I partecipanti: Horst AHLBORN e Ave GUARNIERI, Mario ANFOSSO, Andrè APPERT, Maria Rebecca BALLESTRA, Sergio BIANCHERI, Enzo CONSIGLIO, Alexandra DEBODJOYA, Gerardo DI SALVATORE, LUGHIA e Luigi BALLARIN, Alda FAGNANO, Ruggero GERVASONI, Marco GIGLIOLI, Peter HRUBESCH e Traude WEHAGE, Carlo Maria MAGGIA, Carlo MAGLITTO, Davide MINETTI, Marina MINUTO, Pina MORLINO, Bruno MURAN, Alfred THUM, Judit TÖRÖK, Karin WITTULSKY e Philip WITTULSKY.
Bandiere intese come manifesti, ovvero "bande verticali individuali" per rappresentare il proprio universo individuale assoluto con la massima semplificazione possibile.
Libertà espressiva totale per ottenere, attraverso soluzioni personali, una immagine ideografica universalmente leggibile e nello stesso tempo uno spaesamento percettivo mediante l'accostamento di molteplici e diverse superfici colorate, anche decisamente contrastanti.
Si intendeva aggiungere, al contesto architettonico urbano o al paesaggio, forme colorate in sospensione, da muoversi libere, spinte dal vento, in un nuovo percorso ritmico, in modo da formare un colorato giardino di differenti "textures" e simbologie.
Le Bandiere assumono un nuovo contesto dualistico: diventano sculture mobili (statiche nell'immagine eppure mobili in quanto mossi dal vento), immanenti come icone e mutevoli poiché erose dal sole, il vento e la pioggia. Dualismo tra mitologia collettiva e individuale, commistione tra iconoclastia e iconofilia. Si elude l'intoccabile sacralità dell'opera collocandola al di fuori dello spazio espositivo alla mercè di tutti, rimosso dalla consapevolezza l'idea di pubblico poi subito reintegrato attraverso l'elevamento dell'immagine quotidiana di "bandiera" a icona della mitologia collettiva.
Un giardino fluttuante con assoluta libertà degli strumenti di realizzazione (vedi le plastiche, le fotografie su tela cerata, i teloni e il cuoio) e la varietà interpretativa delle immagini.
(J. Török)
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