Roma, 9 Settembre 2009. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, all'inaugurazione del Salone del Tessile (Mi), ha dichiarato che lavora per il bene del Paese. Prendiamo atto anche se e' difficile pensare che un capo di un qualsiasi governo, in qualsiasi Paese, possa dichiarare il contrario. Chissa' perche' c'e' sempre qualcuno che lavora per il nostro bene. Mah! Vediamo.
Secondo le previsioni il Pil di quest'anno si attestera' intorno a meno 5% (Fmi), la Confindustria prevede 577mila disoccupati, il debito pubblico salira' dal 106% del 2008 al 121% del 2010 (Fmi). Si potrebbe dire che l'Italia e' stata "vittima" della crisi mondiale e ne sta scontando le conseguenze. Fare impresa in Italia e' piu' difficile che in Ruanda, pesano fisco e burocrazia, dichiara la Banca Mondiale. Se oggi dobbiamo subire gli effetti della recessione mondiale, possiamo, pero', mettere mano alla riforma del fisco e della burocrazia per il domani? Oggi, Pietro Ichino, esperto in diritto del lavoro, in un articolo sul Corriere della Sera, esamina il problema della normativa sul lavoro e sostiene che tutto il farraginoso apparato legislativo in materia potrebbe essere semplificato. Bene, che aspetta il presidente Berlusconi a far propria questa iniziativa o meglio, perche' non lo ha fatto in precedenza (legislatura 2001-2006)? Nel famoso contratto "televisivo" (2001) il candidato alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, sottoscrisse, davanti ad un notaio, un impegno per ridurre la tassazione a due sole aliquote: al 23% per i redditi fino a 100.000 euro e al 33% per quelli superiori. Che fine ha fatto quella proposta e che intende fare ora? Occorre fare, non dire.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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