
L’Italia è un paese di lavoratori. Milioni di italiani si alzano presto ogni mattina, consumano la maggior parte della loro vita sul lavoro, in cambio di uno stipendio che è sempre meno in grado di dare garanzia di una serenità familiare e di una casa propria. Gente onesta, che non ruberebbe neppure una matita dall’ufficio… Gente orgogliosa della sua onestà, che non vuole cadere in basso, al livello dei malviventi.
Evitate di sviluppare una società neo-liberista che vuole inculcarci che “essere consumatori” è più importante che “essere cittadini”, che valorizza chi accumula o dilapida fortune, che “esalta più l’estetica che l’etica”.
Fate dell’etica il vostro distintivo, perché la felicità, non è la somma di piaceri. La felicità non si compra, è intessuta di valori e virtù e traccia nella nostra esistenza quel senso per cui vale la pena di vivere e morire.
L’Italia è un paese di operai, professionisti, insegnanti, amministratori… - seri e giusti, capaci di scegliere sempre di schierarsi dalla parte della giustizia, non del più forte; che non sfruttano il proprio incarico per ottenere favori, ma testimoniano costantemente che “l’onore non è un bene negoziabile”.
Garantite la vostra integrità, rimanendo liberi da ogni condizionamento di interesse di gruppo o di partito, senza paure di divenire sgraditi o di deludere i potenti, rimanendo sempre in ascolto dei cittadini, liberi da qualunque gruppo di potere, capaci di pensare con la vostra testa e di tutelare più l’onore che la vita. Ascoltare, è il primo dono e servizio che potete rendere agli italiani.
L’Italia è un Paese di gente impegnata quotidianamente, da secoli, nel volontariato e nella solidarietà, al fianco di ogni persona sofferente e bisognosa in ogni parte del mondo, consapevole che la miseria non è il frutto di un muro che divide i ricchi dai poveri, il Nord dal Sud, non è una questione geografica. Ricchezza e miseria sono presenti in tutti i Paesi ed in tutti i popoli. Il potere, non la ricchezza, divide i popoli.
Ridate significato alla parola solidarietà ed al concetto di cooperazione: recuperandone la genesi, l’etimologia ed il significato profondo: il concetto di relazione, reciprocità, interdipendenza.
Ricostruite una politica internazionale basata su:
• il rispetto dell'altro, in mancanza del quale non è immaginabile alcuno tipo di relazione;
• l'uguaglianza ad ogni livello: tra gli Stati, tra i popoli, tra le culture, tra gli individui, tra l'uomo e la donna…
• la libertà di coscienza, assoluta e senza restrizioni di sorta, corollario dei due principi precedenti;
• la solidarietà, di qualsiasi tipo e in qualsiasi campo, nell'ambito della quale le società dette del Sud hanno una particolare vocazione "propositiva";
• la conoscenza, principio fondante del dialogo e del "piacere dell'altro"; punto di arrivo degli altri principi ma anche condizione della loro perennità nella vita di tutti i giorni delle società e degli individui.
Fate della cooperazione la “sola” arma per prevenire i conflitti, in grado di dare una svolta concreta ai problemi strutturali del nostro tempo, a partire dalla disoccupazione e dal debito estero, dall’immigrazione, dall’integrazione culturale e sociale, costruendo un nuovo modo di pensare e di agire.
Aiutate gli italiani a non avere mai disgusto della politica, in quanto chi agisce così è governato da gente che non ha più il senso della politica. Perdere il vero senso del fare politica segnerebbe la fine della democrazia!
E’ URGENTE riscrivere il vocabolario dello sviluppo. Un terzo della popolazione mondiale vive con meno di un euro al giorno! Metà della popolazione mondiale vive con meno di due euro al giorno! Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sottoscritti nel 2000 da tutti i governi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti, finalizzati al miglioramento delle condizioni sociali, sanitarie ed economiche delle popolazioni indigenti non saranno raggiunti, specialmente nel continente africano. Il nostro modello e concetto di sviluppo, è fallito, non più sostenibile!
La principale malattia del nostro tempo, è la miseria crescente in ogni Paese. La spesa sociale, la difesa del welfare, la fiscalità solidale (non federale) – veri valori di solidarietà e cooperazione – sono punti non negoziabili per qualunque governo impegnato a costruire “civiltà” non a difendere interessi di alcun genere; impegnato a non sacrificare il “valore” della politica al paradigma economico.
E’ URGENTE riscrivere il vocabolario della cooperazione. La povertà di miliardi di persone in Africa e nel mondo, non è frutto della mancanza di aiuti dai Paesi del Nord, ma delle decisioni che vengono prese dai governi e dalle istituzioni da loro controllate: WTO, Banca mondiale, Fondo monetario… Un nuovo approccio di cooperazione, necessita, in primo luogo, di un nuovo modo di pensare e di agire. E’ necessario superare l’approccio legato al concetto di “progetto” e “all’aiuto”, per sostenere la difesa dei diritti fondamentali e dei beni comuni, attraverso la lobby, le campagne di informazione, sensibilizzazione ed opinione, di promozione della cultura e della cittadinanza attiva responsabile. Una vera riforma della cooperazione internazionale, che voglia veramente ridare il rispetto dovuto alla dignità umana, di tutte le persone, deve liberarsi dal binomio finanziamento-progetto per ripartire da principi di ri-distribuzione del potere individuale e collettivo.
E’ URGENTE riscrivere il vocabolario della politica estera. La politica estera dell’Italia deve essere fortemente caratterizzata da una politica di relazioni internazionali e di cooperazione fra i popoli, eliminando, l’approccio della cooperazione come strumento e dandole invece una valenza d’insieme, di elemento di unità. A tal fine è indispensabile una Regia politica internazionale Etica – a garanzia di obiettivi di totale realizzazione di tutti i diritti fondamentali dell'uomo, di salvaguardia della vita umana, di costruzione e realizzazione di relazioni di pace, di solidarietà ed i cui fondi non devono finanziare nessun tipo di attività di carattere militare.
Gli italiani all’estero, le associazioni di solidarietà, presenti da decenni in molti Paesi ed aree spesso irraggiungibili dalla diplomazia, sono un enorme potenziale che il nostro Paese deve riconoscere e valorizzare nella definizione ed attuazione della sua politica internazionale. Riconoscere e ripartire dalla società civile.
Noi cittadini, che desideriamo mantenere la nostra testa, voteremo secondo coscienza, ma schierandoci essenzialmente in favore della giustizia sociale e dei diritti degli italiani e di tutte le persone, troppo spesso e a lungo private, immeritatamente, dei doni della vita, dei beni comuni e dei diritti fondamentali, da interessi e da politici incapaci ed indegni.
Roma, 16 marzo 2006
Per il CIPSI il Presidente
Guido Barbera
Ufficio stampa CIPSI
ufficiostampa@cipsi.it



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