Progetto autofinanziato per la crescita strutturale delle PMI Made in Italy
Un percorso virtuoso per sostenere chi scommette sul proprio futuro
CONSIDERAZIONI
▪ «L'Italia può recuperare nove punti di PIL e 1,8 milioni di posti di lavoro in quattro anni se punta con decisione sui
mercati esteri» (Studio SACE 18.11.2014, pagina3). Altri Stati europei hanno facilitato la crescita delle PMI.
▪ Nel 2015 l'Italia ha esportato soltanto il 20,5% del fatturato alimentare, contro il 27% della Francia ed il 33% della
Germania. È alto il potenziale delle imprese all'estero: le PMI«internazionalizzate» rappresentano solo il 29%,
contro il 50% di altri paesi, Germania per prima. (pagina3)
▪ Per la competizione globale serve un coinvolgimento corale che crei nuova produttività e lavoro per i giovani, un
progetto basato sulla cultura d'impresa, su innovazione strategica e sviluppo sostenibile. L'innovazione
strategica mira a ricercare un posizionamento strategico futuro, unico e redditizio, con margini crescenti rispetto ai
Competitori (Made in Italy); lo sviluppo sostenibile "possibile" passa attraverso l'utilizzo dei Paesi residuali, la
esternalizzazione della commercializzazione e non della produzione.
▪ Nell'economia globale le strategie competitive saranno dominanti; l'aspetto dimensionale è fondamentale.
La dimensione delle PMI italiane è uno dei passaggi ineludibili per rimettere in corsa il sistema-Italia nella
competizione globale. Le PMI costituiscono in Italia la trama fondamentale del sistema economico nazionale
(economia reale), ma non hanno massa critica, risorse finanziarie e specialistiche per penetrare i Mercati
esteri ad alto potenziale, dove è crescente la domanda di prodotti italiani. Per garantire la crescita dimensionale
delle PMI e la loro competitività sono necessarie Macro aggregazioni strutturali per vendere nei mercati lontani.
▪ I cambiamenti socioeconomici che si sono verificati negli ultimi anni hanno condotto ad un ripensamento
delle dinamiche relazionali tra i principali attori economici. L'aumento dell'instabilità economica e la diffusione
delle tecnologie digitali stanno progressivamente inserendo nella filosofia di «fare impresa» il concetto di
condivisione, una nuova forma di fare impresa, che mira alla comunione di risorse nell'ambito di una piattaforma
valoriale basata sulla centralità dell'obiettivo e sull'ottimizzazione delle risorse, vero vantaggio competitivo delle
aziende collaborative. Fondamentale per le piattaforme collaborative è il raggiungimento della massa critica
necessaria per realizzare un circolo virtuoso e l'utilizzo di leader operativi.
▪ Nel prossimo futuro si può ragionevolmente prevedere la digitalizzazione di ogni servizio (la firma digitale
dal 1luglio2016 è applicabile in tutti gli Stati membri UE).
▪ L'export italiano è in balia di fattori che riguardano l'economia mondiale: rallentamento di Paesi orientali, crisi dei
mercati emergenti, la strategia dei tassi Usa. In generale il rallentamento del business costringe le Imprese verso
rotte poco esplorate. D'altra parte il 70% della produzione italiana si basa ancora sulla domanda interna. Il futuro
non è l'export che aumenta verso i Paesi del Nord Europa; un'opportunità potrebbe esserlo l'eventuale
accordo EU- USA, dopo aver preparato le nostre PMI.
▪ Le grandi imprese italiane hanno dimostrato sul campo che è possibile gestire contemporaneamente la
complessità di più marchi Made in Italy. I piccoli imprenditori non possono distrarsi dal lavoro quotidiano e non
sono pronti alle sfide strategiche. I loro Professionisti potrebbero supportarli nel percorso di crescita, innovandosi
a loro volta. La flessibilità dell'attuale normativa civilistica consente ai piccoli Imprenditori di stare insieme e
separati.
▪ Il rilancio delle Imprese passerà anche attraverso processi di acculturamento. E' urgente valorizzare l'export delle
PMI del Made in Italy per stabilizzare l'economia italiana, anche con l'aiuto dello Stato Facilitatore. Lo sviluppo di
nuove realtà imprenditoriali creerebbe nuovo PIL, nuova produzione, nuovi posti di lavoro, banche più solide ed
efficienti; si ridurrebbe l'alto livello del Debito Pubblico dell'Italia; si consoliderebbe la ripresa economica.
▪ Per le Banche, leggasi proposta di Fabrizio Saccomanni al Forum di Cernobbio: «Bisogna riqualificare i bancari e
trasformare le filiali in centri di assistenza finanziaria alle piccole e medie Imprese», «Il problema vero è il nanismo
delle imprese».
OBIETTIVO PRIORITARIO
Consolidare la ripresa economica; mettere in sicurezza l'Italia con la creazione di un nuovo tessuto imprenditoriale; acculturare, strutturale e potenziare le PMI; penetrare commercialmente i Paesi ad alto potenziale, dove è crescente la domanda di prodotti italiani; esternalizzare la commercializzazione e non la produzione; creare uno sviluppo armonico per assicurare il successo duraturo del business; dotare le PMI di risorse finanziarie e manageriali; essere attrattivi per i grandi importatori/distributori esteri; creare la massa critica per il posizionamento competitivo sui mercati lontani; dotarsi degli strumenti necessari per generare la crescita.
QUADRO OPERATIVO
-- Operare con la visione su grandi numeri con dinamicità, flessibilità, gradualità, minimo costo, metodo innovativo,
costanza, formazione continua.
-- Delegare ai Professionisti di fiducia delle PMI compiti legali e fiscali.
-- Innovare i processi con concretezza e costi sostenibili.
PROCESSO INNOVATIVO
-- esternalizzare la funzione "Commerciale Estero" e non la produzione;
-- nuovi Attori fra le PMI, il patrimonio dinamico italiano;
-- nuove Figure: leader operativi, Commercialisti garanti;
-- nuove Metodologie: macro aggregazioni innovative, progetto autofinanziato, lavoro corale, ecc.;
-- nuovi Mercati: quelli ad alto potenziale, dove è crescente la domanda di prodotti italiani;
-- nuova tipologia di assistenza dalle Banche ed Associazioni di categoria.
In sintesi mega società che promuovono in esclusiva prodotti Made in Italy; che presidiano i Paesi residuali per ciascuna impresa partecipante; che si avvalgono all'estero di piattaforme organizzate (importatore/distributore)coordinate localmente da un Manager.
NUOVI RUOLI
▪ Stato facilitatore: CDP; Fondo Strategico; SACE, SIMEST, Unioncamere.
▪ Commercialisti: hanno deciso di accompagnare le imprese che puntano all'estero.
▪ Associazioni di Categoria: dovranno progettare il futuro.
▪ Banche: dovranno cambiare il loro modello di business per il credito alle aziende [consulenza avanzata in un
mercato aperto].
OPERATIVITA'
• Fase zero,
Attività di marketing solutions
Banche e Associazioni di Categoria richiedono ai loro rispettivi Clienti e Soci informazioni statistiche: fatturato
Italia/Estero, Paesi dove esportano, capacità produttiva residuale senza/con necessità di risorse finanziarie esterne,
competenza produttiva in outsourcing senza/con necessità di risorse finanziarie esterne); redazione di sintesi per
la definizione del punto di pareggio.
Definizione del Team
Un Coordinatore della Conoscenza; un esperto di marketing digitale per ottimizzare il processo e le scelte di
marketing; Commercialisti e Legali indipendenti, controllori delle attività e dei risultati.
• Promotori: Associazioni, Enti, Società, Editori specializzati.
• Soggetto Giuridico
-- Che non interferisce con l'attività di export delle Aziende partecipanti, perché residuale;
-- che opera al di fuori della sfera dello sviluppo prodotto e produzione, funzioni che rimarranno di esclusiva
competenza delle Imprese partecipanti);
-- che non distrae gli Imprenditori partecipanti, assisti dai loro Professionisti;
-- che è organizzato su Business Unit settoriali, finanziariamente autonome, con Soci paritetici uniti da obiettivi
comuni consolidati in un Patto.
• Consiglio di Amministrazione: professionisti di fiducia degli Imprenditori, delegati per la partecipazione.
Vantaggi: riduzione di costi, nessuna sovrapposizioni di ruoli e/o di funzioni.
• Sponsor operativi: Società di informatici, Linee aeree passeggeri e merci,Vettori energetici, Vettori logistici via
terra, CdP, Fsi, Sace-Simest, Uniocamere (Stato facilitatore), Altri.
• Manager: esperti nel presidio dei Mercati strategici, che assicurino la riuscita del processo di penetrazione
commerciale all'Estero.
• Adeguamento delle Imprese a Standard economico-finanziari, organizzativi, tecnologici, culturali.
VANTAGGI
Per il Sistema bancario: leggasi proposta al Forum di Cernobbio: «Bisogna riqualificare i bancari e trasformare le filiali in centri di assistenza finanziaria alle piccole e medie Imprese». Nuova immagine, fidelizzazione e crescita controllata dei Clienti, diminuzione del rischio, abbattimento dei costi strutturali.
Per le Imprese partecipanti: riduzione del rischio d'impresa; mantenimento dell'identità e dell'autonomia aziendale; frazionamento e sostenibilità dei costi di management, comunicazione, marketing, immagine, spazi espositivi, sviluppo; conseguimento di massa critica ed economie di scala; incremento della produzione e del fatturato delle singole Aziende; unificazione degli uffici per la commercializzazione nei Paesi residuali; adeguamento ai rating europei che consentirà sviluppi finanziari mirati.
Indotti: innumerevoli (frazionamento rischio settore e rischio macro settore, minore dipendenza dalle oscillazioni della Borsa, acculturamento generale, formazione continua, etc.).
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Studio SACE | Commento del Sole 24Ore 19.11.2014
«L'Italia può recuperare nove punti di PIL e 1,8 milioni di posti di lavoro in quattro anni se punta con decisione sui mercati esteri».
La stima è contenuta in uno studio di SACE. Missione impossibile? Assolutamente no, a patto che il nostro Paese riesca a raggiungere nel 2018 un'incidenza dell'export sul PIL del 44% dal 33% di oggi. Potremmo così generare nuove esportazioni per circa 40 miliardi di euro l'anno, con un incremento di reddito nazionale tra quattro anni intorno ai 125 miliardi di Euro, pari a una crescita del 9% rispetto al PIL attuale.
«Considerando l'elasticità dell'occupazione rispetto al PIL - afferma il rapporto - questo impatto si tradurrebbe in 1,8 milioni di nuovi posti di lavoro».
Come fare? Seguendo la strada imboccata da altri Paesi europei, come Germania e Spagna che hanno facilitato le piccole imprese per il loro percorso di crescita. Tra il 2007 e il 2013 infatti il contributo delle esportazioni alla crescita del PIL è stato positivo per 7,5 punti percentuali in Germania, 4,5 in Spagna, 1,1 in Francia, -0,9 in Italia (pari a circa 13 miliardi in meno a valori costanti). Germania e Spagna, in particolare, che già nel 2007 registravano rispettivamente un'incidenza dell'export sul PIL del47% e 31%, hanno accelerato la loro presenza nei mercati esteri.
Nel 2017 la Germania raggiungerà un'incidenza dell'export sul PIL del 58% (25punti percentuali più dell'Italia), la Spagna del 41% (+ 8 punti percentuali). Il risultato, spiega SACE, «è stato conseguito sia grazie a una strategia di diversificazione dei mercati di destinazione pensata e realizzata per tempo, sia grazie a una più generale overperformance su tutte le aree geografiche». Tra il 2000 e il 2013 le esportazioni tedesche e spagnole verso l'Europa sono cresciute a un ritmo doppio rispetto a quelle italiane; quelle verso i Paesi avanzati extra-europei hanno registrato incrementi superiori di 4-6 volte.
La via insomma è obbligata. Le nostre imprese devono guardare oltrefrontiera per aumentare ricavi e margini. Il confronto ci vede infatti perdenti: nella fascia di aziende con 10-49 dipendenti, solo il 29% delle PMI italiane esporta, contro il 47% delle tedesche e il 48% delle spagnole. Il divario non diminuisce nelle medie Aziende (fascia tra 50 e 249 dipendenti), con il 49% di aziende italiane che esportano contro il 68% in Germania e addirittura l'85% in Spagna.
Come centrare il traguardo dei 40 miliardi di export in più? Metà di questa cifra, sostiene SACE potrebbe essere recuperata nei mercati emergenti a basso-medio rischio e in crescita: circa 13 miliardi attraverso una migliore penetrazione di 5 Paesi (Cina, Polonia, Algeria, Turchia e India), altri 6 miliardi in Medio Oriente (Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait), Sud America (Messico e Brasile), in Asia (Corea del Sud, Repubbliche del Caucaso, Vietnam), ma anche in Tunisia, unico paese stabile della sponda Sud del Mediterraneo. La missione, insomma, è possibile.
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Rapporto sull'Export SACE 21 giugno 2016
Export, non solo cibo e moda | Tutta l'industria traina l'Italia.
Meccanica, vendite al 2019 previste in crescita del 4,3% l'anno su un mercato mondiale che per il settore vale 1.600 miliardi. Alimentare, tessile e moda sono il traino delle esportazioni del made in Italy e nel prossimo triennio daranno un impulso tra il 4 e il 5,2% all'anno.
Può bastare? Non proprio, secondo l'analisi condotta dalla Sace nel suo Rapporto sull'Export presentato ieri al convegno, organizzato in collaborazione con l'Ispi e battezzato «Re-action. Export calling- 2016-2019».
Esistono però altri comparti centrali come la meccanica strumentale, le cui vendite Oltrefrontiera saliranno a un ritmo medio del 4,3% su un mercato mondiale che per il settore vale 1.600 miliardi. E che rappresenta uno dei potenziali del Paese che potrebbe sfruttare il ciclo espansivo degli investimenti in Europa, India e soprattutto negli Stati Uniti.
«Ora serve far fare alle imprese un salto di qualità e di dimensione perché possano essere ancora più competitive sui mercati — spiega Alessandro Decio, a una settimana dalla nomina ad amministratore delegato della Sace, e al suo debutto in pubblico—. E interviene a sostegno delle aziende, anche di dimensione minore che hanno voglia di innovare ed esportare. Queste società pesano già per il 25% del portafoglio rischi di Sace».
È alto il potenziale delle imprese all'estero: le PMI«internazionalizzate» rappresentano solo il 29%, contro il 50% di altri paesi, Germania per prima. La volatilità condiziona l'export. Le stime al 2019 mostrano un tasso di crescita pari al 3,7%, frenato rispetto al +9,2% di dieci anni fa. «In un mondo che cresce di meno, la fetta di torta si restringe — afferma Roberta Marracino, direttore studi della Sace che ha curato il rapporto. — Chi non si muove perde».
Con il nuovo piano, il gruppo Cassa depositi e presiti metterà a disposizione delle imprese 63 miliardi per l'internazionalizzazione entro il 2020. «Cdp, Sace e Simest lavorano in modo integrato fornendo pacchetti di interventi. Saranno una Export-import bank, colmando il gap con la Germania», riassume Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo economico. Un ruolo chiave lo avranno sempre le banche. In platea, Giuseppe castagna, ad in pectore di Bpm-Banco: «Il gruppo sarà forte in Lombardia, Veneto, Emilia e Piemonte e saremo vicino alle imprese».
Nel panel anche Gioia Ghezzi, presidente di Ferrovie, protagoniste di un'intesa da 3,5 miliardi in Iran, Gianmarco Tondato da Ruos (Autogrill), Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia.
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www.CorrieredelWeb.it
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