BERLUSCONI NON È CAMBIATO!
Di : Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco.
Il clima che si registrava nel nostro paese, dal giorno del discorso di investitura in Parlamento di Berlusconi era, sinceramente, troppo melenso.
L'unico che voleva credere a tutti i costi, che era in atto un dialogo concreto tra maggioranza ed opposizione, era Veltroni; ma questa era una necessità più che una strategia di lungo periodo.
Di fronte alla debordante vittoria del Centro destra, il tentativo di innovazione della politica italiana portato avanti dall'ex sindaco di Roma, era sembrata un fallimento tanto grave da dover prendere dei provvedimenti. Invece, a dispetto anche della sconfitta registrata da Rutelli, non era all'ordine del giorno il cambiamento del gruppo dirigente del PD, perché il nuovo partito era il più grande dell'opposizione ed era aperta una linea di dialogo con il Partito delle Libertà, per fare veramente le riforme necessarie per rendere più moderno il nostro paese.
E' bastato veramente poco al caro Presidente del Consiglio per riprendere la solita strada, fatta di gaffe, provocazioni ed improvvisazioni sulla quale costruire il percorso del suo Governo.
Il Partito delle Libertà non è un partito come non lo è stato mai Forza Italia, mentre il programma elettorale si è concluso con la eliminazione del pagamento dell'IVI, senza la copertura per i Comuni e con la detassazione dello straordinario che non ha provocato nessuna reazione nella crescita della produzione industriale.
Insomma, siamo alle solite. Le leggi urgenti del governo sono: impedire le intercettazioni telefoniche e la loro diffusione,sospendere per un anno i processi per reati minori, ovvero che prevedono fino a dieci anni di reclusione, imporre per legge che le alte cariche dello Stato non possono essere processate durante il loro mandato. Nel frattempo il Presidente ha come al solito attaccato i magistrati che sono gli unici suoi nemici e contestato il Giudice del processo che lo vede coinvolto per corruzione a Milano.
Nel frattempo si prepara a non ottemperare le disposizioni della Corte di Giustizia dell'Aja, che aveva condannato Rete 4 ad andare sul satellite per cedere il posto ad un'altra emittente che aveva diritto a quelle frequenze illegittimamente occupate.
Il dialogo è finito, Romano Prodi è dimissionario dal PD e questo è il segnale che qualcosa deve cambiare.
Napoli, 24/06/08
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