Milano, 9 giugno 2016 - Dopo la temporanea crisi del 2009, la ripresa economica di Dubai ha indotto molti italiani a tornare a investire negli Emirati, specialmente nel "mattone", che vive un periodo di rinnovato vigore, anche in vista di Expo 2020. È necessario però valutare molto bene i rischi relativi a un investimento di questo tipo, e soffermarsi in particolar modo sulla questione delle successioni: in caso di morte del proprietario, cosa succede ai beni posseduti da un italiano negli Emirati Arabi Uniti?
È una domanda che dovrebbero porsi i tanti connazionali che si sono affacciati al business nel Golfo e che spesso ignorano come tali investimenti, che in molti casi celano l'obiettivo di proteggere il patrimonio in vista del passaggio generazionale, possano riservare sgradite sorprese, se non si adottano alcune precauzioni. La più comune è quella di veder trasferito il patrimonio ad altri soggetti rispetto a quelli a cui si desiderava lasciarlo, o quantomeno in proporzioni del tutto diverse. "Il diritto emiratino infatti stabilisce, in linea di principio, che, in presenza di un testamento la successione degli stranieri non musulmani sia regolata sulla base della loro legge nazionale, ma tale regola subisce una deroga proprio per i beni immobili presenti negli Emirati, ai quali – anche sulla base delle norme di rinvio del diritto internazionale – si applica la Shari'ah, ossia la legge locale", dichiara Thomas Paoletti, titolare e Managing Partner dello Studio Paoletti Legal Consultant, con sede a Dubai, dove si occupa, assieme a un team di professionisti, di assistere le imprese italiane in materia di investimenti all'estero e in fase di internazionalizzazione in Medio Oriente.
Tale situazione è infatti conseguenza dell'applicazione della Shari'ah, la legge islamica, che prevede un complesso sistema di assegnazioni dei beni del defunto fra i vari famigliari – compresi il padre, se in vita, ed i fratelli – con alcune disparità di trattamento fra eredi di sesso maschile ed eredi di sesso femminile, e soprattutto con penalizzazioni per la moglie, alla quale in genere non spetta più di 1/8 del patrimonio. Un bel problema, che l'Emirato ha dovuto affrontare, anche e soprattutto per far fronte alle esigenze di importanti investitori, niente affatto soddisfatti di investire all'estero e di rischiare di veder vanificati i progetti per i propri successori.
"Da maggio 2015 a Dubai vige il DIFC Wills & Probate Registry (Registro delle volontà e dei testamenti) varato dal Dubai International Financial Center (DFIC) Courts, in accordo con il Governo di Dubai, tramite il quale è possibile stilare un testamento in deroga alla Shari'ah, anche e soprattutto per i beni immobili. Il DIFC, in quanto zona franca, gode, infatti, di una legislazione autonoma, valida a tutti gli effetti per il legislatore e non contestabile – spiega Paoletti, che aggiunge - Gli stranieri che optano per questa soluzione possono quindi disporre del proprio patrimonio come meglio desiderano, anche se il consiglio è sempre quello di seguire la legge del proprio Paese di appartenenza, soprattutto al fine di evitare impugnazioni dovute alla violazione della quota di legittima".
La legge si applica a tutti i beni mobili e immobili situati all'interno dell'Emirato di Dubai, a patto che chi se ne avvale non sia di religione islamica. In mancanza di una disposizione, vige la legge islamica: "Questo significa aprire una contestazione davanti alla Corte, con l'obbligo di portare due testimoni di sesso maschile che devono dichiarare chi sono gli eredi e qual è il grado di parentela al fine di stabilire le quote". A questi aspetti si sommano ulteriori problemi: "Quando il marito muore i conti correnti vengono bloccati anche per periodi lunghi, come nel caso di una cliente che ha impiegato 18 mesi prima di ricevere i saldi dei conti correnti. Se la vedova poi si trova sotto il resident visa del coniuge al momento del decesso, è costretta a lasciare il Paese entro 30 giorni. Per non dimenticare infine l'importanza del testamento per la tutela e la custodia dei minori a favore del genitore superstite", specifica ancora Paoletti.
Il Dubai W&PR ha da poco festeggiato il traguardo dei mille testamenti, a distanza di poco più di un anno da quando è stato varato. "Il 68% delle volontà testamentarie è stato registrato da coppie, quindi marito e moglie insieme, il 30% da uomini non sposati, e un restante 2% riguarda nello specifico la tutela dei figli. La maggior parte dei W&PR sono stati stipulati da cittadini UK (30%) e indiani (27%)". I numeri sono naturalmente proporzionali alla nazionalità degli investitori nel settore immobiliare. "Dopo i cittadini del Golfo, inglesi e indiani sono quelli che hanno investito di più nell'immobiliare: si parla, rispettivamente, di 10 e 20 miliardi di AED (Dirham degli Emirati Arabi, corrispondenti a circa 42 miliardi e 84 miliardi di euro). Il Dubai W&PR è il primo la prima iniziativa di diritto comune in tema di successioni e testamenti, e in questi primi 12 mesi si è dimostrato efficiente, conveniente e largamente applicabile", spiega Paoletti.
"Questo crescente interesse della comunità internazionale e la necessità di assecondare le consuetudini degli stranieri in materia testamentaria, ha convinto il governo a varare questa legge, sia per colmare una lacuna legislativa che per evitare il rischio di perdita di fiducia degli investitori sul mercato immobiliare", conclude Paoletti.
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