Una morte improvvisa, un ragazzo giovane, un calciatore corretto, che mi era simpatico e aveva anche giocato nella mia Roma.
Sicuramente fa clamore una morte improvvisa così. E' sconvolgente per la sua spietata inaspettatezza e assurda imprevedibilità.
Mi spiace per la sua bimba di due anni, la giovane moglie, i familiari.
Tutto ovvio. Ma poi che altro?
Capisco lo schock dei compagni di squadra la sospensione della partita che si sarebbe dovuta giocare ieri a poche ore dalla tragica scomparsa.
Capisco già meno il blocco di tutta l'intera giornata calcistica.
Non perché creda alla regola "the show must go on" che cantava l'indimenticabile Freddy Mercury dei Queen.
Non mi importa della saltata domenica di calcio giocato.
Ma la chiamata al lutto mi è cinicamente sembrata un po' troppo mediatica, di facciata.
Il mondo del calcio purtroppo da sempre ha convissuto con tante morti incredibili e inaccettabili per colpa della stupida violenza di ultras accecati da un assurdo odio che non può trovare giustificazioni.
Eppure il circo è proseguito quando invece doveva essere fermato per condannare quegli atroci episodi compiuti per la stoltezza umana.
Stavolta invece ci siamo trovati di fronte all'imponderabilità dell'esistenza umana.
Una morte per cause naturali. Che ci turba lasciandoci silenti. Ma che altro dire?
Purtroppo a me sconvolge molto di più, per esempio, la morte del signore di colore ucciso oggi a Firenze da un pazzo che gli ha sparato senza alcun motivo.
E se poi penso a me stesso, dico egoisticamente: "magari succedesse a me di morire nel sonno senza alcuna angoscia".
Certo sarebbe traumatico per i miei cari.
Che di sicuro io non vorrei che soffrissero e soprattutto lasciare eventualmente in uno stato di bisogno.
Ma la cosiddetta morte bianca mi sembra certamente la preferibile per chi se ne va, rispetto ad una morte violenta per un incidente stradale o, peggio ancora, dopo lunghe sofferenze e agonie per un tumore incurabile.
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