IL CORAGGIO DELL'INCOSCIENZA
A cura di: Galleria Studio 2
Artisti: Maurizio Cariati & Enrico Baj
Location: Galleria Studio 2, via Nuova 53 – Faenza (RA)
Tel: 3337946167 (Mauro Drei), 3383135771(Matteo Valtancoli), 3391888629 (tania)
Orari: 16.00-20.00 da martedì a venerdì; 9.30-12.30 e 16.00-20.00 sabato
Vernissage: domenica 17 novembre 2006 ore 18.00 (sarà presente l'artista M. Cariati)
Durata: 18/12/2006 al 31/12/2006
Info: info@galleriastudio2.com; www.galleriastudio2.com
In mostra: opere esemplative del maestro Enrico Baj e ultima serie 2006 di
Maurizio Cariati
Note sugli artisti:
Enrico Baj ( Milano 31 ottobre 1924 - Vergiate 16 giugno 2003) fu pittore, scultore , campione delle avanguardie degli anni '50, nonché Trascendente Satrapo e Imperatore Analogico della Patafisica Milanese.
"Oggi viviamo una certa inattualità dell'arte…", tra le ultime parole rilasciate durante una delle più recenti interviste.
Dopo il liceo classico iniziò gli studi di medicina, per abbandonarli dopo la seconda guerra mondiale a favore della Facoltà di Giurisprudenza (che completò diventando avvocato ) e dell' Accademia di Belle Arti di Brera, che frequentò parallelamente. Aderì fin da giovane all' anarchismo e la sua opera è spesso orientata a mettere alla berlina il potere in tutte le sue forme. (Wikipedia)
Lo scandalo, la libertà, il disprezzo per il kitsch, che seduce per asservire la massa dei compratori, l'informale spurio irrorato da una poetica corrosiva e dadaista, fanno dei suoi innumerevoli cicli e lavori l'arena per una critica a fior di labbra sulla natura di oggetti uomo e uomini manichino.
L'elemento sorpresa e l'elemento grottesco sono poi un tutt'uno nella pittura di Baj, caricandosi di una brutale aggressività o addirittura malvagità contro lo spettatore benpensante. ( M. Calvesi)
"I quadri di Baj – scriveva Borghese nel ‹‹Corriere della Sera›› del 24 novembre '51 – possono rammentare l'effetto che un discolo ottiene scaraventando contro un muro la boccetta dell'inchiostro". Del novembre 1951, infatti, è la prima esposizione con Dangelo, alla galleria San Fedele di Milano, che testimonia la nascita del Movimento Nucleare di cui firmò il manifesto insieme a Crippa, Dova e altri. Continuò fondando con Jorn (1954) quel Mouvement internetional pour une Bauhaus imaginiste che per primo si schierò contro la forzata razionalizzazione e geometrizzazione dell'arte in opposizione al dominio della linea e dell'angolo retto. Correligionario di Lucio Fontana, Piero Manzoni, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Baj ebbe stretti rapporti e scambi con Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein, E.L.T. Mesens, Asger Jorn e altri artisti del gruppo Cobra, con il Nouveau realisme, il surrealismo e il Dada. Nel 1993 inizia il ciclo delle Maschere tribali, immagini di un moderno "primitivismo" con cui la società opulenta vuole rifarsi un look istintuale e selvaggio riciclando, come simboli, gli oggetti del consumo quotidiano. Nella stessa linea si collocano i Feltri (1993-98) e i Totem (1997). Nei primi l'ovatta, materiale sempre usato da Baj a formare figure o a rivestire sagome, schiacciata e compressa, diviene il supporto del quadro, su cui l'artista dipinge con pastelli e/o colori acrilici: nell'ultima produzione sono presenti anche pezzi di meccano e di mosaico.
Maurizio Cariati, classe '83, nato a Cosenza, formazione artistica con specializzazione nel settore "metalli", vive e lavora a Sartano e Catanzaro. Il suo leit motiv è un morphing ironico-grottesco di immagini fotografiche estrapolate da riviste, trovate su internet, ritratte con scatti dal vero. La maggior parte delle opere hanno per soggetto volti "generazionali" in close up, catturati e filtrati con l'uso del fish-eye. Prima di dipingere, dietro i telai spessi, su una base di legno, si avvale del poliuretano espanso, per creare una sagomatura aggettante. I colori (acrilici) sono stesi direttamente su sacchi di juta con pennellate rapide e decise. Alcune zone del supporto sono ricoperte da stati cromatici densi e materici, altre vengono appositamente lasciate "nude"a leggere la texture della fibra naturale. Tra l'immagine rappresentata e l'intelaiatura l'artista individua un'asse "a fuoco", circoscrivendo le zone a rilievo estruse poi dai volumi imprigionati, dalle masse in tensione plastica. Chi osserva le sue opere può notare che frontalmente la profondità rimane appiattita; l'anamorfosi, infatti, è adoperata da Cariati come tecnica di dissimulazione, affinché l'espediente permetta allo spettatore di accertarne la tridimensionalità solo di scorcio. Solo osservati obliquamente, dunque, i volti sembrano "vuotarsi", per denunciare la componente "fisica" – emotiva? – dall'interno del "sacco", dietro la "quinta" della linearità codificata del bozzetto. Cariati ha sottratto completamente i riferimenti spazio temporali alla pertinenza pittorica, moltiplicadone i livelli di lettura, attivando un rimpasto sincretico che chiama in causa fumetto, grafica 3D, fotopittura e pittoscultura.
www.CorrieredelWeb.it
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