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martedì 19 aprile 2016

Piovono chiodini: Quercetti conquista l’Italia con il suo gioco piu’ “tradizionale”



1 miliardo di chiodini prodotti nel 2015. Il raddoppio previsto per il 2016. Parte da Torino la rivincita del chiodino

E le previsioni per il 2016 sono di toccare quota 2 miliardi di chiodini. Il risultato, per un’azienda specializzata in giochi “tradizionali” come Quercetti & C. negli anni del boom del digitale è davvero strabiliante. In Italia, la fabbrica del chiodino chiude l’anno del suo 65° compleanno facendosi un bel regalo, un aumento del giro d’affari dell’11%, a fronte di una crescita del settore giocattolo pari al 6%, dove a guidare le vendite sono i giochi elettronici. Un risultato superiore alla media nazionale, senza però produrre giochi digitali o che funzionino con passaggio di elettricità.

Il dato davvero eccezionale è che questa crescita sia trainata da un gioco inventato 63 anni fa. Lo storico chiodino, gioco di composizione per bambini, esiste ancora, ma è stato affiancato da una nuova versione, questa volta rivolta ai bimbi di ieri, ormai adulti: Pixel Art. 

Migliaia di chiodini in 6 colori che, correttamente inseriti nelle tavolette traforate, danno vita a ritratti, paesaggi, opere d’arte e, per chi volesse, riproduzioni di foto e scatti da personalizzare come si crede, nel taglio, nei colori e anche nelle dimensioni, data la modularità del gioco, che si presta così a diverse soluzioni d’arredo. 

Con questo gioco l’Azienda si apre a target di interessi trasversali e di età diverse, dai 9 ai 99 anni. Pixel Art ha guidato un rilancio del chiodino e dell’azienda stessa. I numeri nella produzione di chiodini negli ultimi 2 anni sono triplicati. Nel 2015 ne sono stati stampati 1 miliardo. E nel 2016 si prevede di raddoppiare il risultato. 

Una bella rivincita per il chiodino analogico. Gli Uffizi di Firenze hanno richiesto la creazione di una linea Pixel Art dedicata, acquistabile esclusivamente presso il book shop del Museo. E la stessa richiesta è arrivata dal Museo Egizio di Torino.

Dalla crisi del mercato interno all’invasione dei giochi digitali, fino alla concorrenza dei produttori del Far East, le difficoltà non sono mancate, ma il fascino del chiodino è intramontabile, anche per chi bambino non è più. Anziché accodarsi alla tendenza generale di spasmodica corsa alla digitalizzazione, l’Azienda ha deciso di puntare sul gioco tradizionale per eccellenza. 


E per farlo si è servita sì del digitale, ma solo come strumento per ottimizzare il prodotto finito. Tutti i giochi della fabbrica dei chiodini funzionano a "energia bambino", niente batterie, cavi o touch screen per questi giochi. Quercetti parte dal presupposto che per crescere, sia sempre necessaria la sperimentazione concreta con l’ambiente e gli oggetti. 

Il corpo è uno strumento di conoscenza formidabile. I bambini devono imparare a usarlo tutto: un ditino solo non basta. La mano del bimbo deve toccare, lanciare, allineare, sovrapporre gli oggetti per poterli conoscere e, da questo tipo di conoscenza, accumulare esperienze e ricordi.

La scelta di mantenere la produzione in Italia e puntare sul Paese continua a pagare. La sensibilità del pubblico per il Made in Italy è forte e anche all’estero è un fiore all’occhiello. Non per nulla il 60% del fatturato è legato all’export. La Quercetti & C. SpA resta una delle pochissime realtà italiane del settore a poter vantare un controllo diretto dell’intera filiera produttiva. Tutto il lavoro, dalla progettazione del giocattolo fino al confezionamento del prodotto finito è interamente realizzato nell’unica sede di Torino. Per l’anno in corso sono previsti investimenti in progettazione e creazione di nuovi stampi che puntano a migliorare proprio le performance produttive delle referenze con i chiodini. Lo stampo in fase di realizzazione nell’officina interna alla fabbrica torinese, che andrà ad affiancare quelli già a lavoro h24 per 7 giorni su 7 nell’area di stampaggio, sarà in grado di produrre 960 chiodini da 4mm di diametro ogni 15 secondi.

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