Bologna, 23 marzo 2019 - "È folle pensare che ci possa essere una guerra tra lavoratori italiani e lavoratori migranti. Per questo Bologna ha annunciato l'adesione, assieme a Lampedusa, al Global Compact, la call delle Nazioni Unite per creare principi internazionali di etica e rispetto nel mondo del lavoro: siamo le prime due città a farlo" Così Marco Lombardo, Assessore al lavoro di Bologna, intervenuto questa mattina a Nobìlita, il festival del lavoro che chiude oggi a Bologna. Lombardo ne ha discusso ieri con gli ambasciatori della Tunisia e del Marocco: "il governo non ha aderito al Global Compact e non ne vuole nemmeno parlare – continua - mentre tutti i paesi europei ne stanno discutendo. Non si tratta di aprire una strada a tutta l'immigrazione, al contrario si tratta di creare un sentiero legale di inserimento per queste persone, per rispondere al fabbisogno del mondo del lavoro e riconoscere le competenze dei migranti".
La direzione va creata giorno per giorno e lo spiega Chris Richmond N'zi, il creatore dell'app Mygrants: "il tema dell'immigrazione esiste da sempre e non sparirà a breve, nel 2035 gli africani in età lavorativa saranno più di quelli di tutto il mondo. Si sa per certo che per avere un 20% di riduzione dei costi della sanità l'Italia dovrebbe inserire 40.000 immigrati l'anno fino al 2060 (dati della Ragioneria Generale dello Stato), ma non sta accadendo: è ovvio che la selezione deve essere fatta da entrambe le parti e grazie a strumenti digitali, quali Blue Card e Start Up Visa, utilizzati poco in Europa e malissimo in Italia, si potrebbe scoprire un talento molto più facilmente. Per ora, l'accoglienza italiana non funziona".
Su 100 richiedenti asilo, dice Richmond, pre decreto Salvini il 35% avevano uno status, ora il 18% e solo il 2,4% ha occupazione dopo sei mesi, ma con investimento pari a zero. Mygrants fornisce informazioni sui servizi, i doveri e sulle regole di accoglienza italiane ed europee, fornendo anche attività e competenze alle persone che, per giorni spesso interminabili, si trovano nei centri di accoglienza, oltre che inserimenti lavorativi (920 nel 2018). "Gli emigrati non rubano lavoro agli italiani, né agli italiani in Europa, ma possono, anzi, creare lavoro, il fabbisogno lavorativo italiano rimane scoperto del 70% e, grazie a Mygrants, spesso, siamo stati in grado di coprire incarichi che nessun italiano, per competenze, era stato in grado di assumersi" conclude Richmond Nzi.
Al panel "Il lavoro che crea inclusione" sono intervenute anche Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista di Tv2000, Andrea Notarnicola, consulente di organizzazione e partner di Newton, Maria Cristina Bombelli, presidente di Wise Growth.
"Siamo tutti diversi, ma diversi da chi? – si chiede la Bombelli – "in azienda, ogni tanto, si creano punti di scontro tra diversi gruppi perché si è troppo abituati a confrontarsi tra 'uguali' ed è giusto, quindi, essere un po' antropologi organizzativi, ogni azienda è diversa e includere non è facile perché necessita un percorso organizzativo importante e devono essere aperte finestre di dialogo. Le sue parole vengono riprese dalla Battaglia che, con un focus sugli italiani di fede islamica, spiega: "mi occupo di queste realtà, sia in territorio italiano che in Nord Africa, e spesso noto, in ambito lavorativo e in paesi come la Giordania, che si parla di coesistenza più che di inclusione".
Notarnicola si è soffermato invece sul tema del talento: "nelle aziende spesso mancano adeguati percorsi di formazione manageriale pro-inclusione, se non in aziende di levatura globale, e anche questo è un problema
di inclusione. Chi lo dice che dopo i 35 non sei più un talento? Chi lo dice che se sei donna o se hai studiato in un'università piuttosto che in un'altra sei più o meno adatto per un ruolo lavorativo? Spesso vengono tracciate figure stereotipate che rendono i dipendenti tutti uguali e conformi". Il talento può esserci ad ogni età, può venire da ovunque e può essere donna e uomo e l'inclusione deve essere innanzitutto rispetto.
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