PAVIA, SIENA E CALTANISETTA I COMUNI PIU’ VIRTUOSI
Sono Pavia, Siena e Caltanisetta i comuni capoluogo più virtuosi ed efficienti in tema di illuminazione pubblica. È il dato più significativo emerso da “Facciamo piena luce!”, la prima indagine nazionale su efficienza e sprechi nell’illuminazione pubblica realizzata da Legambiente e Università di Padova, presentata oggi (giovedì 16 marzo 2006) a SEP, il Salone Internazionale delle Ecotecnologie di PadovaFiere.
Al primo posto dunque Pavia, che ha il parco lampade migliore con il 47% di effcienza energetica superiore alla media delle altre città italiane, seguita da Siena che è prima per minor consumo su punto luce. Buoni i piazzamenti per due città medio piccole del Sud: Caltanisetta che è la città a spendere meno per illuminare un kmq e Catanzaro, rispettivamente terza e quinta. Tra le prime quindici città 5 sono del Nord, 7 del Centro e 3 del Sud, nelle ultime 15 posizioni, ben 11 piazzamenti sono occupati da città del Nord.
Tra le grandi città, la prima in classifica è Roma, che si colloca al ventesimo posto, mentre altre città come Bari (25°), Catania (39°) e Bologna (43°) rimangono nella fascia centrale della classifica. Ultime posizioni per Torino, Milano e Genova. In generale emerge la difficoltà dei grandi centro nel razionalizzare il consumo elettrico.
Nei comuni oggetto dell’indagine esiste un margine di miglioramento nell’efficienza energetica superiore al 32%in valore economico (rapporto tra risparmio potenziale e consumo reale). Inoltre, se tutti i comuni avessero la stessa efficienza energetica del parco illuminante di Pavia, si avrebbe un risparmio energetico complessivo pari a 286.125 MWh, che consentirebbe di fornire corrente gratis a 125.000 persone, una città pari a Vicenza. E una mancata emissione di 206.010 tonnellate di CO2 ogni anno.
Applicando questa percentuale di miglioramento alla spesa nazionale per l’illuminazione, che ammonta a 5.970 GWh (milioni di kWh), otterremmo un risparmio potenziale di 1.888 GWh, che permetterebbe di ridurre le emissioni di CO2 per 1 milione e 300mila tonnellate. In sostanza è come dire: risparmiare energia elettrica equivalente alla produzione totale dei termovalorizzatori italiani (1554 GWh nel 2005); chiudere una piccola centrale termoelettrica di vecchia generazione da 320 MW; fornire energia elettrica a 827.340 famiglie italiane; alimentare l’intera provincia di Brindisi dove è presente una centrale ad alto impatto ambientale; alimentare tutte le utenze domestiche della regione Liguria, come se da domani tutti i liguri avessero corrente gratis per stirare, cucinare, illuminare la casa, guardare la tv.
“Da questi dati - ha commentato Francesco Ferrante direttore generale Legambiente - si capisce quanto più utile e produttivo per il nostro Paese sarebbe attuare vere strategie di risparmio energetico, anche in un settore come quello dell’illuminazione pubblica che conta solo l’1,9% dei consumi nazionali, piuttosto che costruire nuove centrali o ricorrere a vecchi combustibili per produrre lo stesso quantitativo di beni e servizi. La diminuzione dell’intensità energetica – ha concluso Ferrante - è infatti una delle priorità che l’Italia dovrebbe darsi in vista del protocollo di Kyoto”.
La ricerca è stata realizzata sui 103 capoluoghi di provincia. Sono stati presi in considerazione indici tecnici, di tipo quantitativo, che rappresentano l’80% dell’indice generale complessivo (efficienza luminosa dell’impianto, consumo per km2, numero di punti luce in rapporto al consumo, e indici gestionali che pesano per un 20% sull’indice generale
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