Animalisti come BR, No Tav e Black Bloc: l'odio la radice comune che va sradicata.
di Massimiliano Filippi, Segretario Generale FederFauna, a tutti i membri del Governo e del Parlamento.
Un'avversione cosi' forte contro qualcosa/qualcuno, tanto da volerlo distruggere, tanto da compiere anche reati ed azioni violente sentendosi nel giusto nel compierle, e' la radice comune di tanti comportamenti di singoli e gruppi che minacciano oggi la nostra Societa' ed i suoi valori fondamentali.
Si chiama odio e poco importa se sia indirizzato contro un ipotizzato Stato imperialista delle multinazionali, il capitalismo, la realizzazione di infrastrutture e grandi opere o le attivita' economiche, ludiche ed addirittura scientifiche che prevedano l'impiego di animali: e' un sentimento cosi' forte da spingere alcuni soggetti a compiere le azioni peggiori, altri a sostenerli, altri a giustificarli, perche' "chi odia sente che e' giusto, al di la' di leggi e imperativi morali, distruggere cio' che odia".
E un sentimento cosi' forte e distruttivo, essendo come tutti i sentimenti suscitabile, incitabile, indirizzabile con gli adeguati mezzi, soprattutto di informazione e propaganda, diventa un'arma potentissima nelle mani di chi disponga o possa far uso di tali mezzi (magari, tra l'altro, con finalita' reali ben occultate e ben lontane da quelle palesate).
Nel caso del movimento animalista, una efficace propaganda, spesso supportata da un'informazione carente o distorta, riesce non solo a spingere alcuni elementi, i cosiddetti attivisti, a compiere le azioni violente contro gli "odiati" allevamento, commercio, ricerca, circo, caccia, pesca, delfinari, ecc., ma anche altri elementi, membri della Societa' civile, a non condannare tali azioni, anzi, magari addirittura ad elevarle alla qualifica di "battaglie di civilta'" e a considerare, invece, trascurabili i danni che esse causano. Anzi, spesso a non considerarli affatto, perche' patiti in forma diretta da soggetti ritenuti "odiabili", se non direttamente odiati.
Purtroppo, pero', in Italia il crimine d'odio e' ben lontano dall'includere tutte le forme di violenza generate dall'odio: il concetto, relegato per vent'anni a rappresentare solo la violenza per motivi religiosi, etnici e razziali, da pochissimo anche quella per l'orientamento sessuale, non prende nemmeno in considerazione le varie (tante) forme di violenza per le differenze di tipo sociale e culturale, che sono invece nella stragrande maggioranza dei casi alla base dei fenomeni razzisti.
Purtroppo in Italia, sempre grazie anche ad un certo tipo di informazione, la parola "terrorismo" fa pensare i piu' solo ad al-Qaida, quando in altri Paesi e' ben chiaro a tutti che esistono gruppi interni che, pur senza missili, per frequenza e intensita' delle azioni rappresentano una minaccia ben piu' concreta alla sicurezza, ai diritti, alla civile convivenza ed al libero esercizio delle attivita' sociali ed economiche.
Purtroppo in Italia certi reati vengono quasi sempre presi in considerazione quali danni al patrimonio o alla persona, senza prendere in considerazione la loro matrice estremista, solo cioe' per l'effetto e non per la causa.
Che i tempi siano maturi perche' la politica italiana inizi seriamente a pensare di fornire alla Societa' civile qualche strumento per difendersi?
Massimiliano Filippi
Segretario Generale FederFauna
FederFauna
Confederazione Sindacale degli Allevatori, Commercianti e Detentori di Animali
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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