MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
REGIONE TOSCANA
PROVINCIA DI AREZZO
DIPARTIMENTO AMM.NE PENITENZIARIA
PROGETTO SPECIALE TEATRO CARCERE
RETE TEATRALE ARETINA
CASA CIRCONDARIALE DI AREZZO PORTOFRANCO
in collaborazione con
TEATRO POPOLARE D'ARTE
presentano
COMPAGNIA IL GABBIANO in
CAMURRIA
tratto dal romanzo SANDOKAN di Nanni Balestrini
Adattamento al testo e regia: Gianfranco Pedullà e Donatella Volpi
Casa Circondariale di Arezzo (via Garibaldi, 259)
martedì 3 – mercoledì 4 – giovedì 5 giugno – ore 15.00
Presentato, oggi, il nuovo spettacolo che nasce dal laboratorio teatrale in carcere 2007/2008, condotto da Gianfranco Pedullà, Donatella Volpi e Marco Natalucci, che sarà messo in scena il 3, 4 e 5 giugno prossimi, nella Casa Circondariale di Arezzo (ore 15.00). In scena CAMURRIA, liberamente ispirato al testo di Nanni Balestrini Sandokan (edito da Einaudi), che ricostruisce la nascita e l'affermazione della camorra nella provincia di Caserta. Testimone delle gesta criminali realmente accadute è un ragazzo del paese, che è cresciuto in mezzo ad esse ma ha rifiutato di seguire quella strada, e che sceglie da ultimo di lasciare per sempre una terra irrimediabilmente devastata.
Alla conferenza stampa di questa mattina, l'Assessore alla cultura della Provincia di Arezzo, Emanuela Caroti ha sottolineato: "l'apertura del carcere alla città, che negli ultimi 17 anni è diventato sempre più un evento importante e significativo"; "un impegno che – ha aggiunto Camillo Brezzi, Assessore alla cultura del Comune di Arezzo - merita lo sforzo di molte Istituzioni e di altrettante strutture, come quella, appunto, dell'amministrazione carceraria".
Uno dei lati più importanti del progetto, sottolineato dal direttore del casa circondariale, Paolo Bosco, è "dare finalmente voce a chi non ce l'ha più, umanizzando una realtà difficile come quella del carcere, attraverso lo strumento del teatro e rendendo, in questa maniera, un servizio di sicurezza alternativo alla cittadinanza".
"Questa operazione, non sarebbe stata possibile senza una sinergia vera tra tutti partner del progetto – ha ringraziato così Gianfranco Pedullà, tutti gli intervenuti – E questo aiuto, questo interesse ci da tanta forza per perseguire i nostri scopi". E venendo allo spettacolo di quest'anno, il direttore artistico del Teatro Popolare d'Arte, nonché animatore del laboratorio teatrale in carcere, racconta: "parlare di Camorra con i detenuti, persone che non sono implicate con questa associazione criminale, ma che comunque hanno una visione diversa sull'argomento rispetto a quella che abbiamo tutti quanti, è molto difficile – e ha continuato – E' un tema delicato che sa tanto di sfida. Una sfida che abbiamo accettato, nonostante tutte le difficoltà, come la mancanza di un gruppo stabile su cui costruire lo spettacolo (quest'anno, per esempio, fra trasferimenti e scarcerazioni, sono stati 5 i gruppi che si sono alternati)". Sul progetto di quest'anno, inoltre, verrà girato un film professionale con la regia di Massimo Carboni: "un lavoro doppiamente importante, che darà ancora più voce ad argomenti difficili e problematici. La nostra speranza è che grazie a questi sforzi, prolungati negli anni, si arrivi ad un dibattito proficuo su tutto ciò che gira intorno al carcere, perché diventi una crescita per i detenuti, ma anche per le persone comuni".
E' negli anni '80 che nasce la Compagnia Teatro Popolare D'arte (inizialmente con il nome di Mascarà Teatro) e, fin da subito, si distingue per la sua forte attenzione alla formazione del pubblico e ai rapporti con la società. Con questa premessa, nel 1992, è quasi naturale il nuovo impegno con il carcere di Arezzo fortemente sostenuto e voluto dalla Direzione della Casa Circondariale e dalla Provincia di Arezzo che, nell'arco di oltre 15 anni, ha coinvolto più di 500 persone che si sono alternate sulla scena affrontando testi anche molto impegnativi. Le sperimentazioni del Teatro Popolare d'Arte, in stretta collaborazione con la Compagnia Il Gabbiano (formata da detenuti - attori) tendono a creare un contesto pedagogico di auto-formazione, di crescita soggettiva e collettiva e, contemporaneamente, favoriscono il cambiamento dei linguaggi del teatro, che trova negli stretti orizzonti carcerari una sua rinnovata urgenza. E' un volano importante che crea incontro, scambio, dialogo. "Ad Arezzo – ha raccontato Pedullà – questo dialogo, faticosamente, è stato costruito grazie allo sforzo delle persone e degli enti coinvolti. Il carcere si è aperto alla città e la città, in un certo senso, è entrata in carcere".
Nel corso di questi anni sono stati messi in scena, tra gli altri, Uccelli (da Aristofane), Gli Enigmi di Kaspar Hauser (da P. Handke e W. Herzog), Miseria e Nobiltà (da Eduardo Scarpetta), ma anche su La tempesta di Shakespeare o il Pinocchio di Collodi, o ancora, il Don Chisciotte di Bulgakov e Aspettando Godot di Beckett.
____________________________
ufficio stampa
Tel. +39 349 3588645
duendecomunicazione@gmail.com
gloriaperuzzi@gmail.com
pieviecastelliinmusica@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento