CAMBIARE LA POLITICA PER CAMBIARE LO SVILUPPO
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Molti avvenimenti si stanno producendo nella nostra Regione, che meritano una attenzione nuova, perché si muovono in quel terreno sconosciuto che è quello compreso tra le potenzialità che la Campania concretamente esprime e i mali atavici di una società che non riesce a crescere.
L'accordo raggiunto per risolvere la crisi dello stabilimento ATITECH di Capodichino è un fatto importante e significativo. Il presidente degli industriali napoletani, Gianni Lettieri, alla testa di una nuova società, ha rilevato la proprietà dell'azienda, garantendo, in questo modo la continuità dell'impresa e il posto di lavoro a gran parte dei dipendenti. Una buona notizia, che ci restituisce un poco di fiducia per il futuro. Dopo anni di disinteresse e di scarsa propensione all'attività di impresa produttiva da parte degli imprenditori napoletani, Lettieri ed i suoi soci, dimostrano che esiste a Napoli una classe imprenditoriale che vuole fare impresa, rischiando e mettendosi in discussione.
Lettieri, era stato interprete, l'anno scorso di una serie di manifestazioni e di interventi, che facevano pensare ad una sua possibile candidatura alla Presidenza della Regione, sollecitata anche da Berlusconi. Adesso non si parla più di candidature, mentre è in atto una intensa attività del management della nuova società, per far ripartire la produzione e per acquisire nuove commesse.
La crisi in Campania è grave, e colpisce soprattutto il settore industriale, in questo contesto, questo accordo appare un segnale incoraggiante, una speranza. Gli imprenditori meridionali, non sono stati meno responsabili dei politici del degrado e del mancato sviluppo del nostro mezzogiorno. Se in Italia il rapporto tra impresa e politica à evidente e condizionante in Campania, e nel Sud in generale, questo rapporto spesso diventa collusione, se non addirittura corruzione. Romeo e l'Impregilo, sono solo gli esempi ultimi di un modo di fare impresa che condiziona la politica ed impedisce lo sviluppo. Purtroppo gli avvenimenti di Telese Terme ci riportano al passato, alla corruzione di sempre. L'arresto del sindaco di Telese, con il coinvolgimento nella inchiesta di altre 78 persone tra politici, dipendenti comunali ed imprenditori, fanno ripiombare nell'amarezza i cittadini della Regione, che si vedono circondati dal malaffare e dalla cattiva amministrazione.
Telese è una cittadina di 6537 abitanti, con una superficie di appena 9 Kmq, è mai possibile che nessuno vedeva quello che succedeva, che nessuno si rendeva conto che amministratori, impiegati ed imprese erano tutti parte di un sistema di corruzione e che tutto questo durava da molti anni. Il sindaco di quella città è stato eletto per due volte di seguito, poi ha fatto l'assessore ai lavori pubblici e quindi ancora rieletto sindaco. I cittadini non avevano nessuna idea del livello di corruzione in cui erano immersi, oppure tutti consideravano normale quello che avveniva?
In questo contesto si è inserito anche il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, che ha portato un attacco al Governatore Bassolino e alla sua gestione dei fondi europei. De Luca non è nuovo negli attacchi alla Regione ed alle prese di posizioni originali e di forte impatto sulla opinione pubblica.
Tutti ricorderanno la sua decisione di fornire ai vigili urbani salernitani un manganello, per dare una sensazione di maggiore sicurezza ai cittadini. De Luca ha alle sue spalle un invidiabile percorso di successi e di consenso, Salerno è una città trasformata, pulita, con un porto in pieno sviluppo, piena di innovazioni e di attività. De Luca,gode di un consenso molto alto da parte della cittadinanza ed è risaputo a tutti l'antagonismo che ha sempre avuto con Bassolino. La sua uscita, questa volta appare, però più una candidatura per la Presidenza della Regione, che un vero e proprio contributo per un nuovo modo di spendere i finanziamenti europei. Che De Luca possa legittimamente aspirare a candidarsi alla Presidenza della Regione, pensiamo che sia un suo diritto, ma costruire il proprio percorso politico sulle macerie delle amministrazioni precedenti non è utile a nessuno.
Abbiamo bisogno di un profondo cambiamento della società, della politica per far ripartire lo sviluppo, che fino ad ora ci è sempre stato negato. Non basterà il cambiamento tra centro destra e centro sinistra, a produrre effetti innovativi nel Governo locale. Basta pensare alla provincia di Napoli, gestita dal nuovo Presidente Cesareo, del centro destra, che è sparita dalla scena politica ed economica della regione e di cui non si conoscono i provvedimenti ne gli indirizzi politici.
Non basterà sostituire con Cosentino o Caldoro l'attuale Governatore per garantire un futuro migliore alla nostra regione, se non si cambia il modo di fare e di intendere la politica. Ma soprattutto se non cambia la società civile della Regione, se gli industriali, i medici, i professionisti, gli uomini di cultura non assumeranno comportamenti responsabili, quando si libereranno dalla cultura assistenziale, dalla dipendenza dei finanziamenti pubblici, avremo una realtà politica nuova, di politici meno condizionati, di cittadini più liberi.
Se dobbiamo scegliere candidati per le prossime elezioni regionali, sarebbe il caso che tutti coloro che hanno problemi in sospeso con la giustizia facessero un passo indietro, in questo modo potremmo veramente avere un ricambio della classe politica. Una nuova morale collettiva per una nuova politica, per riprendere la strada dello sviluppo.
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