INFLUENZA: TRA CONFUSIONE, IMPREPARAZIONE E RETICENZE.LE MORTI.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Ad ascoltare la televisione non ci sarebbero problemi per l'influenza suina, quella che tecnicamente viene individuata con la sigla H1N1. Anche in queste ore in cui si susseguono le notizie di decessi e di ricoveri di ammalati gravi, ospitati da subito in rianimazione e spesso trattati con il coma farmacologico; la posizione di tutti gli addetti ai lavori è quella di minimizzare. Come se, così facendo fosse possibile esorcizzare, in qualche modo il problema. Quello che sorprende in questa delicata e grave vicenda, che al Cotugno di Napoli, sono morti già 5 persone, una percentuale molto alta degli 11 decessi che si sono registrati, fino ad ora in Italia. Il vice ministro Fazio, comincia ad ammettere, a denti stretti, che nel nostro paese si sta registrando il maggior numero di casi del resto di Europa. Per il nostro paese, la previsione del Ministero e di 380 casi per 100.000 abitanti. Esplodendo questi dati si può ipotizzare che l'influenza suina in Italia colpirà oltre 230.000 persone in maniera grave e di queste, molte, corrono un alto rischio di decesso. Secondo dati recenti in America per ogni cento colpiti da influenza si è registrato un decesso, il numero fornito di 4726, rappresenta un dato che giustifica l'allarme sociale lanciato in quel paese.
Se venisse confermata anche in Italia questa tendenza, saremmo costretti a misurare oltre 2.000 morti che sinceramente ci appaiono molti e che ci auguriamo di non dover registrare.
Non c'è nulla da minimizzare, ma bisogna correre ai ripari con misure adeguate.
La seconda considerazione che viene spontaneo fare, riguarda la specificazione che segue ogni decesso per l'influenza: "Coloro che sono deceduti, erano affetti da altre gravi patologie."Come dire. "Non sono morti per l'influenza, ma perché erano già ammalati gravi. Questa affermazione ipocrita è veramente una vergogna sia per quei medici che la confermano, che per quei giornalisti che la ripetono come una giaculatoria. L'influenza sarebbe una concausa, secondo queste affermazioni, siamo d'accordo, ma senza quella maledetta influenza nelle case dei 5 deceduti non si piangerebbero i propri cari scomparsi.
Due deceduti, nei giorni scorsi erano medici, affetti da gravi patologie, ma che vivevano e lavoravano tranquillamente, convivendo con la dialisi e le insufficienza respiratorie. Le loro malattie, si sono verificate mortali con l'insorgere della influenza.
Tutti coloro che sono deceduti per l'influenza suina, erano persone con problemi fisici gravi, ma che non erano in imminente pericolo di vita. L'influenza è un problema che deve essere affrontato con serietà. Anche perché bisogna rispondere alla domanda: "Perché il maggior numero dei casi mortali si sta sviluppando al sud ?" Da quello che si capisce perché nel sud, l'arretratezza dello sviluppo si misura anche con una diffusione di malattie respiratorie, cardiache e renali, che non hanno avuto adeguata prevenzione negli anni passati. Purtroppo, la medicina è ancora un privilegio di pochi a discapito della enorme spesa sostenuta. Infine la valutazione che deve essere fatta è quella della impreparazione ad affrontare la pandemia in atto. Si prevede il picco del contagio, secondo le stime del Governo, tra la metà e la fine di Novembre prossimo, sta arrivando il vaccino per le categorie a rischio, ma solo ora si sa che questo vaccino ha bisogno di venti giorni per fare effetto, dopo essere stato somministrato. Si corre il rischio che il vaccino faccia effetto quando la influenza sarà già diffusa.
Il problema è serio, non va trattato negandolo, anche se sembra che la cultura di questi ultimi mesi sia quello di sorridere perché va tutto bene. La crisi economica non c'è mai stata, l'influenza non ci colpirà e se qualcuno per caso se la prende e colpa sua.
Sarebbe il caso di assumere, invece, seri provvedimenti di profilassi collettiva, cercando di prevenire e non di subire, come inevitabile, una epidemia che si continua a negare. Le bugie, vale la pena ricordarlo hanno le gambe corte.
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