“Mattea non era
riuscita ad alzarsi, fino al suo letto non era arrivata. Così il suo terzo
figlio era nato lì, sulla soglia di casa, con la sola assistenza di due vicine,
accorse alle sue grida.”
Ci sono destini
segnati dalla nascita, da avvenimenti casuali che anticipano il futuro del
nascituro. Mattea Strangio, in cuor suo, ha sempre saputo che quel terzo
figlio venuto al mondo sulla soglia di casa non avrebbe avuto una vita consona
al piccolo paese della Puglia nel quale abitava con suo marito Francesco
Martini.
Nino Martini, sin
dall’infanzia, ha mostrato il suo carattere ribelle e la curiosità verso
l’esterno. Un bambino di corporatura sana, bello d’aspetto ma turbolento, la
sua anima scalpitava in attesa di quel futuro così ambizioso ed avventuriero. Ogni episodio sembrava segnare sempre più
quella strada, fu infatti nel 1908, durante un terremoto a Messina e Reggio
Calabria, che Nino seppe dell’esistenza delle navi e dei marinai che avevano
tratto in salvo gli abitanti. Aveva 14
anni ed ero bastato un racconto per far accendere la fiammella del viaggio
per mare, così giovane aveva subito abbracciato il fato e l’ignoto.
“… scrivimi!”
edito nel febbraio 2017 da La Paume
(Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli S.p.A.) è la quinta
pubblicazione di Franco Rizzi
(Torino, 1935).
“Avevo iniziato la
stesura di una bozza di romanzo alcuni anni dopo la morte del protagonista,
avvenuta nel novembre del 1972. Poi l’avevo abbandonata e infine ripresa a
seguito di nuovi spezzoni di racconti, raccolti dalla voce di una nipote
rimasta più vicina al protagonista.” L’autore
svela che il romanzo è tratto da una storia vera con tutte le manipolazioni
tipiche del narratore che impasta realtà e fantasia.
Le vicende riportate in “… scrivimi!” acquistano valore storico per i dettagli sulle due
grandi guerre che hanno attraversato l’Italia, di grande fascino la visione dell’uomo comune che non mastica
politica ma che riflette sugli improvvisi cambiamenti di quegli anni.
Nino Martini era uno
di questi, non aveva completato gli studi, non poteva lavorare nei campi
come suo padre, né aveva un carattere docile come suo fratello maggiore per
prestare servizio al signorotto del paese. E
Necessitas non tardò a mostrarsi
rischiarando l’unico possibile cammino: l’allontanamento da casa e
l’arruolamento in marina.
Parliamo di un’epoca nella quale la donna aveva il compito di dare alla luce figli e badare alla
loro educazione, parliamo di Mattea che regolarmente a termine di una
gravidanza aspettava già il prossimo figlio. L’accidente che portò Nino ad iniziare il suo sogno fu un amore fugace
tra la sorella Ada ed un vicino di casa, una fuitina che si manifestò in una
gravidanza che portò al tentato suicidio da parte della ragazza per la troppa
vergogna.
Parliamo di tempi
diversi da quelli odierni e del sud, nel quale l’onore e la pacificazione
andavano di pari passo. Ma Nino non poteva sopportare l’evento, il suo animo sanguigno si frammise tra la
decisione del padre Francesco e del padre del vicino, portando i coniugi
Martini all’unica soluzione di staccarsi da loro figlio per salvargli la vita. Così Mattea si ritrovò nuovamente sulla
soglia di casa, in lacrime, per quel bel figlio che scalciava per respirare
vita.
Le donne tratteggiate
da Franco Rizzi, seppur diverse fra loro e non protagoniste di “…
scrivimi!”, sono centrali e marcate dal
sentimento dell’amore puro che anche quando viene intaccato dall’egoismo,
come nel caso della zia Matilde, manifesta la volontà di fare del bene.
“Mattea quindi
continuava a ringraziare la Madonna per aver protetto il figlio fino a quel
momento. Lei il mare non l’aveva mai visto e faticava a figurarselo. L’acqua
dove si poteva morire annegati, per lei era quella del pozzo da cui aveva
estratto Ada, forse il mare era come un pozzo immenso dove non bisogna mai
cadere.”
Il modus scribendi dell’autore è chiaro, preciso, amichevole
e talvolta immaginifico e poetico.
Ci troviamo sulla bettolina addetta al trasporto di carbone, beviamo l’acqua
salmastra, ci stupiamo della distanza delle terre emerse, seguiamo passo passo
il giovane Nino diventare un uomo curioso e sicuro di sé.
Lo seguiamo nella
guerra contro la Turchia quando “la
tensione, creata dalla paura, diventa palese”, quando piantò nello stomaco
del nostromo la spazzola che teneva stretta nel pungo, quando il caccia italiano nel quale era imbarcato inizia ad affondare.
“Il nostromo,
individuata la sua vittima, si era avvicinato guardando Nino con aria
minacciosa, poi aveva sputato il grumo di saliva e tabacco che teneva in bocca,
infine indicando quel rivoltante schizzo di saliva, aveva sibilato:
«Pulisci
subito, brutto cafone!».”
Da Taranto andiamo a Napoli, Tripoli, Ancona, Livorno, La
Spezia, New York. Siamo in trincea nel
comune di Nervesa con tre cannoni smontati dalle torrette del caccia, è il 1917, tedeschi ed austriaci avanzano
e Nino è in prima linea con Abramo Salerno.
“Lui osservava
affascinato i calcoli che il capitano Salerno, dopo aver ricevuto gli ordini,
elaborava per sistemare correttamente l’alzo dei cannoni e colpire gli
obiettivi avversari; digiuno di matematica e trigonometria, ogni volta tutto
questo gli sembrava quasi un rito magico.”
Le giornate del nostro marinaio sono pregne di peripezie, la lettura di “… scrivimi!” scorre veloce
alla ricerca del perché del titolo del romanzo, indagine che ha la sua
risposta nel capitolo denominato “Maria
Grazia”. Siamo a Livorno ed è il 1922.
Ed è questa fanciulla
alta con le gambe snelle, i capelli ondulati castani chiari ed occhi
nocciola che fa conoscere l’amore a Nino che sino ad allora aveva avuto
rapporti occasionali con le donne ma il suo cuore non aveva mai sobbalzato. Anche questo evento è solcato da Necessitas, ἀνάγκη divinità greca al di sopra degli Dei dell’Olimpo a cui
anche Zeus doveva sottostare.
Il pomeriggio in cui
Nino incontra Maria Grazia nella piazza di Fortezza Nuova è preceduto dalla
notizia del suo trasferimento da Livorno a La Spezia.
Un anno dopo Nino è
in viaggio per New York, pochi averi nelle mani e la grande speranza di far
successo, in quella terra dalle sfavillanti promesse, per riuscire a sposare la
sua amata e poterle dare così una vita degna della sua bellezza.
Franco Rizzi è
osservatore attento di una storia amara imprigionata in donne ed uomini che
sono nati in miseria, che hanno vissuto le due guerre mondiali, che hanno visto
le città cadere una dopo l’altra, la fame che ha straziato corpi terrorizzati
dalle frequenti bombe, anni in cui “tutto
finisce per perdersi in un grande rimpianto, quello di aver vissuto la vita sbagliata.”
È complesso collocare
“… scrivimi!” in un genere letterario, è sia un romanzo di carattere
storico, sia un’intensa storia d’amore, è la descrizione di un mondo in cui le donne
devono sottostare a leggi maschili, è un’analisi lucida dell’organismo politico
che guarda al popolo come alla massa che viene adoperata per interessi
espansionistici, è l’abbaglio del matrimonio senza amore che deturpa l’anima, è
l’impresa dell’uomo delle campagne che dondola tra giornali e radio, è il travagliato tragitto di un cospicuo
numero di lettere da New York a Livorno che non hanno mai ricevuto risposta.
“E se questo non fosse
bastato a confondergli le idee, i giornali scrivevano anche di un poeta mezzo
matto che aveva guidato un gruppo di militari, matti come lui, alla conquista
di una città di mare chiamata Fiume.”
Written by Alessia Mocci
Info
Sito Franco Rizzi
http://www.francorizzi.it/
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Fonte
http://oubliettemagazine.com/2017/11/23/scrivimi-di-franco-rizzi-le-due-guerre-loceano-e-lavverso-destino-di-un-marinaio-innamorato/
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