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martedì 24 aprile 2007

IPASVI: Piu' infermieri=piu' salute: professionisti “in prima linea” per garantire l’assistenza

Intervista con la Presidente nazionale della Federazione
Ipasvi Annalisa Silvestro

C'è una precisa correlazione tra un numero adeguato di infermieri con
competenze elevate e la salute dei cittadini. Per questo il ministro
della Salute ritiene la questione del fabbisogno di infermieri una
delle priorità del suo mandato. E attraverso questa campagna i giovani
vengono invitati a scoprire i vantaggi e le opportunità di una
professione che negli ultimi anni si è profondamente evoluta

Presidente Silvestro, per la prima volta una grande professione si
rivolge direttamente ai giovani, con una campagna nazionale
finalizzata a favorire le iscrizioni ai corsi di laurea. Un'iniziativa
realizzata attraverso un forte impegno della vostra Federazione,
sostenuta da due ministeri, Salute e Università, con la collaborazione
del Ministero dell'Istruzione e degli assessorati regionali: cosa
giustifica una mobilitazione così "imponente"?
Con questa campagna viene finalmente riconosciuta da parte del Governo
la centralità della questione infermieristica per il futuro del
Servizio sanitario. È una prima, importante risposta alle priorità che
da tempo stiamo sollevando nelle sedi istituzionali: da un lato,
intervenire sul numero di infermieri, oggi carente, dall'altro
assicurare un adeguato riconoscimento delle loro competenze e un loro
impiego ottimale nelle strutture sanitarie. Con l'obiettivo di
tutelare la salute dei cittadini: c'è infatti una precisa correlazione
tra un numero adeguato di infermieri, con elevati livelli di
competenza e specializzazione, l'efficacia delle prestazioni sanitarie
e la continuità assistenziale da assicurare dentro e fuori
dall'ospedale.

Come si inserisce questa campagna nel quadro dell'emergenza infermieristica?
Questa campagna è una delle iniziative che abbiamo immaginato per
colmare il fabbisogno di infermieri. La partecipazione attiva di due
ministeri dimostra che il Governo ha compreso e condivide le nostre
preoccupazioni. E all'interno del Governo, abbiamo trovato un
interlocutore straordinariamente sensibile nel ministro della Salute
Livia Turco: poche settimane dopo il suo insediamento, ci ha convocati
comunicandoci l'intenzione di porre la questione infermieristica tra
le priorità del suo mandato. Un'intenzione che sta trovando puntuale
riscontro nei fatti.

Quali sono le dimensioni del fabbisogno di infermieri?
In Italia oggi le persone che svolgono la professione di infermiere
sono circa 340 mila: ciò equivale a un rapporto di circa 5,4
infermieri per mille abitanti, contro i 9,8 della Germania, i 12,8
dell'Olanda o, addirittura, i 14,8 dell'Irlanda. Sulla base dei
parametri dell'OCSE, per soddisfare le esigenze dell'assistenza
sanitaria italiana ne occorrono almeno altri 60mila. Un fabbisogno che
non si riesce a colmare né con l'ingresso nella professione dei
giovani laureati, né con l'immissione di infermieri provenienti da
paesi extracomunitari. È un problema, non solo italiano, che deve
essere affrontato alla radice. Non ci può essere buona assistenza se
non ci sono gli infermieri che la garantiscono. O, per dirla con un
nostro slogan, "più infermieri" significa "più salute".

A cosa è dovuta questa carenza?
La ragione fondamentale sta nel ridotto numero di giovani che scelgono
di fare questa professione e che si traduce in una incompleta
copertura dei posti disponibili per il corso di laurea. Cosa che
avviene soprattutto al Nord e al Centro. Va detto, però, che gli
accessi ai corsi sarebbero insufficienti a garantire il fabbisogno
anche qualora venissero coperti al 100 per cento. Ogni anno sono
previste circa 13 mila immatricolazioni, mentre secondo noi ce ne
vorrebbero oltre 18 mila. Abbiamo quindi due problemi: da un lato,
incentivare i giovani a iscriversi al corso di laurea, dall'altro
aumentare il numero dei posti disponibili. Decisione, quest'ultima,
che spetta al Ministero dell'Università di concerto con le Regioni.

Quali conseguenze ha la carenza di infermieri?
Negli ospedali si registra un sovraccarico di lavoro per gli
infermieri, mentre sul territorio non possono essere sviluppati
servizi essenziali quali l'assistenza domiciliare e le residenze
sanitarie. È stato dimostrato che la carenza di personale
infermieristico determina l'allungamento cospicuo del periodo di
degenza e l'incremento di eventi avversi facilmente evitabili, con
effetti sulla mortalità e sulla morbilità dei pazienti.
Un inadeguato rapporto pazienti/infermieri contribuisce al 24% di
tutti gli eventi sentinella che occorrono in un ospedale. Ogni
paziente aggiunto per infermiere è associato ad un incremento del 7%
del tasso di mortalità a 30 giorni e ad un aumento del 7% della
probabilità di failure – to – rescue. Inoltre, un rapporto
infermieri/pazienti insufficiente si riflette negativamente sugli
stessi infermieri, esposti a un rischio superiore di stress,
insoddisfazione ed esaurimento psicofisico. Fattori che a loro volta
si riverberano sulla qualità dell'assistenza e sulla salute dei
pazienti.

E le conseguenze a lungo termine?
Senza un adeguato numero di infermieri viene a mancare una delle basi
della futura assistenza sanitaria. Proprio il ministro Turco ha di
recente ricordato come, per rispondere ai nuovi bisogni di salute
della popolazione, il Servizio sanitario dovrà avere due pilastri:
l'ospedale e la medicina del territorio, e quest'ultima dovrà essere
dedicata al trattamento dei problemi legati alla cronicità e alla
disabilità. In questo, gli infermieri hanno un ruolo fondamentale.
Come si vede, quindi, di fronte a una popolazione che invecchia e che
ha bisogno di cure continue e a lungo termine, la carenza di
infermieri mette a rischio la sostenibilità e l'efficienza dei servizi
sanitari.

In che modo questa campagna cerca di motivare i giovani a scegliere di
diventare infermieri?
Abbiamo voluto parlare direttamente ai giovani e alle loro famiglie,
comunicando loro quanto può essere gratificante la professione di
infermiere. Ci troviamo di fronte anche a un problema di immagine:
quella degli infermieri è spesso legata a pregiudizi o stereotipi
superati. Ci siamo quindi posti il problema di promuovere un'immagine
degli infermieri rinnovata, corrispondente alla realtà
di una professione che negli ultimi anni si è profondamente evoluta.
Abbiamo utilizzato, in modo integrato, le risorse di comunicazione più
efficaci per raggiungere i giovani: internet, un video, spot
radiofonici e soprattutto un ciclo di incontri di orientamento nelle
scuole superiori di moltissime città italiane

Ma, in definitiva, perché un giovane oggi dovrebbe scegliere di
diventare infermiere? Qual è il messaggio chiave della campagna?
Il messaggio chiave della campagna è che oggi l'infermiere è un
professionista della salute, laureato, con competenze complesse e
responsabilità importanti a livello clinico e organizzativo. Per usare
il linguaggio della campagna, un "protagonista" dell'assistenza
sanitaria. Diventare infermieri significa quindi svolgere compiti
importanti, essere un punto di riferimento per gli altri rispetto a
situazioni centrali nella vita delle persone: la salute, il benessere,
il dolore, la speranza. Per questo parliamo di "vita vera". Siamo
convinti che moltissimi giovani vogliano basare la scelta del loro
futuro professionale su motivazioni forti, che possono trovare una
risposta nella nostra professione: la competenza tecnico scientifica e
il suo costante sviluppo, la forte componente relazionale, i valori
della solidarietà, dell'aiuto agli altri, del prendersi cura. Senza
trascurare i vantaggi che la professione infermieristica sa offrire in
termini di stabilità e di sicurezza del !
posto di lavoro in un'epoca in cui tutto si precarizza.

per maggiori informazioni: Capo Ufficio stampa e comunicazione
Ipasvi: Emma Martellotti
Ufficio Stampa Adnkronos Comunicazione -
Addetto stampa: Lorenzo Pilotti - Tel.06-5807510 lorenzo.pilotti@adnkronos.com

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