L'idea alla base di "LAM! – Look at Me!" è semplice quanto innovativa: riportare il gioco al centro dello sviluppo del bambino, sia a normodotato che disabile, favorendo quindi l'interazione e inclusione tra pari.
Questo con una strategia imprenditoriale che spazia dai giocattoli tradizionali, alla tecnologia, eventi, spazi, editoria. In questa prima fase la start-up si sta concentrando su il giocattolo tradizionale in fascia 0-3 anni. Non si tratta, quindi, di ausili o oggetti utilizzabili solo in un contesto terapeutico, ma di veri e propri giocattoli con un beneficio sullo sviluppo fisico, sensoriale, relazionale e comunicativo: stimoli di cui tutti i bambini hanno bisogno, e ancor di più i bambini con disabilità.
Partner di LAM! in questo percorso sono cliniche specializzate nella prima infanzia, guidate dallo Smile-Infant Lab for Early Intervention dell'Irccs "Stella Maris" di Pisa, a cui sono affiancati centri di eccellenza nel campo della neuropsichiatria infantile e della disabilità, tra cui il Centro di Neuroftalmologia dell'Età Evolutiva della S.C. di Neuropsichiatria Infantile dell'Istituto Mondino di Pavia.
L'idea nasce tra i banchi del Corso in Design del Giocattolo, quando Anna si rende conto che non sono presenti sul mercato giocattoli dedicati ai bambini con disabilità e di come le competenze che sta acquisendo possano aiutarla a realizzare un progetto fortemente innovativo. Da questa prima intuizione seguono, in collaborazione con Giovanna, un'analisi di mercato, interviste in profondità con famiglie e operatori, questionari in Italia, Europa e Stati Uniti: si forma la value proposition dell'impresa.
"Ci siamo rese conto – spiegano le due imprenditrici – che non esisteva nulla di simile: ci sono realtà, tipicamente di ecommerce, che selezionano giocattoli già in commercio e potenzialmente adatti anche a bambini disabili, ma nessuno ha pensato di partire dalla fase di Ricerca e Sviluppo con un design specifico. Inoltre, molti giocattoli in commercio non sono del tutto adeguati a supportare le esigenze dei bambini cosiddetti normodotati. Di qui la nostra mission: fornire attraverso il gioco a tutti i bambini gli strumenti per sostenere il loro sviluppo. Infatti non uscirà sul mercato una linea di 'giocattoli per bambini disabili', ma una nuova linea di giocattoli, progettata per favorire lo sviluppo e per essere accattivante per genitori e bambini".
Oggi LAM! sta lavorando su più fronti: prima di tutto la progettazione della prima linea di giocattoli in fascia 0-3 anni, la ricerca di partner, sia commerciali sia con know-how specifico per lo sviluppo di giocattoli tecnologici in fascia +4, e l'organizzazione dei primi eventi culturali e didattici. Inoltre, per portare avanti il concetto di integrazione, è stata avviata la costituzione di un'associazione parallela all'attività imprenditoriale, che, secondo la modalità no profit, organizzi workshop e attività di sensibilizzazione. Per finire, nella primavera del prossimo anno, LAM! sta organizzando un concerto del Maestro Stefano Bollani che si esibirà pro bono a sostegno della causa al Teatro Verdi di Gorizia.
LAM! – Look at Me! nasce anche dalla lungimiranza di esperti del settore quali POLI.design e Assogiocattoli che, credendo nell'elevato potenziale di crescita e di sviluppo dell'offerta del comparto giocattolo, hanno ideato un corso ad hoc, arrivato oggi alla quarta edizione, per creare una nuova professione, addirittura una nuova generazione di professionisti. Per distinguere e segnalare questa categoria di professionisti all'intero sistema design e, in particolare, alle imprese del settore giocattolo italiano e internazionale, Assogiocattoli, ha ideato la prima Toy Designer List ufficiale, di cui Anna Devecchi fa ovviamente parte.
Se oggi si pensa al cosiddetto "design for kids", ci si rende conto della grande complessità insita nella progettazione, nella produzione, nella distribuzione e nell'utilizzo di un giocattolo: complessità che spesso supera quella di altri prodotti. Comunicazione, interazione, colore, psicologia, estetica, ricordo, tecnologie, creatività, udito, pedagogia, progetto sostenibile, etica, racconto, immaginazione, futuro, valore ludico, gusto, vista, marketing, olfatto, sicurezza, tatto, motricità e materiali: questi sono solo alcuni degli ingredienti che si mescolano, interagiscono e compongono la progettazione di un giocattolo. E non solo.
L'interesse delle realtà del settore per la professione è testimoniato dal successo e dai risultati di questo corso, che vanno oltre la creazione di LaM Project o Italiantoy by Calembour design, altra start-up lanciata sempre nel 2014, che sta riscuotendo successi in tutte le fiere d'Europa. Sono infatti molti i progetti realizzati nelle 3 edizioni del corso; tra questi 5 i concept già acquistati da HAPE. E poi c'è Vivawood, una linea di giocattoli molto speciale, nata grazie al contributo degli studenti del corso e realizzata in sinergia con la Falegnameria del Carcere di Bollate, gestita dalla cooperativa e.s.t.i.a.. Giochi, giocattoli, arredi, oggetti e complementi, tutti in legno, costruiti dai detenuti di Bollate e disegnati dai Toy Designer con il coaching del designer Adam Schillito.
La quarta edizione del Corso, in partenza a marzo 2015, prevede tre diverse sessioni progettuali: due mini-workshop ed una sessione progettuale intensiva denominata main workshop. Nell'ambito delle sessioni progettuali verrà proposto ai partecipanti un tema di progetto scelto dalla direzione in collaborazione con partner e sponsor e condotto con il supporto di esperti e progettisti. Le sessioni progettuali avranno l'obiettivo di esplorare scenari di innovazione di "sistema prodotto" per il mondo del Kids & Toys, proponendo ai partecipanti un percorso di sviluppo progettuale orientato all'innovazione non solo del prodotto, ma capace di ripensarne la dimensione del servizio, la modalità comunicativa e gli scenari di distribuzione per i mercati nazionali ed internazionali.
Le immagini sono relative al Corso di Alta Formazione in Design del Giocatolo organizzato da POLI.design, Consorzio del Politecnico di Milano e le foto di Anna Devecchi e Giovanna Culot.
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