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venerdì 8 febbraio 2008

A proposito di "nuova emigrazione"



      

A PROPOSITO DI "NUOVA  EMIGRAZIONE"

Non c'è dubbio che l'emigrazione intellettuale  rappresenta la più grave perdita di ricchezze, la sciagura peggiore  che possa capitare ad una comunità, poiché questa è costretta a rinunciare alle  sue personalità migliori, alle intelligenze più pronte  e vivaci, a privarsi dei suoi  figli più capaci e brillanti, quindi delle risorse più preziose. Ebbene, la nuova emigrazione irpina  rivela aspetti che prima erano assolutamente inediti e sconosciuti, trattandosi  di una fuga in massa di cervelli, ossia di un'emigrazione giovanile di tipo  intellettuale, quasi un esodo massiccio con elevate percentuali e livelli di  scolarità. Infatti, i giovani più intelligenti, colti e  preparati fuggono dal luogo in cui sono nati, cresciuti e dove hanno studiato,  anche perché non intendono (giustamente) soggiacere e piegarsi al ricatto  clientelare imposto dai notabili politici locali che li costringono a  mendicare la concessione di un lavoro che invece è un sacrosanto  diritto che spetta ad ogni cittadino. Ma si sa che da noi la "cittadinanza"  rappresenta un lusso riservato a pochi eletti e privilegiati, ai "figli di papà". 

Invece, i "figli del popolo", della povera gente, sono  condannati ad elemosinare continuamente favori, elargiti attraverso  un metodo arcaico che è probabilmente un antico retaggio del  feudalesimo. Una prassi comune applicata sia per ricevere un misero lavoro (oltretutto a tempo determinato, mal  pagato, senza diritti e tutele), sia per ottenere qualsiasi altra  cosa, anche la più banale richiesta di un certificato, scambiando e svendendo i  diritti come volgari concessioni in cambio del voto a vita. Questo è purtroppo  un (mal)costume insito nella "normalità" della vita quotidiana, una situazione  quasi "naturale ed ineluttabile", un elemento immodificabile insito in  un'ipotetica e immaginaria legge di natura, che in realtà non esiste. Infatti,  la legge naturale non è applicabile alla dialettica storica, che invece è  caratterizzata e determinata da tendenze e controtendenze, sempre mutevoli, in  stretto rapporto di interazione e reciproca influenza,  per cui nulla è davvero eterno ed immutabile nella realtà storico-sociale, come  è confermato, ad esempio, dalle rivoluzioni epocali che in passato hanno abolito  i privilegi aristocratico-feudali, lo sfruttamento della servitù della gleba e  della schiavitù. Fenomeni che per secoli, se non millenni, gli uomini hanno  accettato quali condizioni assolutamente "giuste", in quanto definite come  "naturali e inevitabili".  

Inoltre, mi permetto di fornire una serie (davvero  inquietante) di cifre statistiche relative alla realtà delle nostre  zone. Trattasi di dati riferiti dall'Istat, che dunque  non possono essere tacciati di "faziosità".

In Irpinia la percentuale della  popolazione che versa in condizioni di povertà, si  attesta ben oltre il 20 per cento. Il  tasso della disoccupazione giovanile in Irpinia è salito oltre il 51 per cento, aggirandosi  intorno al 52 per cento: quindi, nella provincia di  Avellino (più di) un giovane su due è disoccupato. Inoltre, e questo è un  motivo di ulteriore apprensione, il numero dei  disoccupati che hanno superato la soglia dei 30 anni è in costante  aumento. Molto elevato è altresì il numero dei disoccupati  ultraquarantenni, che dunque nutrono scarsissime speranze e possibilità di  reinserimento nel mondo del lavoro.

Nel contempo,  anche in Alta Irpinia si diffondono e si  estendono a dismisura i rapporti di lavoro precarizzati, soprattutto in quella fascia di  giovani che hanno tra i 20 e i 25 anni, ossia tra i giovani alla loro  prima occupazione lavorativa. Aggiungo che l'Irpinia, e l'Alta  Irpinia in modo specifico, detiene un angosciante  primato: quello del più alto numero di suicidi (oltre 40 casi sono stati  registrati solo nel 2006, e il 2007 non sembra aver invertito questa lugubre  tendenza) per quanto riguarda l'intero Meridione. Un primato tristemente  condiviso con la provincia di Potenza. All'origine di  questo doloroso e inquietante fenomeno starebbero anzitutto due ordini  di cause: la miseria economica e il disagio psicologico.  Inoltre, i tossicodipendenti in Irpinia si contano a centinaia; i decessi per  overdose risultano in continuo e pauroso incremento. Da questo  punto di vista, le realtà di Caposele, Calabritto e Senerchia formano un vero e proprio "triangolo  della morte", così come la zona è stata mestamente definita in seguito ai  numerosi decessi causati da overdose.

Comunque, è  estremamente difficile quantificare con esattezza la portata di un fenomeno come  l'uso di sostanze tossiche nei paesi irpini, ma basta  guardarsi intorno con maggiore attenzione per rendersi conto della gravità  della situazione. I Ser.T (Servizio  Tossicodipendenti), ad esempio, non sono affatto  rappresentativi delle tossicodipendenze in Irpinia  perchè qui si recano, in genere, eroinomani che hanno bisogno di assumere il  metadone oppure quando, segnalati dalla prefettura, sono costretti a seguire una  terapia. Dunque, stabilire con precisione quanti siano  i consumatori di altre sostanze (cannabis, cocaina,  crac, kobrett, psicofarmaci, alcool) è praticamente  impossibile. Certo è che piccoli paesini con più o meno  4 mila abitanti, come Andretta o Frigento, hanno  assistito ad una crescita davvero spaventosa del fenomeno negli ultimi  dieci anni. In queste piccole realtà montane si conta ormai un elevato  numero di giovani tossicomani che fanno uso di sostanze deleterie quali  l'eroina, il kobrett e il crac, i cui centri di spaccio sono da ricercare altrove,  notoriamente identificati nelle periferie e nei quartieri più depressi  e degradati dell'area metropolitana di Napoli, come, ad esempio, Scampia e Secondigliano.

Tali dati, pur nella loro gelida ed agghiacciante  "asetticità", ci consegnano un quadro davvero allarmante di cause che  probabilmente inducono i nostri giovani migliori, più capaci e brillanti, a  "fuggire" dalla terra in cui sono nati e cresciuti, per riscattarsi ed  emanciparsi altrove, per fare fortuna in altri posti, per realizzarsi ed avere  successo non solo in ambito lavorativo e professionale, esprimendo tutto il loro  potenziale talento, che invece verrebbe frustrato e mortificato se  restassero qui da noi, in terra irpina.  


 Lucio Garofalo <garofaloluc@tiscali.it>


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