Il 2009 doveva essere l'ultimo anno di vita dei sacchetti di plastica, prima della messa al bando. Niente sembra muoversi e allora i comuni fanno da sé. Vivere senza plastica è possibile? Sembrerebbe di sì. Storie di piccoli e grandi cambiamenti di abitudini
Vivere senza plastica è possibile?
A guardarsi intorno verrebbe quasi da rispondere con un no. Basta dare un'occhiata alla propria scrivania. Soltanto tra computer, cellulari e penne biro c'è una quantità di plastica davvero impressionante.
C'è chi ha fatto un tentativo: la giornalista della BBC Christine Jeavans per un mese ha raccontato sul suo blog com'è vivere senza utilizzare prodotti di plastica nel nostro mondo. Un'impresa quasi impossibile.
Ma c'è chi ha voluto fare di più: un anno intero senza plastica.
E' la storia che racconta il documentario Recipes for Disaster.
Senza bisogno di imbarcarsi in imprese altrettanto titaniche, modificare le piccole abitudini di tutti i giorni può fare la differenza, come tenere in borsa una shopper di tela anziché utilizzare le buste di plastica...
La frase ricorrente dovunque è sempre: Niente busta, grazie. Il lato ecologico della faccenda è il non contribuire a disseminare in giro plastica inutile semplicemente servendosi di shopper e buste riutilizzabili, il lato sociologico (e italiota) della faccenda è che i negozianti, invece di essere contenti o stimolati a porsi delle domande, ti guardano straniti come se fossi un extraterrestre.
E invece sì, è assolutamente possibile vivere senza sacchetti di plastica. Senza circondarsi di infiniti sacchetti di plastica quando si va al supermercato, in farmacia [dove oltretutto i sacchetti sono microscopici quindi praticamente inutili per qualunque altro utilizzo], in libreria, al mercato, a fare qualche commissione, etc.
Proprio su questo fronte, mentre il resto del mondo incentiva la scelta di materiali alternativi come le bioplastiche e il materbi, in Italia non si fanno passi in avanti, anzi si torna indietro...VENDERA' cara la sua pellaccia di polietilene. Non lasciamoci ingannare da quel suo aspetto flaccido e spiegazzato: lo shopper è un vero duro. Condannato ufficialmente a morte per crimine ecologico continuato ed aggravato. Fissata la data dell'esecuzione: 31 dicembre 2009, fra meno di otto mesi. Ma lui se ne fa un baffo. Statene certi: la scamperà anche stavolta, e il primo giorno di apertura dei supermercati del 2010 lo troverete quasi ovunque ancora vivo, lì alle casse, sbruffone e servizievole, comodo e prepotente.
Il sacchetto di plastica non ha affatto i giorni contati. Solita storia all'italiana: annuncio, clamore, dibattito, reazioni, poi niente. Sembrava tutto già deciso con un comma (il numero 1130) della Finanziaria 2007, la prima dell'ultimo governo Prodi, che prevedeva di "giungere dal definitivo divieto, a decorrere dal 1° gennaio 2010, della commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l'asporto di merci", rispettando la scadenza suggerita dalla direttiva comunitaria EN 13432. Brindisi tra gli ambientalisti, cruccio dei produttori, tutto inutile: la norma c'è ma non c'è, visto che i decreti attuativi per definirne i modi (e soprattutto per sanzionare chi non rispetterà il "definitivo divieto") non sono mai stati emanati.
Per ovviare all'immobilità in ambito nazionale su questo tema si sono attrezzati i sindaci. Sono sempre di più infatti i primi cittadini che propongono iniziative per bandire i sacchetti di plastica inquinante dal proprio Comune. Un esempio è Castellammare di Stabia, in cui l'esperimento è attivo da marzo... Spesa alimentare e altri acquisti non potranno più finire nelle classiche shopper di materiale non biodegradabile, ma esclusivamente in sacchetti di carta o mater bi. Il sindaco Salvatore Vozza ha firmato un'ordinanza che vieta a tutti i negozi e bar di distribuire le buste di plastica. I commercianti avranno tutto il tempo per organizzarsi per questa novità visto che l'ordinanza sarà esecutiva a partire dal primo marzo 2009.
"I sacchetti di plastica sono causa di inquinamento ambientale, essendo non biodegradabili- sottolinea l'assessore all'Ambiente Raffaele Longobardi- Costituiscono un problema per la raccolta differenziata, infatti troppo spesso nella zona dove la raccolta avviene con i cassonetti la frazione organica presenta impurità, dovuta proprio a questi sacchetti di plastica. Abolendo la loro distribuzione su tutto il territorio cittadino, potremo raggiungere risultati ancora più significativi.
L'Associazione Comuni Virtuosi ha anche lanciato una campagna si sensibilizzazione, Portalasporta.it. Questa campagna promossa dall'Associazione Comuni Virtuosi, con il patrocinio del WWF, è una campagna totalmente propositiva che vuole dimostrare come sia facile modificare stili di vita errati semplicemente diventandone completamente coscienti ed attuando semplici accorgimenti per poterli prevenire.
Stiamo parlando dell'uso o meglio dell'abuso della busta di plastica che è l'oggetto che più abbonda nelle nostre case (provate a contarle ), che riveste e trasporta ogni nostro acquisto, un oggetto usato per pochi minuti, ma che può durare anche 100 anni.
Spesso ci viene dato "gratuitamente", ma il costo è nascosto in un pesante pedaggio che tutti paghiamo; in un inutile spreco di risorse energetiche non rinnovabili (deriva dal petrolio), ma soprattutto in termini di danno ambientale.
Purtroppo i sacchetti vengono spesso incivilmente abbandonati o finiscono comunque nell'ambiente per opera di agenti naturali come acqua e vento, intasando scarichi con conseguenti allagamenti e attraverso corsi d'acqua raggiungono mari e oceani.
Qui avvengono i maggiori danni poiché i sacchetti agiscono come serial killer per la fauna marina e per gli uccelli che vi rimangono imprigionati.
La plastica dopo la morte dell'animale torna libera di uccidere ancora e dopo un lentissimo processo di foto degradazione di centinaia di anni si scompone in particelle tossiche sempre più piccole che è dimostrato siano già entrate nella catena alimentare dell'uomo.
Non solo i comuni, anche la grande distribuzione si attrezza per l'abbandono della plastica, come Auchan: L'avevano annunciato da tempo, ora, con sei mesi d'anticipo rispetto ai termini di legge, la multinazionale ha già iniziato a mettere in pensione i sacchetti di plastica.
Auchan ha infatti inaugurato il primo ipermercato sul territorio nazionale che bandisce il sacchetto di polietilene. Si tratta dell'ipermercato di Antegnate nella provincia di Bergamo (all'interno dell'Antegnate Shopping Center).Al posto del sacchetto di plastica il consumatore troverà quattro alternative attente all'ambiente, ovvero i sacchetti ottenuti dal mais, quelli fatti in cartone, in carta e infine in cabas.
La situazione italiana risulta ancora più incredibile se si pensa che altrove è proprio l'industria dei sacchetti di plastica a investire in materiali più sostenibili. L'American Chemistry Council (ACC), infatti, ha posto come obiettivo che i sacchetti di plastica del futuro dovranno essere prodotti con il 40% del materiale potenzialmente riciclabile entro il 2015. Per quella data si prevede di ridurre i rifiuti per un ammontare di circa 300 milioni di dollari (circa 220 milioni di euro) all'anno. L'obiettivo richiederà due punti primari, i quali dovranno soddisfare le seguenti condizioni:
1. Il processo di produzione dovrà essere rivisto, e per questo l'industria del sacchetto di plastica sta cercando di investire 50 milioni di dollari per questo scopo
Qui in Italia, invece, mentre attendiamo che cambi la legge, proviamo a cambiare le nostre abitudini.
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