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martedì 1 novembre 2011

Allergologo.Net: tutto il Mondo dell’Allergologia a portata di Click!

Le malattie allergiche sono in continuo aumento nei Paesi Occidentali. Il termine allergia è stato utilizzato per la prima volta da Von Pirquet agli inizi del XX secolo per definire qualsiasi tipo di risposta immunitaria caratterizzata da alterata reattività. Nonostante il numero delle patologie legate a disregolazione del sistema immunitario sia da allora enormemente aumentato, il termine allergia viene utilizzato per definire le stesse patologie allora descritte da Von Pirquet. Queste sono reazioni che si sviluppano a breve distanza di tempo dal contatto con l’antigene e pertanto prendono il nome di reazioni di ipersensibilità immediata.
A loro volta queste reazioni possono essere divise in due capitoli: le reazioni anafilattiche: sono manifestazioni che possono verificarsi virtualmente in tutti gli individui in seguito all’introduzione, in genere per via parenterale, di particolari antigeni, come farmaci o veleno di insetti; mentre le reazioni atopiche sono reazioni che sviluppano in seguito all’inalazione o all’ingestione di antigeni innocui (allergeni) comunemente presenti nell’ambiente e mostrano tendenza a segregarsi in certi gruppi familiari. Questo poiché la predisposizione genetica multifattoriale (ciascun fattore non è di per sé in grado di conferire alterazioni patologiche) gioca un ruolo rilevante, mentre l’esposizione agli allergeni rappresenta l’altra condizione necessaria per l’estrinsecarsi del fenotipo allergico. Tuttavia le reazioni immediate costituiscono solo una parte dell’intero meccanismo fisiopatologico, potendo essere seguite dalle reazioni di fase tardiva, che contribuiscono in maniera determinante alla genesi delle manifestazioni cliniche e soprattutto alla loro cronicizzazione.
Considerando sempre il meccanismo fisiopatologico, possiamo distinguere malattie allergiche IgE-mediate, nelle quali i pazienti producono immunoglobuline E (IgE) verso sostanze, in genere proteiche, dotate di potere allergenico; e malattie pseudoallergiche, indipendenti dalla produzione di IgE.
Gli allergeni sono particelle dotate del potere di indurre, in soggetti predisposti, una risposta immunologica prevalentemente caratterizzata dalla produzione di IgE.
Questa proprietà appare non correlata con le caratteristiche chimico-fisiche; essi sono tuttavia (spesso) proteine (in genere di basso peso molecolare: 5-60 kD), glicosilate, resistenti al calore, al pH e agli enzimi proteolitici. Altre volte sono molecole più semplici (come farmaci) che fungono da apteni e si legano a proteine carrier diventando così allergenici.
Possono essere introdotti nell’organismo per via inalatoria, per ingestione o per iniezione.
I pollini possono essere classificati in:

  • Pollini anemofili. Rappresentano gli allergeni inalanti più frequentemente responsabili di manifestazioni allergiche a carico dell’apparato respiratorio, in ogni Paese del Mondo; si ritrovano nell’atmosfera in stagioni ben definite. Sono di natura proteica o glicoproteica e vengono liberati dal granulo pollinico al contatto con la superficie umida e ricca di enzimi delle mucose. I granuli a loro volta contengono enzimi che facilitano la penetrazione degli allergeni attraverso le mucose. I più importanti sono graminacee, composite, urticacee (parietaria), olivo, betulla, cipresso. I pazienti con allergia ai pollini presentano disturbi limitati al periodo della pollinazione, accentuati quando sussistono condizioni che favoriscono maggiormente la pollinazione: temperatura 25-30°C, vento 5-15 Km/h, umidità relativa 60-90%, giornate soleggiate e non piovose.
  • Spore fungine. Sono presenti in grande quantità nell’ambiente esterno e sono trasportate dalle correnti aeree a grande distanza per poi depositarsi al suolo, anche in ambienti chiusi, sviluppandosi e dando origine a molte altre spore. La loro struttura è meno conosciuta rispetto agli allergeni pollinici, così come le stagioni di esposizione alle spore, che possono peraltro presentare notevoli differenze in base all’area geografica. I più importanti sono alternaria, cladosporium, aspergillus, ed altri. La sintomatologia allergica dovuta a spore fungine si accentua nei periodi umidi e piovosi.
  • Derivati epidermici degli animali. Gli allergeni più importanti derivano dall’epitelio, ma anche dalla saliva e dal siero. Sono importanti sorgenti di allergeni animali il gatto, il cane, il cavallo ed il coniglio.
  • Derivati degli acari della polvere domestica. Si calcola che il 45-85% degli asmatici sia sensibilizzato nei confronti degli acari, i quali sono responsabili della gran parte delle malattie allergiche ad andamento subcontinuo o cronico. Gli allergeni sono dati dalla frammentazione dei tegumenti e dalla liberazione di particelle fecali (ricche in guanina: il suo dosaggio è utile per stimare la presenza di acari in un ambiente). La loro crescita è favorita dal clima caldo-umido, per questo i sintomi a loro dovuti hanno un peggioramento nella tarda estate-inizio autunno.
  • Derivati del latice naturale. Sono un allergene importante soprattutto per alcune categorie a rischio (operatori sanitari, soggetto sottoposti a multipli interventi chirurgici).

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