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venerdì 2 maggio 2014

Italia più povera, più violenta, più vecchia e inutilmente più istruita. Lo dice uno studio del CNA.

La crisi ha cambiato faccia al nostro Paese. Peggio dell'Italia in Ue solo la Grecia e sette Paesi ex-comunisti

Italia più povera, più violenta, più vecchia e inutilmente più istruita. Lo dice uno studio Centro Studi della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna). Peggio dell'Italia in Ue solo la Grecia e sette Paesi ex-comunisti. È l'Italia che esce da sei anni di crisi economica, politica e sociale in una fotografia scattata dal. Ormai sono oltre 18 milioni, quasi tre milioni in più del 2007, pari al 14,8% di tutti gli europei emarginati economicamente. 

Sono persone costrette a vivere in famiglie con entrate inferiori al 60% del reddito medio, che non possono permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni e, se lavorano, lo fanno in maniera ridotta. Peggio dell'Italia in Ue solo la Grecia e sette Paesi ex-comunisti. Dal 2007 la quota di italiani che non possono sostenere una spesa imprevista, pagare le bollette, riscaldare la casa, nutrirsi come si deve è schizzata dal 6,8 al 14,5%.

 E in Italia crea un ulteriore elemento di allarme sociale: il boom degli sfratti per morosità. Nel 2012 se ne contano oltre 60mila, che aggiungono disagio a disagio. Tra il 2007 e il 2012 il Paese è diventato anche più insicuro. In questi anni, informa il Centro Studi della confederazione artigiana, i reati sono cresciuti dell'8,7%. In forte aumento risultano soprattutto i reati contro il patrimonio: i furti sono saliti del 32,5%, le truffe e le frodi informatiche del 21,8%. La crisi spinge le famiglie a guardare sempre di meno alla qualità e la criminalità, anche internazionale, ne approfitta. 

Si spiega così la crescita esponenziale dei reati di contraffazione di marchi e prodotti industriali, più che quadruplicata. Eppure, anche perché non si trova occupazione, tra il 2007 e il 2013 è cresciuto il grado di istruzione della popolazione. Sono aumentati del 23,9% i laureati e dell'11,9% i diplomati. Così da portare al 47,4% degli italiani i possessori di un diploma o di una laurea. Ma l'istruzione non ha garantito una occupazione, anzi. 

Se, infatti, prima della crisi il diploma assicurava un inserimento sul mercato del lavoro simile, in pratica, a quello della laurea, oggi la probabilità di disoccupazione di un diplomato è prossima a quanti posseggono solo la licenza media. Negli anni della crisi il Paese ha visto crescere in maniera esponenziale le persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", una ulteriore conferma della gravissima situazione in cui si trova l'Italia che evidenzia come tutte le misure sino ad oggi attuate sono state inefficaci ed inadeguate.

Lecce, 2 maggio 2014                                                                                                                                                        



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Redazione del CorrieredelWeb.it


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