in cui equipe psichiatriche e medici di famiglia lavoreranno, anche
fisicamente, uno accanto all'altro.
L'altro progetto innovativo a cui si sta lavorando, e di cui l'U.O. di
Psichiatria dell'Ausl di Forlì è capofila in Emilia-Romagna, riguarda la
prevenzione dei suicidi, con interventi in tre diversi ambiti:
ospedale-Pronto Soccorso, carcere, e territorio.
Per quanto riguarda l'attività, negli ultimi anni, la Salute Mentale Adulti
dell'Ausl di Forlì ha trattato circa 3.000 casi complessivi all'anno, di cui
1.000 nuovi contatti. Nel 2011, a fronte di oltre 3.000 trattamenti
ambulatoriali, le persone ricoverate presso il Servizio Psichiatrico
Diagnosi e Cura dell'ospedale "Morgani-Pierantoni" sono state poco più di
300. Annualmente, nell'ambito di tutti i ricoveri, circa il 10% è costituito
da trattamenti sanitari obbligatori.
Nel corso del 2011, gli interventi di psicoterapia hanno interessato
complessivamente 150 persone, mentre 324 sono state inserite in percorsi
socio-riabilitativi di vario tipo; esperienze di formazione o lavoro sono
state intraprese da 82 pazienti. Passando ai trattamenti socio-residenziali,
ne hanno beneficiato 132 soggetti, col Centro Diurno che ha ospitato una
ventina di utenti. A livello residenziale, infine, sono state seguite in
tutto 178 persone, 113 in modo più intensivo, e 65 con ricoveri protratti.
Da sottolineare che, ogni anno, circa 5-600 pazienti vengono sottoposti a un
mix di tali interventi, tutti racchiusi nell'ambito di un progetto
personalizzato messo a punto dall'equipe del Centro di salute mentale,
formata da medico psichiatra, infermiere, psicologo, assistente sociale.
In merito alla tipologia dell'utenza, il 56% è rappresentato da donne e il
44% da uomini, con una percentuale di stranieri del 7%; prevalgono
nettamente i disoccupati, pari al 68%. Le patologie più frequenti sono i
disturbi depressivi e/o dell'umore, di vario genere, sia nelle forme severe
sia lievi, e le gravi psicosi, ovvero schizofrenie e disturbi dell'umore
psicotico, che, insieme ai gravi disturbi della personalità, presentano le
diagnosi più impegnative. All'interno di tale quadro, la maggioranza dei
trattamenti erogati, pari al 60%, riguarda le forme più severe di
depressione e le gravi psicosi, mentre alle forme più lievi di depressione e
ai disturbi della personalità è dedicato il 32% degli interventi.
Novità importanti hanno investito, in questi anni, anche l'area delle
dipendenze patologiche, chiamata a confrontarsi con un'utenza in continua
evoluzione rispetto a quella per cui, originariamente, erano nati i Sert.
«La tossicodipendenza da eroina è sensibilmente calata - rivela il dott.
Ravani - per lasciare il posto all'abuso di sostanze diverse e varie, come
cocaina, ectasy, nuove droghe. Proprio per questo, ci siamo sforzati di
costruire servizi a bassa soglia, cioè di facile accesso da parte dei
cittadini, sviluppando iniziative all'avanguardia quali le unità di strada,
presenti, ad esempio, nelle discoteche o nei luoghi frequentati dai giovani,
o forme di coinvolgimento sul web come il portale "Web Corsairs", esperienza
che ci vede capofila in Regione. Oggi, infatti, il problema maggiore è
riuscire a intercettare l'utenza per iniziare poi un percorso terapeutico».
Altri interventi riguardano il tabagismo, con un ambulatorio dedicato, e il
gioco d'azzardo, prevedendo iniziative per seguire i giocatori.
Sul fronte dell'attività, nel 2011 il Sert dell'Ausl di Forlì ha trattato,
per problemi di tossicopidendenza, circa 500 persone, cui vanno aggiunti i
160-170 casi di alcolismo, registrando 100 nuovi accessi. In gran parte si
tratta di uomini (76%), mentre le donne rappresentano appena il 24%. Le
sostanze di cui si è registrato il maggior abuso sono state le
benzodianzepine, seguite da ectasy, cocaina e cannabinoidi; resta poi
un'utenza storica legata all'utilizzo di eroina. «Al secondo posto assoluto
per quanto riguarda il consumo c'è, però, l'alcol - rivela il dott. Ravani -
problema emergente e ancor più pericoloso dell'eroina, perché più facile da
trovare e in grado di procurare danni peggiori: per una crisi d'astinenza da
eroina non si muore, per una da alcol sì».
Per contrastare queste problematiche, il servizio mette in campo equipe
multiprofessionali, composte da tossicologi, medici psichiatrici e
internisti, psicologi, infermieri, ed educatori.
L'U.O. di Neuropsichiatria Infantile, che si occupa della fascia d'età da 0
a 18 anni, è caratterizzata ugualmente da team multiprofessionali, dove
lavorano insieme il neuropsicologo, lo psicologo, il logopedista, il
fisioterapista e altre figure in ambito riabilitativo. «Quest'unità riassume
in sé sia la competenza psichiatrica sia neurologica, le quali, nel caso
degli adulti, sono invece erogate da servizi diversi - spiega il dott.
Ravani - proprio per gestire al meglio il cambiamento che si verifica al
compimento del 18° anno di età, esiste un'apposita equipe, denominata "Team
18", deputata a seguire il paziente complesso nel momento del passaggio
dall'U.O. di Neuropsichiatria alla pluralità di professioniti chiamati ad
occuparsi di lì in avanti della sua situazione».
Nel corso del 2011, l'unità ha trattato 1.692 bambini, registrando 423 nuovi
accessi. La maggioranza sono maschi (63% contro un 37% di femmine), con un
14% di stranieri. Per quanto riguarda l'età, il 28% frequenta la scuola
elementare, il 27% la materna, e il 9% l'asilo nido. A seconda dei singoli
casi, sono previsti percorsi ad hoc pensati, in particolare, per le
problematiche più frequenti, ovvero disturbi specifici dell'apprendimento,
che si manifestano in età pre-scolare e scolare, autismo, e disturbi del
comportamento alimentare.
Infine, per quanto riguarda l'U.O. di Psicologia, il futuro riserverà quasi
sicuramente una riorganizzazione del servizio, destinato a divenire un
programma dell'Azienda.
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