"Vi presentiamo il nostro avatar" E il virtuale è più reale del previsto
Dall'informatico che fa il mercenario a chi ha lasciato l'impiego per lavorare su Second Life
"Vi presentiamo il nostro avatar" E il virtuale è più reale del previsto
E sul Venerdì di Repubblica un reportage racconta i primi passi di un novizio su SL
di ANDREA BETTINI
Ma insieme alle immagini, quello che colpisce sono le loro storie, che mostrano come, in fondo, il confine tra il primo e il secondo mondo sia spesso piuttosto labile. Tanto labile che qualcuno ha risposto alla provocazione con un'altra provocazione: "Ritengo che il virtuale sia semplicemente un'estensione di quello che definiamo reale", scrive un lettore che si firma Neupaul, lo stesso nome del suo avatar. "Non esiste alcuna separazione: quest'ultima rischia di essere l'unica reale illusione".
Il primo passo per entrare nella nuova vita è decidere l'aspetto del proprio personaggio. E dato che per eliminare i difetti basta un click del mouse, nella quotidianità virtuale tanti hanno scelto di regalarsi qualche apprezzabile dote fisica. "In Second Life non poteva mancare una bella chioma fluente", dice Mimmo, alias Pupo Bekkers. "Altrimenti a cosa servirebbe una seconda vita?". Sulla stessa linea anche Isabella - Mimmi Boa: "Nel mio caso l'avatar ed il suo alter ego sono molto diversi fisicamente (Mimmi è altissima e perfetta...)". "Tuxedopink Aabye è certamente più bello di me - le fa eco Frank - ma alla fine ha assorbito parecchie mie caratteristiche psicologiche: dietro un aspetto/avatar diverso l'anima non cambia".
Altri, invece, hanno fatto scelte molto più drastiche. Rob, un traduttore, è diventato l'affascinante Laetizia Coronet, una negoziante dai capelli rossi. Domenico, invece, si è sdoppiato. Si è creato un avatar dal nome Dom Homewood, decisamente più muscoloso e dotato di lunghi capelli neri, e un altro chiamato Tiny Homewood, che ha la stessa capigliatura ma è un cane. Sì, perché su Second Life, oltre a cambiare sesso, si può anche scegliere di essere un animale.
L'aspetto, comunque, è solamente un punto di partenza. Quello che conta davvero è lo stile di vita. Ed anche qui le sorprese non mancano. Sandro, un 44enne progettista di software, ha deciso di fare il mercenario con il nome di Luther Koenkamp: "Sono membro della gilda di Midian City", spiega. "Posso essere assunto per spiare, confondere, inquinare, sabotare, uccidere". Laura, invece, durante il giorno lavora come consulente in banca, ma la sera si scatena: "Il mio alter ego fanatico virtuale, Lady Mackie, fa la ballerina in discoteca per guadagnare qualche Linden dollar".
Proprio il lavoro sembra rivestire un ruolo fondamentale per gli avatar e anche per chi li anima. Diana, che nella vita fa la doppiatrice, ha trovato un'occupazione rispondendo ad un annuncio virtuale: "Due mesi fa sono nata in Second Life come Valeria Iuga. Ho avuto la fortuna di entrare nella redazione di una tv come speaker e successivamente di fare la conduttrice di un telegiornale". Qualcuno, di fronte alle prospettive lavorative offerte da SL ha preso persino delle decisioni radicali nel mondo reale. "Dall'inizio dell'anno - racconta Arianna, alias Vaniglia Oh - ho lasciato il mio impiego in un portale web diffuso a livello nazionale per dedicarmi alla consulenza di comunicazione, marketing e didattica in Second Life".
La caratteristica più importante dell'avatar, però, è che, pur non essendo reale, permette di sentirsi liberi e magari di esprimere più pienamente sé stessi. Fabio ha optato per un alter ego con tanto di arco e frecce: "Cr1s Ferraris rappresenta quanto di me è basato su lealtà, amicizia, sincerità e generosità verso il prossimo: sono tipici valori cavallereschi, ecco perché ho scelto uno stile medievale". "Ho allestito il mio avatar così come vorrei essere e non come sono - spiega invece Nino, che in SL è Nino Koka - Nella vita faccio il grafico e web designer, mentre in Second Life mi sono riciclato come imprenditore dalle sembianze di un asceta indiano". Un mix curioso, verrebbe da dire. Ma il bello di Second Life, in fondo, è proprio questo: i vincoli imposti dalla realtà semplicemente non ci sono.
Origine: Repubblica
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