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giovedì 6 marzo 2008

Donadoni: "Agli Europei, attenti a tutti" ai microfoni di swissinfo and Swiss Radio International


Roberto Donadoni, commissario tecnico della nazionale italiana, parla a cuore aperto di Euro 2008 e della Svizzera, una bella squadra di giovani.

BERNA, Svizzera e MILANO, Intervistato da swissinfo a Milano, Donadoni ricorda che tutti possono ambire alla vittoria finale e ironizza sui giornalisti che vorrebbero fare la squadra ma non pagare per le sconfitte.

Incontriamo Roberto Donadoni quando mancano 100 giorni al campionato europeo e l'Italia del pallone è alle prese con l'ennesimo tormentone: Del Piero e Cassano saranno o no convocati in nazionale?

È l'unica domanda che fa sorridere e rispondere con un filo d'ironia il ct azzurro. "Che la stampa sia piena di consigli su chi inserire in squadra non è una novità: sarebbe invece una bella novità se desse consigli anche su chi... escludere dalla nazionale, ma questo non avviene praticamente mai. È un po' troppo facile, visto che non sono certo i giornalisti a doversi assumere la responsabilità finale, non sono loro a pagare in caso di errore".

Con i media, il successore di Lippi ha un rapporto buono ma non calorosissimo; un po' per temperamento, un po' perché è uomo di poche parole, in un paese dove invece "il campionato più bello del mondo" (cosi lo definiscono) solleva discussioni e passioni spesso spropositate.

Dare il buon esempio per sconfiggere la violenza
Quando gli chiediamo se l'Italia abbia superato la brutta pagina di calciopoli e della violenza negli stadi, la sua risposta è senza appello: "Io sono molto critico con me stesso, sono convinto che occorra sempre avere un atteggiamento corretto e credo che occorra trasmettere un'immagine positiva anche quando si tratta di calcio. Ma bisogna farlo dando l'esempio, e avere anche un po' di memoria storica: cosa ne è di tanti buoni propositi pochi mesi dopo che sono stati espressi? Spesso non c'è niente".

Insomma, meno parole, maggiore concretezza e soprattutto più fatti: "Tutto sta al senso civico delle persone, che però bisognerebbe far crescere semplicemente e costantemente nella quotidianità, e non solo a proclami".

Donadoni ha ereditato da Lippi una squadra scossa da calciopoli e galvanizzata dalla vittoria dei mondiali di Germania; l'ha portata a qualificarsi per gli europei e non teme confronti con il passato: "Sarebbe assurdo. La conquista della coppa del mondo è un momento straordinario per l'Italia. Ma la vita continua e il fatto di essere campioni del mondo non può diventare un peso psicologico in vista degli europei".

Spirito di squadra
Sono molti i giocatori che Donadoni ha selezionato e inserito nel giro della nazionale; qualcuno dice troppi. Ma intanto ha scoperto e portato alla ribalta giovani come Quagliarella e Di Natale: "Rinnovarsi è naturale e indispensabile&".

Per la prima volta diversi nazionali italiani giocano all'estero. Può essere un problema per l'amalgama del gruppo? "No, non cambia molto. Si tratta di giocatori - come Cannavaro o Toni - che militano in club europei prestigiosi, squadre con grandi motivazioni e ambizioni, con uno spirito vincente di cui può beneficiare anche la nazionale".

E ce ne vorrà, di spirito vincente, già dalle prime partite degli europei, che vedranno impegnati gli azzurri contro Francia, Olanda e Romania: "Ci è capitato un girone delicato. Italia-Francia rinnova una sfida che suscita interesse e grandi attese, e c'è chi cerca di renderla ancora più avvincente con qualche eccesso verbale e polemico. Per quanto concerne l'Olanda, sono contento che sia guidata da Van Basten, che ha fatto molto bene nella fase di qualificazione. È bello pensare che sulla panchina a fianco ci sia non solo un collega ma anche un amico".

E dal ct francese Domenech si aspetta qualche frecciata, come è avvenuto nel recente passato? "Se non la mette sul piano personale, può dire ciò che vuole, per me non ci sono problemi: i problemi nella vita sono ben altri".

L'abbraccio degli italosvizzeri
In Svizzera - soprattutto tra i tanti immigrati italiani - c'è stata delusione per la scelta di una località austriaca per il ritiro azzurro. "Non c'è stata nessuna volontà di esprimersi contro la Svizzera", spiega Donadoni. "Le location possibili erano poche e altri avevano già fatto delle prelazioni. Quando ci siamo mossi abbiamo visto che tra quelle che restavano la più indicata per noi era Baden, in Austria".

"Noi contiamo comunque e sempre sull'appoggio dei tanti tifosi italiani immigrati nei due paesi che ospitano questo europeo: in tal senso sentiamo una sorta di responsabilità in più. Del resto abbiamo giocato a Zurigo un'amichevole con il Portogallo, abbiamo visto che c'è stata grande adesione da parte dei tifosi, e penso che la nostra prestazione li abbia soddisfatti".

Attenzione alla giovane Svizzera
E la nazionale svizzera? Che idea se n'è fatta? "Una squadra giovane, che ha già dimostrato di valere. Qualche suo uomo milita in squadre italiane e lo fa con buoni risultati. Non è poco per un paese di piccole dimensioni esprimersi a un tale livello".

Non va poi dimenticato che i rossocrociati sono sempre stati un osso duro per gli azzurri: "A conferma del valore della vostra squadra. Guardi, io non credo molto alla tradizione, o meglio credo che la tradizione la si realizzi e la si conquisti sul campo, partita dopo partita. Oggi non esistono squadre facili, e lo dico sapendo che la Svizzera non lo è mai stata".

"Ciò vale anche per i prossimi europei, che, a mio giudizio, vista la qualità delle squadre hanno quasi il valore di un mondiale. La favorita? Certo, ci sono compagini più blasonate di altre. Ma gli europei riservano spesso delle sorprese, e non è un caso se gli azzurri non li vincono da quarant'anni. Ci sono squadre che all'inizio del torneo tutti giudicano di seconda fascia e che poi fanno il colpaccio. Chi non ricorda la Danimarca, o la Grecia quattro anni fa? Insomma, attenti a ... tutti&".

swissinfo, Aldo Sofia, Milano
Internet: http://www.presseportal.ch

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