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sabato 10 aprile 2010

La “Benzina” un carburante Sociale per l’Italia


Valutando una realtà basata sugli interessi legati al petrolio che oggi sembra avere portato ad una situazione insostenibile per il cittadino Italiano che oramai può considerare l’Auto un bene di lusso. Sembra infatti che proprio su questo bene comune e necessario per la locomozione di tutti che si incentrano gli interessi fiscali dello stato Italiano e dei paesi produttori di petrolio che trovano in questo senso la possibilità di poter gestire a proprio piacimento il prezzo a livello mondiale attraverso una vera lobby. A pagare sempre il popolo che dovrà sborsare circa 254 euro in più all’anno per spese obbligatorie di locomozione legate alla benzina. Le colpe le possiamo fare ricadere anche sulle accise statali che hanno una storia lunga di ben 75 anni e che basano le loro fondamenta sui vari problemi dell’Italia , si parte dalla guerra dell’Abissinia con un aumento di 1.90 lire per continuare con il finanziamento della crisi di Suez del 1956, il finanziamento del disastro del Vajont del 1963, il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966, il finanziamento del terremoto del Belice del 1968 , il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976 , il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980 ,il finanziamento della guerra del Libano del 1983 , il finanziamento della missione in Bosnia del 1996 ed infine il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004,il tutto per la modica cifra di 486 lire pari ai 25 cent di oggi a cui viene sommata anche l’imposta di fabbricazione e l’IVA del 20% per un totale del 52% del costo globale alla Pompa. Il prezzo finito comunque è composto anche da altre voci, quali il costo del prodotto raffinato,il trasporto primario,il costo dello stoccaggio,le varie spese d’ufficio e di punto vendita fino ad arrivare al gestore per un totale che si aggira in circa il 30% del prezzo alla pompa. Una cronistoria di imposizione fiscale allarmante per gli effetti sulle tasche dei cittadini e sul bilancio familiare è devastante in considerazione anche delle altre imposizioni fiscali obbligatorie. Tra le classi di lavoratori e di singoli cittadini vengono maggiormente colpiti tutti coloro che non hanno un’attività commerciale perché non possono godere di nessun beneficio detrattivo con un’imposizione doppia rispetto a tutti gli altri. Cosa dire dei pendolari che hanno l’obbligo di usare l’Auto per andare a lavorare? In tutto questo marasma impositorio e solo per la Benzina lo Stato Italiano per ogni aumento di 1 centesimo al litro guadagna 20 Milioni di euro al mese,infatti valutando i dati ufficiali dell’Unione Petrolifera del 2007 le entrate dello Stato legate ai prodotti petroliferi sono state di 35 miliardi di euro di cui 24,7 miliardi derivanti dalle accise e 10.5 dall’IVA. Dalla parte del cittadino alcune Associazioni dei Consumatori dal canto loro propongono una serie di contropartite primo fra tutti il “Fai da te” che permette in alcuni casi di risparmiare 1,5 cent al litro che si possono trasformare in 25 euro l’anno di risparmio,altra mossa economizzante fare benzina nelle “Pompe Bianche” che sono dei distributori senza marchio, ne elenchiamo qualcuna per dovere di cronaca,(Befin (www.befin.it) ,Gazzaniga Petroli ,Enerpetroli (www.enerpetroli.it) , Maremma ,PetroliIes ,Noaloil (www.noaloil.it) ,Dubois, Repsol, Maxcom (www.maxcom.it) , Tuscia Petroli , Facchini , Energia Siciliana ),il problema è trovarli. Tra le proposte invece la completa liberalizzazione del settore petrolifero che forse potrebbe portare dei benefici all’utenza finale. In Europa infine dobbiamo considerare più virtuosi gli Spagnoli seguiti dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania che hanno un’imposizione inferiore alla media che si aggira intorno al 57,9%. Possiamo quindi considerare Benzina un carburante “Sociale” ed alla base del nostro Sistema Economico che dà ai Governi i maggiori proventi e quindi fa parte integrante di un ordine costituito Nazionale e Mondiale che non riesce a cambiare rotta attraverso l’uso dei carburanti alternativi.

Maurizio Cirignotta

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