Per Amedeo Teti, Dg per la politica commerciale internazionale del Mise: "È la grande distribuzione la vera leva 2.0 per l'internazionalizzazione del vino italiano. Le grandi catene hanno la forza per svolgere un ruolo consortile e fare da aggregatori nelle economie di scala da cui le piccole aziende vitivinicole italiane sono tagliate fuori. Lo stadio 3.0 sarà rappresentato dall'affermazione all'estero anche della Gdo made in Italy: la nostra politica sarà quella di assecondare e accompagnare le politiche attuate dalle grandi centrali distributive che vogliono portare all'estero il vino italiano".
"L'export di vino italiano nella Federazione Russa sta scontando un'impasse dovuta al contesto economico e geo-politico internazionale, che si è concretizzata in una perdita in valore del 30,6% tra il 2013 e il 2015. Tuttavia – ha aggiunto Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies –, non possiamo sottovalutare la crescita complessiva delle vendite di vino italiano in Russia, che negli ultimi 10 anni – secondo le elaborazioni del nostro Osservatorio Paesi terzi - sono aumentate del 523,2%: il maggior tasso di incremento registrato nei Paesi emergenti. Solo nel 2015, un anno sicuramente critico, abbiamo venduto vino per un valore complessivo di oltre 181 milioni di euro. È importante insistere e continuare a presidiare questo mercato strategico, seguendo con attenzione anche le opportunità e le sfide poste dall'evoluzione dell'Unione Economica Eurasiatica".
Le trasformazioni innescate dal regolamento tecnico per i prodotti alcolici toccheranno l'intera filiera coinvolta nelle esportazioni di vino, a partire dalla distribuzione e dalla logistica. L'aumento della scala di riferimento dovrà essere compensato da partnership e alleanze strategiche, così come dovranno essere valutati e sfruttati i nuovi canali naturali di accesso all'area eurasiatica, Bielorussia e Kazakistan.
Fonte dati: elaborazione Osservatorio Paesi Terzi Business Strategies in collaborazione con Nomisma su base dati Agenzia delle dogane russa
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