La richiesta è stata formulata dall'Anief, durante un'audizione tenuta oggi presso la VII Commissione del Senato sul piano di riforma dell'istruzione previsto dal Governo: se si vuole evitare un contenzioso attivabile da personale in possesso dei requisiti, l'Esecutivo farebbe bene ad integrare le 150mila assunzioni, già previste dalla Legge di Stabilità, con altre 60mila immissioni in ruolo di docenti abilitati e 40mila unità di personale Ata. La sentenza della Corte di Giustizia europea si è schierata dalla loro parte.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sono tutti lavoratori che hanno svolto più di 36 mesi di servizio. È finito il tempo di fatto cassa, puntando sempre prima al risparmio e poi alla funzionalità del servizio. E per questo chiediamo anche di adeguare gli stipendi al costo della vita e di allungare l'obbligo scolastico a 18 anni.
"Alla luce della sentenza emessa ieri dalla Corte di Giustizia europea sulla stabilizzazione del personale precario della scuola e della PA, chiediamo al Governo di intervenire con celerità con atti adeguati atti normativi: per evitare un contenzioso, che porterebbe ad un danno per le casse dello Stato, è bene che l'Esecutivo allarghi il numero di assunzioni già incluse nella Legge di Stabilità 2015, in via di approvazione, includendo altri 60mila docenti abilitati dopo il 2011 e 40mila unità di personale Ata con oltre 36 mesi di servizio svolto": a chiederlo alla VII Commissione del Senato è stato oggi Marcello Pacificio, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.
La richiesta dell'associazione sindacale è stata posta alla Commissione Istruzione di Palazzo Madama - presieduta dal senatore Fabrizio Bocchino (Gruppo Misto) e con relatrice per il governo la senatrice Francesca Puglisi (Pd) – durante l'audizione tenuta stamane nell'ambito del piano di Governo "La Buona Scuola". Il tema dell'incontro, l'Atto n. 836 del piano di Governo, si è rivelato di stretta attualità, poiché attinente giorno alla storica sentenza della Corte di Giustizia europea che ieri ha condannato, senza se e senza ma, l'operato dello Stato italiano e della sua amministrazione scolastica per abuso del precariato.
"La Corte di Lussemburgo – ha detto Pacifico – ha condannato l'utilizzo immotivato di personale precario sottoposto a contratti a tempo determinato, perché adottato senza alcuna ragione sostitutiva, poiché quei dipendenti sono stati assunti su posti a tutti gli effetti vacanti e disponibili. E tale comportamento che applica la Legge 106/2011, dice la suprema Corte, è in contrasto con la direttiva europea 1999/70/CE".
"Preso atto, quindi, di quanto è stabilito dalla sentenza – ha continuato il presidente Anief -, le 150mila immissioni in ruolo previste dal piano Renzi non bastano più. A meno che non si voglia avviare un contenzioso attivabile da personale in possesso dei requisiti, ma non presente in GaE ma costretti a rivendicarne il diritto reso esplicito dalla sentenza. I numeri ci dicono - dichiara ancora Pacifico - che il personale fuori dalle graduatorie ed interessato ad attivare il contenzioso si aggira a circa 60mila docenti: tutto personale già abilitato all'insegnamento e con più di 36 mesi di servizio".
La proposta Anief è quindi quella di incrementare il cosiddetto organico funzionale per un totale quindi di 210mila immissioni in ruolo di personale docente. Per far sì che il personale, in possesso dei requisiti e oggi escluso dal piano assunzioni possa farne parte, la proposta Anief è quella di consentire l'inserimento in quarta fascia aggiuntiva, considerato tra l'altro che in alcuni province e per alcune classi di concorso le GaE sono già esaurite, comprese le fasce aggiuntive. "E' assurdo – dice ancora il presidente Anief - non tenere conto che laureati presso SFP e quindi abilitati, rimangano esclusi dal prossimo piano di reclutamento".
Rispetto al piano delle immissioni in ruolo, nulla si dice a proposito della stabilizzazione del personale Ata. Il sindacato chiede quindi attenzione e considerazione per amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola, che, come i docenti, svolgono un ruolo fondamentale ed a sostegno della scuola pubblica.
"Facciamo rilevare – ha detto Pacifico, sempre in audizione - che nel documento 'La Buona Scuola', a giustificazione ed a sostegno delle 150mila immissioni in ruolo è citata una procedura di infrazione che facciamo notare riguarda proprio il personale non docente. Pensare di stabilizzare solo i docenti obbligati da una procedura che riguarda il personale Ata, è a dir poco paradossale. È quindi necessario invertire la tendenza tutta italiana, che è stata quella di una riduzione perenne delle risorse disponibili per la scuola. E ciò è avvenuto mentre nell'area Ocde l'investimento per la spesa su ogni singolo studente è aumentato, in pochi anni, di circa il 60 per cento. In Italia i Governi che si sono succeduti nell'ultimo decennio, invece, hanno fatto cassa, puntando sempre prima al risparmio e poi alla funzionalità del servizio: procedendo, quindi, ad esempio, alla riduzione di personale, del tempo scuola e dell'orario di molte discipline, oltre che dei laboratori negli istituti tecnici e professionali".
"Rimproveriamo quindi al Governo di non aver adeguato gli stipendi al costo della vita: il personale oggi percepisce stipendi di sotto dell'8 per cento rispetto al costo della vita. Partendo da questa premessa, l'Anief si dichiara contraria all'eliminazione della progressione di carriera così come stabilità dalla normativa vigente. L'introduzione di ciò che è scritto nel piano della "Buona Scuola" rispetto alla carriera dei docenti porterebbe ad un instaurare di conflitti tra colleghi, a discapito della collegialità e ad una violazione di articoli della Costituzione italiana, a partire dall'articolo 3".
"Rispetto alla riforma della scuola secondaria – ha concluso il sindacalista - chiediamo infine ai parlamentari che venga innalzato l'obbligo scolastico a 18 anni, per far sì che l'abbandono dei banchi e la dispersione scolastica possa finalmente ridursi sui parametri indicati dall'Ue: un innalzamento dell'obbligo degli anni di scuola sarebbe, oltretutto, in perfetta sintonia con l'attuazione dell'alternanza scuola lavoro che la nuova riforma prevede".
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