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sabato 17 luglio 2010
L’inquinamento atmosferico avanza e le città diventano sempre meno vivibili
La considerazione generale, purtroppo ovvia, è che l’inquinamento atmosferico è alle stelle e a testimoniarlo sono numerosi eventi, riscontrabili anche senza l’ausilio di sofisticati strumenti di rilevazione. Sbalzi inaspettati e repentini di temperatura, catastrofi naturali sempre più dirompenti, netto innalzamento del tasso di umidità sono solo alcune delle conseguenze di un inquinamento inarrestabile, senza contare il progressivo allargarsi del buco dell’ozono e il fenomeno della nube tossica, che sta facendo registrare dei veri picchi. Per quanto concerne l’Italia, un rapporto dell’Istat, che ha analizzato la qualità dell’aria di 221 città europee tra le quali 23 italiane, ha messo in evidenza come, tra le prime 30 città maggiormente inquinate, figurino ben 17 del Bel Paese, con in testa Roma. Un “primato” nero, quello della capitale, confermato anche dal dossier di Nomisma, i cui dati non risparmiano neanche il Nord Italia, in particolare l’area della Pianura Padana. E, quando si parla di inquinamento atmosferico, il passo sugli effetti nocivi per la salute dell’uomo è breve. Numerosi studi hanno dimostrato come elevati livelli di PM10 sono la causa principale dell’aumento di decessi e di patologie a carattere respiratorio che affliggono soprattutto gli abitanti dei centri urbani.
Una recente ricerca danese ha avvallato gli studi precedenti mettendo inoltre in evidenza come l’inquinamento atmosferico, prodotto dai tubi di scappamento delle automobili, possa provocare ictus, oltre ad alterazioni delle funzioni polmonari, bronchiti e asma. Alla luce di questi risultati in molti, ambientalisti per primi, si sono chiesti se abbia molto senso indire il blocco del traffico la domenica, quando la circolazione dei mezzi è già minore rispetto al resto della settimana o cercare di risolvere il problema adottando dei provvedimenti “patinati” che non sono in grado di incidere sul fenomeno e suonano solo come slogan elettorali. Domande, queste, che rimangono aperte mentre l’aria delle nostre città diventa sempre meno respirabile.
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