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mercoledì 21 maggio 2008

6 MOSTRE SATURA. Inaugurazione SABATO 24 GIUGNO ore 17.00. Palazzo Stella


COMUNICATO STAMPA

 

   

 

sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala maggiore - inaugurazione

 

< DIVERSITA' APPARENTE >

 

mostra personale di GABRIELE BURATTI "Buga"

 

a cura di Andrea Mercurio

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

  

Gabriele Buratti "Buga" nasce a Milano nel 1964, laureato al Politecnico in Architettura del Paesaggio, sviluppa negli anni interesse per i carattere fisici, antropici, storici e strutturali del territorio che influenzerà profondamente la sua opera di pittura, scultura e fotografia.

 

Dal linguaggio rupestre a quello delle macchine, la semiologia, ha fatto un salto che allontana l'uomo dal mistero del sacro. Se gli uomini delle caverne inventarono il primo linguaggio per esigenze tribali-sacrali, quello odierno ci conduce nel mistero dei codici dominanti dalle leggi di mercato prima che dall'etica. Anche l'immaginario  del femminile si ritrova spaesato e codificato dal grande potere dei media...

 

Che ne sarà della diversità in un domani segnato dall'ingegneria genetica, dal potere dell'uomo sulla forma? Chi sceglierà la forma dei nostri corpi e quella degli esseri viventi? Noi o il mistero? Lui lo ha fatto fino a oggi.

 


 

sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala prima - inaugurazione

 

< L'OCCHIO ESPLORA IL MONDO >

 

mostra personale di LUIGI TOLA

 

a cura di Mario Napoli

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

 

L'occhio esplora il mondo ed è il prolungamento del corpo e dell'anima è la mano che afferra i materiali dell'universo, i materiali d'ogni attività e d'ogni esperienza e li consegna all'Essere. Il fare poesia coincide col fare tutto l'Essere e non soltanto con una sola parte di quello. La Poesia Visiva ricongiunge le parti che si stavano staccando, che volevano  percorrere processi estranei gli uni agli altri. La Poesia Visiva è una fonte, una sorgente, una fontana da cui scaturiscono in mille zampilli le ragioni stesse della vita. E' l'umore che circola nell'ombelico della ragione e della follia, è la percezione dell'Essere che si fa insieme significato e significante, Logos ed essenza stessa dell'Universo da cui la parola nasce. La guerra, la morte, il dolore, la nascita, la vita, l'orrore infinito e l'intima gioia dell'innocenza o della passione si consumano dentro di noi dove ogni estremo si recita dalla stessa parte della scena. La Poesia Visiva, gesto e arte, codice e provocazione, ragione e delirio di consapevolezza, è qui a Genova che è nata, tra queste case e questi vicoli tortuosi, labirintica metafora dell'uomo, qui banalmente, sotto la Lanterna. Correvano gli Anni Cinquanta/Sessanta, quando c'era il Gruppo Studio, Ana Eccetera, Tool, La Carabaga, Marcatrè, Trerosso e Viveri, D'Ottavi, Anna e Martino Oberto, Carrega, Tempo e Giorgi, Vitone e Celant, Tola e Guala, e Miles e Mignani, ed altri, pochi altri, allora.

Gli scrittori del Gruppo 63, bruciarono il Gattopardo sulla piazza di Palermo, decretarono per l'Ultima Volta la fine del Romanzo, il Sonno della Letteratura, mentre in Francia L'Ecole du regard tentò nel suo modo volutamente dentro la Parola i percorsi segreti d'una dimensione visuale dell'emozione & della poesia, confessando un vero radicale pessimismo per il primato dell'occhio a cui, in definitiva, avrebbero voluto richiamarsi. Certo, la Poesia Visiva rimane e cresce, moltiplicandosi, al di là del momento e delle circostanze, e cresce proprio come Scrittura, testo, parola, letteratura, cresce per darsi quello che noi veramente siamo Logos e Carne.

 


 

sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala colonna - inaugurazione

 

< FRANCO BELSOLE >

 

mostra personale

 

a cura di Mario Pepe

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

La fotografia di Franco Belsole  punta a documentare un sistema antropologico all'interno di un paesaggio urbano percepito come totalizzante, il comportamento della gente che vive nelle grandi città, fortemente condizionato da un  habitat in continua trasformazione  che induce  percorsi ed atteggiamenti alienanti e ritualizzati.  Il fotografo partecipa al dilemma degli individui che proclamano la propria unicità  di protagonisti e che  al tempo stesso si appiattiscono  su comportamenti  omologati.

Da questo punto di vista Belsole è collegato ai  concettuali francesi come  Jochem Gerz che registrano, con la macchina fotografica  fissata su  un percorso stradale,  la vita di passanti occasionali che la stessa operazione fotografica  fa uscire dall' anonimato.  Ma più che riportare alla visibilità  l'oscuro flusso della vita umana nelle metropoli, l'artista sembra conscio della futilità dell'evento individuale e si limita a cogliere il divenire incessante e senza scopo apparente delle moltitudini  che vagano lungo i percorsi obbligati del comportamento urbano.

Dal punto di vista della costruzione dell'immagine siamo volutamente distanti dal rigore strutturale di altri fotografi del paesaggio urbano a cominciare dall'americano  Walker Evans per finire al nostro Gabriele Basilico, che sono certamente i punti di riferimento del nostro artista. Ma le foto di Belsole, pur proveniendo dallo stesso filone storico,  rinunciano al protagonismo dell'ambiente  e si adoperano per destrutturarlo. L'impianto è minimalista, lo spazio è costruito con mezzi antiretorici per poter documentare l'evento in maniera anonima. Le immagini risultano piatte, persino la prospettiva insita nella tecnologia della macchina fotografica viene elusa di proposito, per descrivere un ambiente monodimensionale e soffocante. Nelle foto di New York ci sono sempre degli ostacoli che disturbano la percezione, tubi e transenne, in orizzontale e in verticale,  a sottolineare i limiti mentali di una tale esistenza  e quando gli ostacoli si fanno trasparenti liberando i corpi, qualche scritta sul vetro ristabilisce i contorni della gabbia. E' una New York in sottofondo, appena riconoscibile da qualche dettaglio, artefice e contenitore, come qualunque altra metropoli, di una realtà antropologica che  non ha più radici di appartenenza. Come dice lo stesso autore: "cambia città, cambia luogo, ma l'evento non cambia".

 


 

sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala portico - inaugurazione

 

< DENISE TUNOLO >

 

mostra personale

 

a cura di Mario Pepe

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

 

Il fulcro delle immagini di Denise Tunolo è costituito dagli spazi claustrofobici dentro i quali il corpo esplora i propri limiti psicologici, i pochi gradi di libertà individuali, la sostanziale invivibilità del mondo contemporaneo. Il fatto che le foto contengano lei stessa come unico personaggio dentro la cornice banalizzata della propria quotidianità, può suggerire facilmente una lettura in chiave narcisistico-nichilista della sua problematica, se non fosse per i numerosi particolari ironici che rimandano ad una visione più ampia. Sembra quasi che l'artista fotografi se stessa all'interno dei suoi giorni per verificare il mero fatto della propria esistenza, affidandone la registrazione al mezzo meccanico, e che si domandi il significato di una simile vita. Non a caso  lo spazio contenitore è il bagno dove l'unico ampliamento visivo è quello illusorio dello specchio. Un locale che si riempie del suo corpo anche in maniera volutamente eccessiva e soffocante dove l'identità dell'individuo si frammenta e finisce per annientarsi. Dice l'artista che "le sue foto tendono a voler catturare momenti quotidiani dove l'individuo diventa capace di oltrepassare l'identità stessa diventando invisibile". E' la metafora dell'uomo contemporaneo, che partendo da posizioni antieroiche, minimaliste, dichiaratamente omologanti, è arrivato ad essere annientato dalla sua stessa riduzione di progettualità e di aspettativa.

Alcune immagini sono notevoli sul piano formale: pochi e semplici oggetti scandiscono le linee orizzontali e verticali dello spazio con grande efficacia mentre una porzione di corpo lo ingombra in maniera opaca e  provvisoria. L'uso del colore ricorda la Pop, ma viene qui forzato ad esprimere l'estraneità del luogo e lo spiazzamento della situazione psicologica. La macchina fotografica stessa compare in numerose immagini, come per testimoniare che si può anche essere fagocitati nei suoi megapixel di memoria, ma che questo non ci assicura che siamo proprio noi ad occupare quello spazio.  Siamo in presenza dell'ennesima prova che la fotografia può facilmente allontanarsi dalla solidità della rappresentazione oggettiva ed essere adoperata per esprimere le sottigliezze e le sensibilità percettive dell'artista.

 


sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala cisterna - inaugurazione

 

< ALFREDO GALLERI >

 

mostra personale

 

a cura di Renata Soro

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

 

 

Molteplici elementi caratterizzano lo scenario entro il quale si muove Alfredo Galleri.

 

La scelta di usare l'ironia per trasportarci nella sua visione drammatica e ciò che provoca uno piazzamento da vivere senza pregiudizi, i suoi azzardi di aggregazione e opposizione ci possono ingannare.

 

Corpi ibridi illuminati da una luce malata, anarchica.

 

Confini trasgrediti da una ricerca che si nutre di incubi, deliri, ossessioni…

 


 

 

sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala pozzo - inaugurazione

 

< TRATTEGGI DI LUCI ED OMBRE >

 

mostra personale di GIOVANNA LOX

 

a cura di Maura Ghiselli

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

"Tutte le ombre parlano da sole, sottovoce."

POETE MAUDIT

 

Citando un famoso saggio di E.H. GOMBRICH, che analizza la fondamentale importanza di luci ed ombre all'interno della storia dell'arte, così come, in maniera più ampia, all'interno della conoscenza umana, "…l'occhio è uno strumento che si è evoluto in milioni di anni per permettere alla maggior parte degli organismi dotati di movimento di trovare la propria strada nel mondo…si tratta di un risultato che dipende quasi esclusivamente dalle modificazioni che intervengono nella luce ambientale quando essa cade sugli oggetti che si trovano all'interno del nostro campo visivo…ma le informazioni che i nostri occhi sono capaci di trasmettere al cervello sono così varie e molteplici che la nostra percezione deve essere SELETTIVA."

Le figure ingenuamente abbozzate da Giovanna Lox, mostrano forme semplici, plasmate da pochi gesti, essenziali ma al contempo incisivi, che ci richiamano ad un'immediatezza espressiva, la quale trova proprio nel ricercato e consapevole gioco tra luci ed ombre un alleato prezioso ed indispensabile, protagonista della scena non meno della creta dalla quale nascono.

I suoi soggetti, che prendono corpo e vita da questa volontà di comunicare attraverso forme solo timidamente delineate, sono percepite da chi le osserva in maniera totalmente completa e finita: poche parole, ma che si fanno capire.

E quello che ci sfugge tra le righe ci regala il piacere di una libera e soggettiva interpretazione personale.

Si tratta di una scultura che ambisce a descriversi con un solo gesto, anziché con dovizia di "parole" e particolari.

Tornando a Gombrich, questo perché "…non dobbiamo presumere che gli artisti non vedano ciò che non realizzano."





 

SATURA associazione culturale   centro per la promozione e la diffusione delle arti

piazza Stella 5/1, 16123 Genova
tel/fax: 010.2468284 // 010.662917
cell. 338.291.62.43

e-mail: info@satura.it   

 


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