L'ACQUA È UN BENE COMUNE
ANCHE IL WWF ALLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 20
"TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE PER LA GESTIONE DEI BENI COMUNI"
Il WWF Italia sabato 20 marzo scenderà in piazza a Roma, insieme a numerose altre associazioni ed enti locali, a tutela di beni comuni come l'acqua, la biodiversità, il clima e per la democrazia partecipativa: beni di tutti, indispensabili per garantire una qualità di vita dignitosa e sui quali non è possibile la ricerca del profitto a tutti i costi.
La manifestazione, organizzata dal Forum dei movimenti italiani per l'acqua, partirà da piazza della Repubblica alle ore 14 ed attraverserà le strade di Roma per giungere a Piazza Navona.
Il WWF ritiene si debba ricominciare dalla "solidarietà", ma anche dalla trasparenza e dalla partecipazione. Per questo è stato tra i promotori della proposta di legge d'iniziativa popolare "Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico" che è stata supportata due anni fa dalle firme di 400.000 cittadini.
Questo deve essere il punto di partenza per ridiscutere della gestione della risorsa idrica che non può che passare dalla tutela e dal ripristino degli ecosistemi acquatici. Il Governo nazionale, invece, sordo a qualsiasi proposta per avviare una gestione partecipata e pubblica dell'acqua, ha deliberatamente rinunciato a considerare la proposta di legge d'iniziativa popolare che ed ha inserito nel decreto "Ronchi" un articolo sulla "privatizzazione" dell'acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione della risorsa idrica.
Il WWF è convinto che la gestione della risorsa idrica non possa essere relegata a continui provvedimenti frammentari, al di fuori di un'ottica di pianificazione e gestione partecipata a livello di bacino idrografico, come peraltro sostiene la direttiva quadro acque 2000/60/CE.
Anche l'ultimo disastro ambientale sul Lambro e il Po, che tra l'altro ha determinato il blocco momentaneo dell'approvvigionamento di acqua potabile nel Delta e messo a rischio un ecosistema delicatissimo ed importanti attività economiche, ha evidenziato la forte interrelazione della gestione dell'acqua nei suoi differenti usi e la necessità di un approccio trasparente e partecipato per la gestione e la tutela della risorsa idrica.
Il Governo nazionale ha incredibilmente motivato il decreto di "privatizzazione"con la necessità di adempiere a norme comunitarie sull'acqua. Una motivazione inesistente, come dimostrano le moltissime legislazioni di altri Stati europei che mantengono l'acqua pubblica, e che, peraltro, non è emersa nel 2006 quando la Corte di Giustizia europea ha condannato l'Italia per la mancata trasposizione nella legislazione nazionale della Direttiva 2000/60/CE, che "istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque", o per la quasi certa sanzionatura per l'inadeguatezza dei Piani di gestione di distretti idrografici redatti in estremo ritardo a seguito della stessa normativa europea, o per la mancata istituzione dei distretti idrografici.
Roma 19 marzo 2010. 06 84497213, 377, 265, 463 – 02 83133233
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